“Sogno” di Sant’Andrea, il lato morbido della vita


Qualche tempo fa, in un articolo in cui tessevo le lodi del Cesanese, avevo fatto riferimento alla grande dignità della produzione rossista laziale basata sull’utilizzo dei vitigni internazionali, un mercato spesso sottovalutato (se non addirittura vilipeso) sia dalla critica che dagli appassionati.

Un ulteriore riprova sul tema ce l’ho avuta qualche sera fa, quando mi sono ritrovato nel bicchiere il “Sogno” della Cantina Sant’Andrea, un interessante blend Merlot/Cesanese (con il primo nettamente in prevalenza) che rappresenta il top della gamma aziendale in ambito rossi.

Ecco, se in un vino ricercate necessariamente complessità, beva ed eleganza, se siete amanti dei cosiddetti “vini in sottrazione”, allora avete sbagliato bersaglio, ma se invece vi accontentate (si fa per dire) di una bevuta ricca, morbida e strutturata, in cui i caratteri del Merlot dominano la scena, questa è senza dubbio la bottiglia giusta per voi.

Infatti, l’attenta selezione delle migliori uve aziendali - raccolte altresì in leggera surmaturazione – la lunga macerazione ed il prolungato affinamento in legno piccolo ne fanno un vino di estremo valore, che anche in un’annata non certo da ricordare come la 2014 non perde nulla della sua consueta – e proverbiale – piacevolezza.

Certo, qualche “purista” potrà obiettare che siamo al limite della ruffianeria – è vero – ma (senza cadere nella blasfemia) non di solo Barolo vive l’uomo, e di tanto in tanto si può essere soddisfatti anche da vini che fanno della concentrazione e della ricchezza il loro punto di forza.

Quelli che – per intenderci – piacciono tanto a Luca Maroni, vero e proprio guru del vino-frutto.

Con buona pace degli eno-fighetti o di quelli che – spesso solo per partito preso – odiano il Merlot.



Sogno Lazio IGT 2014

Giudizio personale: 88/100

Uvaggio: 85%Merlot, 15%Cesanese

Affinamento: 18 mesi in botte piccola + 6 mesi in bottiglia

Gradazione Alcolica: 14.5%

Fascia di prezzo: 12-15€

 

DEGUSTAZIONE

👀 Rubino integro, cupo ed impenetrabile, densità importante

👃Tipologico, pulito ed intenso, in cui si evidenziano sia le caratteristiche del Merlot che la raccolta surmatura delle uve, oltre che il lungo affinamento in legno. Media complessità e finezza. Frutta rossa matura (quasi in confettura), cioccolato, caffè, eucalipto, leggera speziatura (pepe), nota di tabacco dolce in sottofondo.

👄Di buon corpo, coerente al naso, ricco e morbido ma comunque piacevole e nel complesso equilibrato da un mix di freschezza e sapidità anche superiore alle attese. Tannini dolci e molto levigati. Media persistenza, finale pulito anche se un po’ statico.

Commenti

  1. Sant'Andrea è rinomata giustamente! W il cesanese e grazie!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie a te, amica mia!!!
      Continua a seguirci ed a commentare!

      Elimina
  2. Dunque un blend come quello di cinque uvaggi di cui dicevamo altrove. Quella è merce più adatta ai neofiti (quorum ego primus ) , con una identità costruita a tavolino e un risultato finale perfettamente sovrapponibile da un anno all'altro.
    Direi che può andar bene per chi non vuole sorprese 😀
    Con questo vino siamo molto distanti da quell'ambito?
    Un saluto

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao carissimo Alessandro!
      Per certi aspetti (vino molto morbido, senza spigoli di sorta) siamo vicini, per altri più lontani (perché in questo caso è un vino che rappresenta uno stile consolidato da queste parti, mentre il Cinque Autocnoni è un po' un unicum).
      In ogni entrambe le etichette sono decisamente ben fatte e piacevoli, anche se un po' lontane dai miei (e mi sembra di capire anche dai tuoi) gusti personali.

      Elimina
  3. Bell'articolo davvero....non conosco la cantina in questione ma condivido a pieno il contenuto....io sono solamente un appassionato di vino e amo il vino a 360° (ho un debole per le bollicine ed i bianchi) per cui riesco ad apprezzare la setosita' di uno champagne ma amo anche il ruvido di un metodo ancestrale con i lieviti in sospensione (con il fondo come lo chiamiamo in Veneto)...mi puo' piacere un rosso spigoloso e di carattere ma anche un rosso dall'impatto internazionale e più abboccato...se il vino è fatto bene e ti trasmette qualcosa, l'emozione va al di là di ogni etichetta e categoria...
    Di nuovo bell'articolo!!
    Ciao

    RispondiElimina
  4. "Non di solo Barolo vive l'uomo" quanto hai ragione caro Ago! Un caro saluto 😉

    RispondiElimina
  5. Sono d'accordo con quello che ha scritto Gabriele D. Tutti i vini sono buoni se fatti bene! Poi esistono varie categorie e varie destinazioni d'uso. Non sempre un Barolo o un Brunello possono andare bene ci sono occasioni che richiedono anche vini cosidetti "ruffiani"! Cin

    RispondiElimina

Posta un commento