"Sora Maria e Arcangelo", ovvero la trattoria della gioia


 "Tanti sono i ristoranti che portiamo nel cuore, 

pochissimi, però, quelli che ci entrano nell'anima"

 

Nella scelta di un ristorante, l’influenza che su di noi hanno premi di settore e recensioni online è senza dubbio un aspetto di non poco conto, anche perché i “viaggiatori organizzati e consapevoli” (categoria a cui ci fregiamo di appartenere) difficilmente entrano in un posto di cui ignorano le gesta.

Ma al tempo stesso è un qualcosa che finisce per caricare la scelta, e con essa l’esperienza che di lì a poco ci troveremo a vivere, di aspettative via via più alte.

Aspettative in alcuni casi confermate, altre volte decisamente disattese, con annessa ed inevitabile delusione di sorta.

Per tali motivi, non nascondiamo che dopo aver prenotato (con larghissimo anticipo) il nostro pranzo della domenica presso la “Sora Maria e Arcangelo” in quel di Olevano Romano – svariate volte premiato dalla Guida Michelin con i prestigiosi Tre Gamberi (massimo riconoscimento nella categoria trattorie) e nientepopodimeno che la migliore trattoria-osteria d’Italia secondo la prestigiosa classifica 2022 di “50TopItaly” – la curiosità su cosa ci saremmo trovati davanti gli occhi (oltre che sulle papille gustative) era veramente elevata.

Mai come stavolta, però, dobbiamo riconoscere che l’esperienza conferma e giustifica la fama del locale, aperto dalla signora Maria e dal marito Arcangelo (nonni dell’attuale proprietario e chef Giovanni Milana) nel lontano 1950, e divenuto – anno dopo anno - vero e proprio totem della ristorazione romana “fuori dal Raccordo anulare”.

Un’esperienza da dieci, un pranzo in cui tutto è stato eccellente se non proprio perfetto, oltre che in linea con quanto ci saremmo aspettati.

Dall’arredamento del locale, che riporta alla tradizionale trattoria di campagna mantenendo però gusto e precisione stilistica, passando per la giovialità, attenzione e competenza del personale di sala, per arrivare – naturalmente – alla grande qualità dei piatti presentati.

Piatti essenziali – che ad una analisi superficiale potrebbero apparire semplici - ma al tempo stesso gustosi e ricchi di contrasti, con alcune punte di assoluto godimento, come, a nostro giudizio, le pappardelle alla Bifolca (ricetta presente nel menù fin dall’apertura del 1950, oltre che apprezzata e decantata dal sommo Luigi Veronelli, uno che di cibo e vino capiva come pochi) ed il rollè di abbacchio alla brace.

Pappardelle alla Bifolca al ragout di cortile bianco

Rollè di Agnello alla brace, farcito mentuccia e pecorino 
 

Ricchissima la carta dei vini, per di più con ricariche assolutamente oneste, con tantissime referenze nazionali e francesi ma al tempo stesso incentrata sul Cesanese, vitigno di cui abbiamo raccontato spesso (quasi sempre in termini entusiastici) e che trova qui, ad Olevano Romano, uno dei suoi terroir di maggiore elezione.

Come nostra abitudine ci siamo orientati sull’autocnono, scegliendo il Cesanese Annì 2020 di Fernando Mattei, piccolo vigneron in quel di Olevano. Un vino immediato e senza fronzoli, un rosso capace di esprimere l’anima più diretta e rustica del Cesanese, fresco e dall’estrazione tannica ben calibrata, facile ma altresì equilibrato ed estremamente piacevole, oltre che in grado di ben accompagnare i piatti che abbiamo scelto.

Prezzi di poco superiori alla media ma assolutamente giustificati dal valore – e soprattutto dal gusto – dimostrato nei piatti.

Tortino di mele caldo con crema inglese e gelato alla vaniglia

Un’esperienza che vale il viaggio, un'osteria in cui torneremo non appena possibile, un luogo della gioia culinaria da cui – una volta conosciuto – farete fatica a stare lontano.

 

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