Una giornata da ricordare, un’azienda da scoprire: Coletti Conti
Il mondo del vino come ho più volte avuto modo di dire è un universo variegato di persone di ogni ordine e grado, con caratteri, attitudini e background culturali profondamente differenti uno dall’altro.
Produttori – anche molto stimati ed affermati – che fanno fatica ad andare oltre la mescita dei loro vini, altri che, dopo anni di “abitudine”, riescono anche a parlare di loro e dell’azienda che rappresentano, ma sempre con fatica ed evidente ritrosia.
Esistono invece “addetti ai lavori” carismatici ed interessanti, che staresti ad ascoltare per ore, che sanno catturare la tua attenzione e con riesci a parlare di tutto.
Uomini e donne con cui il tempo sembra passare sempre troppo veloce.
Una di queste è Antonello Coletti Conti, proprietario dell’omonima azienda con sede ad Anagni (la città dei Papi) ed uno degli interpreti più considerati – oltre che validi – della denominazione del Cesanese del Piglio.
Un personaggio imprescindibile del vino laziale, con cui qualche giorno fa abbiamo avuto la fortuna di trascorrere una splendida mattinata, in cui – oltre ad assaggiare i vini che compongono la batteria aziendale – abbiamo dissertato di vino a 360°.
Nel corso delle ore – letteralmente volate - abbiamo toccato innumerevoli temi, da quelli tecnici associati alla viticoltura a quelli etici e di attualità enoica, passando per considerazioni generali sulla superiorità della Francia del vino e sulle difficoltà di fare gruppo in un territorio potenzialmente validissimo come quello del Piglio, ma anche ripercorrendo le tappe che hanno caratterizzato la sua personale storia di produttore.
Una storia iniziata nel 1992, anno in cui lui – brillante laureato in legge ed avviato alla carriera notarile – si ritrovò a prendere in mano l’azienda agricola di famiglia, realtà storica del territorio ma allora rimasta non troppo al passo con i tempi.
Fu amore a prima vista, quello con l’enologia ma soprattutto con la viticoltura, al punto che – come si trattasse di una quelle sliding doors che la vita di tanto in tanto ci propone – decise di cambiare vita, dedicandosi anima e corpo al progetto e decidendo, per la prima volta nella storia familiare, di vinificare ed imbottigliare le uve (che fino ad allora venivano vendute ai privati o conferite alla cantina sociale).
La prima annata fu la 2003, e da allora risultati, riconoscimenti da parte della critica e grandi soddisfazioni si sono susseguite vendemmia dopo vendemmia, al punto che oggi il nome Coletti Conti è associato a vini di grande qualità, tra i più noti e ricercati all’interno del comprensorio del Piglio.
Lo stile aziendale è moderno ma altresì rispettoso della varietalità e dei caratteri del terroir, bottiglie in cui al di là delle uve che concorrono all’uvaggio armonia, piacevolezza ed eleganza non mancano mai.
Caratteristiche che avevo riscontrato ogni qualvolta mi ero trovato di fronte alle sue etichette, e che si sono evidenziate anche durante gli assaggi fatti nel corso di quest’ultima visita.
Parlando di Cesanese, a mio avviso l’unico vitigno autocnono laziale con un certo potenziale (in parte ancora inespresso), all’interno della batteria aziendale tendo di norma a preferire l’Hernicus al più blasonato Romanico, sia in ragione del rapporto qualità/prezzo che per il fatto che lo ritengo un’espressione più sincera e diretta del vitigno.
Stavolta le parti si sono però invertite, con il secondo che aveva indiscutibilmente qualcosa in più, specialmente in termini di equilibrio e complessità.
Ma in ogni caso il livello medio dei vini proposti si è dimostrato molto elevato, convincendomi ancora una volta – qualora ce ne fosse stato bisogno – del valore di questa realtà vitivinicola e delle potenzialità del terroir del Piglio.
Una zona di cui, sono certo, sentiremo sempre più parlare nel corso degli anni!
I miei assaggi
Arcadia Frusinate IGT 2019
100% Manzoni Bianco – 12/14 mesi in acciaio
sulle proprie fecce fini
Un vitigno decisamente inusuale a queste latitudini, una scelta che rispecchia il gusto personale di Antonello e le sue convinzioni in materia di bianchi, e che con il passare degli anni ha imparato a gestire alla perfezione.
Il risultato è sorprendente. Un vino complesso, luminoso nel bicchiere e marcato al naso da belle tracce fruttate, agrumate e floreali ed a cui si aggiunge una delicata sfumatura minerale. Bocca coerente, strutturata, fresca ma già equilibrata nonostante l’evidente gioventù. Alcool praticamente impercettibile nonostante l’importante tenore dichiarato in etichetta (15°). Finale incisivo e molto pulito.
Giudizio personale: 88/100
Hernicus Cesanese del Piglio Superiore DOCG 2018
100% Cesanese di Affile – 15/16 mesi per il 50% in cemento e per il 50% in barrique di 3°/4° passaggio
Un grande classico della denominazione, molto di più che il fratellino del Romanico, che anche in quest’annata regala una versione importante e di sicuro valore.
Rubino/granato, denso e di bella limpidezza. Naso a mio giudizio splendido, elegante, complesso ed espressivo. Frutti di bosco, violetta, intense note balsamiche a dare profondità, delicate sfumature boisè in sottofondo. Bocca precisa, varietale e di buon corpo, fresca e sapida, con tannino bello vivo ma comunque integrato nella struttura. Finale lungo e lineare. Ricco ma equilibrato.
Giudizio personale: 90/100
Romanico Cesanese del Piglio Superiore DOCG 2018
100% Cesanese di Affile – 15/18 mesi in barrique di 1°/2° passaggio
Il portabandiera aziendale, un vino che anno dopo anno miete riconoscimenti, senza dubbio una delle massime espressioni della denominazione che rappresenta con orgoglio.
Rubino/granato, molto limpido e luminoso. Impatto olfattivo simile a quello dell’Hernicus, con solo le note dolci/boisè più evidenti ad aggiungere ulteriore ricchezza senza però perdere in profondità. Bocca corposa ma gentile, ricca ma al tempo stesso fine ed equilibrata, con le delicate note date dalla barrique che sommandosi ai rimandi fruttati e balsamici rendono più complesso un profilo già interessante. Tannino cesellato, finale decisamente lungo e di grande coerenza gusto/olfattiva
Giudizio personale: 92/100
Cosmato Frusinate IGT 2016
Blend di Cabernet Franc, Syrah, Cabernet Sauvignon, Merlot Petit Verdot e Cesanese di Affile – 15/18 mesi in barrique di 1°/2° passaggio
L’omaggio di Antonello agli amati rossi bordolesi, un rosso di respiro internazionale proveniente dalle uve di uno specifico vigneto.
Rubino integro, più cupo ed intenso rispetto agli altri. Naso inizialmente erbaceo, con le tipiche note del Cabernet Franc in evidenza, in miglioramento con il trascorrere del tempo nel bicchiere, in cui emergono note balsamiche e di caffè. Bocca corposa ed equilibrata, anche se meno dinamica ed in spinta rispetto agli assaggi che l’hanno preceduta. Tannino splendido, fitto ma al tempo stesso vellutato. Finale di lunghezza adeguata, su note fruttate.
Giudizio personale: 89/100
Azienda Agricola Coletti Conti
Via Braccio - Stazione di Anagni, 10 - Anagni (FR)
http://www.coletticonti.it
Non conoscevo questa Cantina. Grazie!
RispondiEliminacomplimenti
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