Presentazione Guida Doctorwine 2023: tanta gente e parecchi assaggi da ricordare

Leggo spesso – anche negli ultimi tempi – articoli profondamente critici relativamente alle guide del vino (soprattutto nazionali), ed anche io, in passato, mi sono interrogato in maniera critica sull’argomento (qui il link relativo all’articolo https://iviaggiatorigourmet.blogspot.com/2020/10/guide-del-vino-hanno-ancora-senso.html).

Viviamo infatti in un mondo interconnesso, in cui qualsivoglia informazione è reperibile in pochi secondi, e per di più le guide di settore – per scelta o per interesse – si riducono nella maggioranza dei casi a meri elenchi di vini premiati (oltretutto identici anno dopo anno), senza spiegazione alcuna circa le motivazioni delle proprie scelte e senza la presenza di schede tecniche e di degustazione delle etichette a loro giudizio meritevoli di menzione.

Fatta questa doverosa premessa, però, non si può non riconoscere che nel settore della critica enoica – al di là di alcuni cialtroni prezzolati – lavorino molte personalità che portano avanti il loro lavoro con passione, competenza e specchiata onestà, sia morale che intellettuale.

E tra questi, una menzione d’onore va a Daniele Cernilli – alias DoctorWine – giornalista, insegnante e comunicatore, che nel corso della sua quarantennale carriera ha contribuito in maniera decisiva alla nascita ed all’affermazione della Guida Vini del Gambero Rosso, e che da diversi anni, dopo la fuoriuscita dal gruppo editoriale appena citato, ha deciso di “mettersi in proprio”, sia attraverso il blog Doctorwine.it che con la Guida Essenziale ai Vini d’Italia.

Guida la cui edizione 2023 – dopo la due giorni milanese del 24/25 Settembre – è stata presentata domenica scorsa a Roma, nella sempre affascinante cornice di Spazio Novecento all’EUR.

Evento a cui ho avuto l’onore di essere invitato ed a cui ho presenziato con grande piacere ed interesse, anche perché le aziende (e le relative etichette) presenti in degustazione erano moltissime, con un livello medio decisamente elevato e diversi picchi di assoluto valore.

Davvero numerosa la partecipazione all’evento (forse un filo troppa per la capienza della sala, al punto che nel momento di massimo afflusso si faceva fatica a muoversi al suo interno, ma non è certo una colpa che su evento riscuote successo, anzi…), impeccabile – nella quasi totalità dei casi – la competenza dei produttori e dei sommelier FISAR presenti dietro i banchi di degustazione.

Di seguito (e come al solito) trovate la mia personale Top Five tra le etichette assaggiate nel corso della presentazione, che stavolta non può però considerarsi come un “Best Of” in quanto, dato il gran numero di etichette presenti ho deciso scientemente di non approcciare vini che ho spesso occasione di bere e/o provenienti da territori (Montalcino o Langhe) che conosco in maniera particolare o comunque maggiormente dettagliata.

Buona lettura!

 

5) Lupicaia Rosso Toscana IGT 2017 – Castello del Terriccio (93/100)

85% Cabernet Sauvignon 15% Petit Verdot – Uve selezionate provenienti da un singolo vigneto (da cui prende il nome), posto a circa 120m di altitudine ed ubicato nella parte più vocata dell’azienda. Terreni ricchi di minerali ferrosi con presenza di pietre e fossili, esposizione Sud/Sud-Ovest. Macerazione e fermentazione separata (16 giorni per il Petit Verdot e 20 per il Cabernet Sauvignon), successivo affinamento per 22 mesi in barrique di rovere d’Allier nuove ed infine assemblaggio, cui segue un periodo di riposo in bottiglia.

Vino bandiera e punta di diamante dell’azienda, in una versione proveniente da una vendemmia calda e presentato praticamente in anteprima (ed ancora non in commercio). Rubino integro, denso e luminoso. Naso elegantissimo nonostante l’annata, forse non ancora super-complesso ma di una definizione e profondità fuori scala. Cassis, frutti rossi, eucalipto, leggera vaniglia, sfumature minerali. Bocca corposa, marcata da una bella e continua acidità e da un tannino molto fitto, che ancora necessita di tempo per armonizzarsi e fondersi all’importante struttura. Persistenza ottima, finale solido e coerente, in cui pian piano emerge un filo di alcol in eccesso. Nonostante questi piccoli difetti di gioventù, un signor vino.


4) Nova Domus Terlaner Riserva Alto Adige DOC 2019 – Cantina Terlano (94/100)

60% Pinot Bianco, 30% Chardonnay 10% Sauvignon Blanc - Vigneti selezionati all’interno della vasta proprietà aziendale, posti ad altitudini differenti ma caratterizzati da terreni ricchi di scheletro e di argille sabbiose, con elevato tenore di quarzo. Fermentazione lenta a temperatura controllata in botti di legno grandi da 30 hl, malolattica parziale (solo per le uve Pinot bianco e Chardonnay). Affinamento di 12 mesi sui lieviti fini in botti di legno grandi, ed assemblaggio tre mesi prima di imbottigliare.

Una delle etichette simbolo di un’azienda che senza paura di smentita può considerarsi tra le più importanti realtà cooperative vinicole al mondo, che anno dopo anno sforna vini di grande valore ed aderenza territoriale, partendo dalle etichette base per arrivare alle selezioni ed alla linea Rarity. Paglierino/dorato, decisamente consistente per essere un bianco, naso ammaliante in cui alle note avvertite nel precedente assaggio del Pinot Bianco Riserva Vorgberg (mela, pera, pietra focaia e fiori bianchi) aggiunge sfumature dolci ed una leggera traccia vegetale. Bocca che conferma le impressioni del naso, ricca ma non opulenta, fresca e sapida oltre che armonica. Persistenza lunghissima, finale leggermente amarognolo impreziosito da sfumature saline. Un bianco quasi perfetto.


3) San Leonardo Vigneti Dolomiti IGT 2017 – San Leonardo (94+/100)

60% Cabernet Sauvignon 30% Carmenére 10% Merlot – Vigneti di età variabile tra 20 e 50 anni, posti su terreni di matrice vulcanica e caratterizzati da una densità di 6600 ceppi/he oltre che da una resa di circa 55 q/he. Vinificazione “classica bordolese”, ossia fermentazione spontanea separata in cemento per 15-18 giorni, con rimontaggi quotidiani e delestage, cui segue affinamento di 24 mesi in barrique di rovere francese sia nuove che di 2° e 3° passaggio.

Etichetta iconica, nata nel 1984 dall’intuizione di Carlo Guerrieri Gonzaga e dal talento del grande e mai abbastanza compianto Giacomo Tachis, ad oggi considerata in maniera unanime uno dei più grandi tagli bordolesi prodotti nel territorio italiano. Rubino luminoso alla vista, non particolarmente intenso in relazione alle uve che lo compongono. Naso giovane ma già fascinoso, certamente con una quota di legno da smaltire ma in un contesto di estrema eleganza, giocato su note di cassis, frutti di bosco, vaniglia, rimandi boisè e sbuffi mentolati. Bocca coerente, fresca, più elegante che potente, con una bella salinità a rinfrescare il sorso e nel complesso armoniosa in tutte le sue componenti. Tannino cesellato. Persistenza notevole, finale su note che rimandano alla radice di liquirizia. Ancora giovanissimo ma già super piacevole, oltre che buonissimo e con grandi margini evolutivi.

 

2) Suisassi Syrah Costa Toscana IGT – Duemani (95/100)

100% Syrah – Uve selezionate proveniente da una piccola vigna allevata ad alberello su suolo particolarmente pietroso ed arido, posta a circa 220m di altitudine e coltivata in regime biodinamico. Fermentazione spontanea in barrique tini troncoconici da 10hl con diraspatura parziale al 70%, cui segue macerazione di circa 30 giorni. Affinamento di 22 mesi in barrique e tonneaux di rovere (per l’80% nuove). Non subisce né chiarifica né filtrazione.

Syrah in purezza che esprime alla perfezione la fusione dei caratteri del vitigno con quelli di questa parte di Toscana (l’entroterra collinare di Cecina), un territorio magari meno in vista di altri ma con un potenziale senza dubbio importante. Rubino/porpora, denso e quasi impenetrabile alla vista. Naso molto bello, potente ma al tempo stesso stratificato e complesso, in cui alle classiche ed attese note di frutta scura matura si aggiungono delicati rimandi balsamici, speziati e di cioccolato. Bocca ampia e ricchissima, con ancora il frutto scuro, una nota speziata (pepe, peperoncino) decisamente più evidente di quella avvertita al naso e delicati rimandi dolci/smaltati. Equilibrio buono ma non ancora perfetto, tannino fitto e di buona fattura, che tende ad aumentare il suo impatto con il permanere del vino in bocca.  Persistenza chilometrica, finale su note di liquirizia amara e con ancora rimandi di spezie (stavolta delicate). Qualche piccolo difetto di gioventù – specie al palato – ma davvero tantissima roba.


1) Curlan Pinot Noir Riserva Alto Adige DOC 2019 – Girlan (96/100)

100% Pinot Noir – Uve provenienti da tre parcelle selezionate nella sottozona “Girlan”, poste a 500m di altitudine, con esposizioni varie e che complessivamente coprono una superficie totale di 1,2 ettari. Terreni poveri e ghiaiosi, formati da depositi morenici su roccia porfirica vulcanica. Fermentazione in tini d’acciaio per 25 giorni con diraspatura all’80%, cui segue malolattica ed affinamento in barrique per 20 mesi. Imbottigliamento ed infine riposo in bottiglia per altri 18 mesi.

Riserva giovanissima e dai numeri limitati, risultato di anni di ricerche approfondite sul territorio e dell’esperienza maturata dall’azienda grazie ad innumerevoli prove di micro-vinificazioni condotte dall’enologo Gerhard Kofler e dal team della cantina, che ammetto non conoscessi prima di questa occasione ma che mi ha letteralmente strabiliato. Rubino integro, di bella densità ed intensità importante in relazione alla tipologia. Naso molto bello, in stile borgognone, giocato su note di frutti rossi, pout-pourri, incenso e con sfumature dolci (vaniglia) in sottofondo. Bocca eccellente, con ogni componente al posto giusto nonostante la giovanissima età.  Dorsale acido-sapida splendida, tannino fitto ma a grana finissima, alcol perfettamente integrato. Persistenza notevole, finale coerente con le sensazioni avvertite al naso. Un assaggio praticamente perfetto, senza sbavatura alcuna, un’interpretazione che si discosta leggermente dal cliché caratteristico del Pinot Nero altoatesino per avvicinarsi (con rispetto ma senza complessi di inferiorità) ad alcune tra le migliori interpretazioni della Cote de Nuits.


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