Bere Bianco, ma soprattutto bere bene…

Nonostante sia (per gusto personale e per forma mentis) un rossista acclarato non disdegno certo il vino bianco, a torto considerata “bevanda a rapida scadenza” ma che al contrario, specie se pensato nella giusta prospettiva, è capace di eccellente tenuta nel tempo, ed in alcuni casi anche ad evoluzioni ai limiti del prodigioso.

E senza scomodare gli inarrivabili (anche economicamente) miti della Cote de Beaune o gli immortali Riesling della Mosella, anche in Italia ci sono territori – e vitigni – capaci di dar vita a bianchi di grande carattere e personalità, che sanno leggere il territorio come i rossi e sono oltretutto in grado di reggere magnificamente il trascorrere delle stagioni.

Qualora avessi avuto bisogno di una riprova in proposito, l’ho certamente trovata durante Bere Bianco 2023, evento organizzato dalla rivista “Cucina e Vini” e svoltosi nelle giornate del 31 maggio e del 1° giugno presso l’Hotel Quirinale (zona Piazza dei Cinquecento) a Roma, a cui hanno aderito 45 aziende tra le più note e prestigiose del panorama bianchista nazionale.

Ambiente un po’ "concentrato" ma evento molto ben organizzato, con tantissimi sommelier appassionati del loro lavoro ed estremamente preparati (un plauso a tal riguardo va alla FISAR, che si è occupata del servizio) ma anche con diversi produttori ed agenti che non sono voluti mancare all'evento per proporre di persona le loro creature.

Qualità dei vini proposti medio-alta, con molti vini di ottimo livello e con qualche punta di assoluta eccellenza, sparsa a macchia di leopardo sull’intero stivale enoico.

Di seguito i miei migliori assaggi, a comporre i miei oramai consueti “Magnifici Sette” della manifestazione.

Buona lettura!

 

1)Nova Domus Terlano A.A. Riserva DOC 2020 – Cantina Terlano (92+/100)

Classico blend PB/CH/SB in percentuale 60/30/10, fermentazione malolattica parziale e poi 12 mesi di affinamento in legno, per una metà in tonneaux per l’altra in botte grande. Naso come di consueto ammaliante e ricco di fascino, complesso ed elegante al tempo stesso. Frutta bianca matura, mentolo, nocciola tostata, delicate nuances vegetali (salvia). Bocca corposa ma al tempo stesso ben equilibrata da una sapidità continua ma ben "dosata", bella e rinfrescante anche la nota agrumata in centro bocca. Alcol presente ma ben integrato nella struttura. Molo solido e lungo il finale, come sempre di impeccabile pulizia. Giovane ma già da subito godibilissimo, oltre che con margini evolutivi difficilmente circoscrivibili, ennesima riprova della qualità che questa meravigliosa cantina cooperativa esprime anno dopo anno, dalle etichette base fino alle grandi selezioni.

 

2)Kudos Etna Bianco Superiore DOC 2019 – Federico Curtaz (92/100)

Carricante in purezza proveniente da una singola vigna di oltre ottanta anni di età sita nel comune di Milo, nel versante est della denominazione, quello che per caratteristiche climatiche e dei terreni risulta essere il maggiormente vocato per produrre vini bianchi.  Simile nell'impianto (per coerenza gustoolfattiva, linearità, equilibrio e piacevolezza senza ruffianeria) all'altro vino bianco aziendale – l’ottimo Etna Bianco Gamma – ma di maggiore complessità e profondità. Naso caratterizzato da intensi ma eleganti toni balsamici a cui si accompagnano note di fiori bianchi e di nespola. In bocca è corposo, ampio in ingresso poi via via più verticale, con sapidità ed acidità ancora inalterate. Molto lungo anche sul finale. Davvero un gran bel bianco, che dimostra il valore del terroir di questo lembo del versante orientale etneo ma anche la bravura e la coerenza del produttore.

 

3)Quintessenz Sauvignon Blanc Alto Adige DOC 2016 – Cantina Kaltern (91/100)

Sauvignon in purezza della linea di punta dell’azienda – altra solida ed affermata realtà cooperativa dell’Alto Adige – proveniente da vigneti storici situati sulle sponde del lago di Caldaro ed affinato per dieci mesi in botti di rovere. Naso varietale ma al tempo stesso composto ed affascinante, in cui alle tipiche note vegetali del vitigno (foglia di pomodoro, sambuco) si affiancano belle ed eleganti nuance esotiche (passion fruit in primis) che riportano un po' a Marlborough. Bocca verticale anche se nel rispetto dei canonici caratteri del vitigno, sapida e minerale, che nello stile e soprattutto nella dinamica ricorda un po' il Sauvignon della Loira. Solido e molto pulito anche sul finale. Versione decisamente convincente e per molti aspetti sorprendente, specie per chi come me generalmente apprezza poco il SB declinato “all’italiana”.

 

4)Alimata Fiano di Avellino DOCG 2016 - Villa Raiano (91/100)

Fiano in purezza affinato in acciaio e proveniente da un singolo vigneto posto nel comune di Montefredane, a mio personale – e naturalmente opinabile – giudizio la terra di elezione del Fiano irpino ancor più della vicina Lapio, considerata da critica e “storia” come la culla di questo nobile vitigno. Paglierino ancora integro. Naso varietale, nel tipico stile del Fiano di Montefredane, giocato su toni gessoso/minerali, agrumi, fiori bianchi e con rimandi di nocciola tostata appena accennati. Bocca verticale, ancora integra, fresca e saporita. Alcol ben tenuto, persistenza adeguata. Una versione convincente e con ancora parecchia strada davanti a sé. Per me il miglior bianco irpino presente all'evento.

 

5)LR Alto Adige Bianco Riserva DOC 2019 – Cantina Colterenzio (90++/100)

Blend Chardonnay/SB/Pinot Bianco proveniente dalle parcelle aziendali di maggior prestigio e vocazione. Affinamento di dodici mesi in legno. Produzione molto limitata (poco meno di 5000 bottiglie in questa annata). Naso elegantissimo, sulla falsariga dello Chardonnay 83 assaggiato in precedenza (quindi molto balsamico e profondo), ma ancora più sfaccettato ed espressivo, con note di miele e rimandi esotici ad arricchire il profilo. Bocca molto ricca, a suo modo elegante ma ancora limitata dall'ingombrante presenza del legno, che emerge durante l'assaggio e frena e comprime lo sviluppo gustativo del vino. Persistenza comunque molto lunga. Il potenziale sembra esserci tutto, ma per dare un giudizio reale su questa etichetta occorrerà attendere ancora qualche annetto.

 

6)D'Antan Gavi dei Gavi 2009 – La Scolca (90+/100)

Cortese di Gavi in purezza, proveniente da vigneti selezionati ed affinato unicamente in acciaio e sui suoi lieviti per dieci anni, prima dell’imbottigliamento. Sorprendente nel colore, paglierino iper-integro che i quasi tre lustri non hanno minimamente scalfito. Naso in cui la nota idrocarburica emerge in maniera evidente, finendo un po' per coprire il resto del profilo. Bocca estremamente lineare, che entra in punta di piedi ma che con il trascorrere del tempo si amplifica ed allunga, dimostrando eleganza ed una persistenza assolutamente fuori dal comune. Limiti evolutivi ancora sconosciuti, così come il valore che dimostrerà da qui agli anni che verranno.

 

7)Gris Caveau Friuli Isonzo DOC 2020/2015/2008 - Lis Neris (90/100)

Pinot Grigio in purezza declinato per l’occasione in tre differenti annate, tutte e tre provenienti da vendemmie calde. Vini nel complesso atipici rispetto al cliché tipico del vitigno e con un filo conduttore a legarli uno con l’altro ma al tempo stesso "allontanati" dall'evoluzione trascorsa in bottiglia, che ha portato verso declinazioni e sviluppi differenti. Agrumato, vegetale e grasso in bocca il 2020, il più ampio ma anche quello maggiormente marcato dalla componente alcolica della batteria. Più citrino e verticale il 2015 (il mio preferito), elegante e profondo al palato. Decisamente particolare il 2008, che al naso riporta quasi in Costiera Amalfitana per i suoi toni salmastri – se non proprio sulfurei - e di fiori gialli, molto sapido al palato anche se un po' a corto di grip.

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