MAMOIADA MON AMOUR

 

Dici Sardegna ed enologicamente parlando pensi al Cannonau.

Vitigno energico e produttivo, sostanzialmente identico alla Grenache francese o alla Garnacha spagnola, che a queste latitudini dà (quasi) sempre luogo a vini corposi, potenti ed ahimè decisamente alcolici, che gli amanti dei vini maggiormente eleganti tendono ad evitare, o comunque a prendere in considerazione con una certa ritrosia.

Ho detto quasi sempre, perché esiste una zona nell’isola in cui tutto ciò non vale, in cui il paradigma del vino tutto ciccia ed alcol non funziona, un lembo di terra in cui – pur mantenendo il suo carattere identitario – il Cannonau mostra un’eleganza quasi nordica, oltre che una mineralità che riporta (con la mente) ad altri territori.

Se ancora non l’aveste capito – o peggio ancora se non lo sapevate – sto parlando di Mamoiada.

Un luogo di elezione, dove la parola terroir ha davvero ragione di esistere, presente con i suoi vini ed i suoi produttori domenica scorsa a La Sardegna di Vinodabere, bellissimo evento organizzato da Maurizio Valeriani per conto dell’omonima rivista online, ed a cui per il terzo anno di seguito ho partecipato con grande interesse.

Focalizzandomi, per volontà e per ragioni di tempo (poco), sui vini di questo meraviglioso comune, situato più o meno al centro dell’isola, ad un’altitudine variabile tra i quattrocento ed i mille metri sul livello del mare, in cui – per motivi geografici ma altresì storico/culturali – il Cannonau diventa un tutt’uno con la terra da cui trae origine, assumendo le sembianze ed il carattere degli stessi abitanti del luogo.

Un gigante buono, mi verrebbe da definirlo: burbero, arcigno, incrollabile, forte e poderoso ma al tempo stesso dolce, elegante ed a suo modo suadente.

Con una corrispondenza pressoché totalitaria tra esso e le persone che lo producono, artigiani che rifuggono le luci della ribalta ma che però portano avanti le loro idee con grande fierezza ed incrollabile convinzione, oltre tutto con una unità di intenti ed un senso di fratellanza non comune.

Sembrerebbe cosa semplice da fare, ma in un mondo in cui tutto è business, in un momento storico in cui si è disposti a calpestare tutto – dai nostri ideali (semmai ne avessimo…) alle persone che ci sono vicine in nome del denaro e del successo, la “resistenza” culturale di questa comunità – di uomini e donne prima ancora che di produttori - non può non avere il mio rispetto, il mio encomio, la mia ammirazione.

Da parte mia, la speranza è che a breve, e nonostante le “remore” di una politica che nicchia per ragioni di interesse – principalmente quello delle grandi aziende sarde a cui non gioverebbe ci fosse una denominazione di “eccellenza” del Cannonau di questa regione – riescano finalmente ad ottenere il riconoscimento di una DOC/DOCG che abbia il nome Mamoiada al suo interno, e che dunque identifichi in modo chiaro la provenienza territoriale di un Cannonau non necessariamente più buono (anche se per me la cosa è evidente), ma certamente diverso.

Tornando a La Sardegna di Vinodabere, ed in particolare ai vini di questo territorio che ho bevuto durante la manifestazione, ho particolarmente apprezzato il livello medio molto alto, con pressoché totale assenza di difetti olfattivi e gustativi, per di più in presenza di un protocollo “generale” che seppur non standardizzato né tantomeno disciplinarizzato, in coerenza con la tradizione prevede pratiche tradizionali come fermentazioni spontanee ed uso limitato di solfiti.

Tantissimi vini ottimi con diverse punte di eccellenza, tra cui ho onestamente fatto fatica a scegliere.

Ne cito (e ne descrivo brevemente) cinque, non necessariamente le migliori, ma quelli che per una ragione o per l’altra mi hanno maggiormente colpito, cinque degnissimi rappresentanti di un territorio che vale la pena di scoprire ed approfondire.

 

Francesco Cadinu - Ghirada Elisi 2024

Vigneti di circa 80 anni, produzione limitata (circa 1300 bottiglie/anno)

Dentro una batteria da urlo (con Perdas Longas 2023 e Ghirada Fittilloghe 2024 entrambe super) emerge questa etichetta in grandissima forma.  Granato, naso splendido, meno marcato dall'affinamento di altri ma ugualmente intrigante. Freschissimo, particolare, note di anguria, fiori secchi, frutti rossi. Bocca in continuità, meno potente ma più elegante e precisa delle altre, con ancora gli stessi rimandi olfattivo percepiti al naso. Tannino molto leggero, splendida sapidità, acidità a bilanciare un alcol che si percepisce importante ma che non supera mai il livello di guardia. Persistenza eccezionale. Grande vino, stop. 94

 

Giuseppe Sedilesu - Grassia 2021

Vendemmia ritardata il più possibile, lunga macerazione, leggero residuo zuccherino (2.5g/l)

All'interno di una batteria territoriale ma al tempo stesso variegata, scelgo questa etichetta, per certi aspetti fuori dal tempo e dalle mode ma altresì maggiormente rispecchiante la tradizione dei vini di questo territorio. Rubino compatto, molto denso. Naso ampio, diretto, con il frutto maturo in evidenza ed alcune sfumature che richiamano il cioccolato. Bocca potente, corposa, quasi dolce ma succosa ed a suo modo equilibrata. Alcol importante (16.5%) ma ben contenuto nell'importante struttura. Persistenza eccellente. Non il mio vino, ma resta qualcosa di profondamente legato alla tradizione, quindi emozionante a prescindere. 92

 

Crisponi - Ghirada Elisi 2023

Singola vigna centenaria. Produzione molto limitata (inferiore alle 1000 bottiglie/anno)

Rubino/granato, integro e pulitissima. Naso "atipico" e particolare ma al tempo stesso bellissimo, complesso ed elegante. Minerale, speziato (pepe, chiodi di garofano), balsamico, leggere note boisé appena in sottofondo. Bocca in continuità, di gran beva ma al tempo stesso ricca e complessa. Tannino molto fitto ma al tempo stesso elegantissimo e fine. Lunghezza buona ma non super. Comunque un gran vino. 93

 

Montisci Vitzizzai – Ghirada Foddigheddu 2021

Singola vigna di circa 80 anni. Produzione limitata (circa 1200 bottiglie/anno)

Rubino scarico, naso molto elegante e profondo, oltre che complesso. Forte impronta minerale, poi frutto scuro e leggera speziatura. Bocca eccellente, grande concentrazione ma al tempo stesso ottima bevibilità. L’elevato contenuto alcolico (16°) nemmeno si percepisce. Tannino che pulisce perfettamente il palato. Lunghezza clamorosa. Splendido 93

 

Vignaioli Cadinu - Martis Sero Baccarru 2023

Singola vigna, produzione annua di circa 2000 bottiglie

Rubino integro. Naso fresco, balsamico, elegante. Bocca ancora molto giovane, acidità vivissima ma comunque in equilibrio con le altre componenti. Tannino al momento leggermente esuberante ma piacevole, che pulisce bene il palato regalando bevibilità nonostante l’importante struttura. Ottima lunghezza. Vino di eccellente potenziale e con tanta strada da fare, ma comunque buono fin da adesso 91

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