ELOGIO DELLE ANNATE MINORI

Non so voi, ma a me più passano gli anni e più le annate super elogiate, premiate e considerate dalla critica piacciono e convincono sempre meno, specialmente alla riprova del tempo.

Tempo che spesso rende merito ed onore alle annate cosiddette minori, quelle che partite generalmente in sordina, quasi a fari spenti, sanno spesso regalare evoluzioni inaspettate.

Come ad esempio la 2013 a Montalcino, a suo tempo non molto considerata - specie in relazione all'annata (la 2012) che l’ha preceduta - ma su cui ho "scommesso" fin dall'inizio, in ragione di un'acidità e di un equilibrio a mio parere non comune fin dagli albori, segno inequivocabile – conditio sine qua non – della capacità dell’annata di saper reggere l’evoluzione in bottiglia.

Ed infatti, nel corso di questi anni in diversi casi ho avuto modo di testare e verificare la verve ma più in generale le eccezionali potenzialità della 2013, a dispetto di una 2012 che ho trovato spesso stanca, quasi pesante, se non in alcuni casi addirittura evoluta prematuramente.

Ultimo fulgido esempio in proposito la bottiglia che vedete in foto, il Brunello 2013 di Baricci.

Sangiovese Grosso in purezza come (naturalmente) da disciplinare, affinato per almeno trentasei mesi in botti grandi di rovere di Slavonia, una bottiglia acquistata insieme ad altre nel corso di una bellissima visita dell’azienda nell’ormai lontano giugno 2018 e che da quel giorno ho conservato gelosamente nella mia cantina.

Un vero e proprio capolavoro liquido, un fulgido esempio di connubio tra eleganza e complessità, un rosso che dimostra appieno la bravura del produttore, il potenziale di un terroir di assoluta eccellenza - la collina di Montosoli, a mio personale parere uno dei pochi Grand Cru del comprensorio ilcinese - ma anche e soprattutto il carattere di un'annata nata piccola ma diventata grande. 

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