Ayunta Calderara Sottana: quando un assaggio spiega più di mille parole

Minerale e vulcanico, oltre che l’immancabile ed immarcescibile naturale sono senza timore di smentita alcuni degli aggettivi più di moda nel fantasmagorico e mirabolante mondo del vino.

Darne una definizione corretta e sensata attraverso semplici parole, però, il più delle volte si rivela un inutile esercizio di stile, perché al di là di confini molto spesso labili – con la tendenza a sfociare nella filosofia e che pertanto si prestano alle interpretazioni più fantasiose e personali – è piuttosto complicato cercare elementi che forniscano un accostamento diretto tra il nettare degli dei e caratteri propri della terra quali sono minerale e vulcanico.

Per non parlare del concetto di naturale in riferimento al vino, senz’altro il termine più abusato con cui chiunque si interessi a questione enoiche prima o poi finisce con il fare i conti.

Al contrario, è assai più facile ricondurli e soprattutto ritrovarli all’interno di alcuni vini “eletti”, capolavori di virtù ed equilibrismo in cui l’intervento preventivo ed illuminante di Madre Natura si sposa – fondendosi – con il lavoro di produttori che operano senza snaturarne i caratteri originali.

E senza virtuosismi o giri di parole, un esempio illuminante a tal proposito è senza dubbio l’Ayunta “Calderara Sottana” 2017 prodotto dall'omonima cantina, piccola realtà etnea a conduzione familiare localizzata a circa 700 metri di altitudine nel comune di Randazzo, quindi nel versante nord della denominazione, quello maggiormente vocato per i rossi.

Ed è qui che Filippo Mangione, originario di Agrigento e proprietario dell’azienda, ha scelto di operare, attraverso un approccio che riduce al minimo l’intervento umano e che lascia parlare il terroir: chimica inesistente, lieviti indigeni, fermentazione a vasche aperte, botti grandi, pochissima solforosa.

Una vocazione “naturale” che però – parole sue - non può e non deve essere una giustificazione per eventuali difetti dei vini che ne derivano.

Il “Calderara Sottana”, fiore all’occhiello e punta di diamante della produzione aziendale, proviene dalle piante più vecchie site nell’omonimo vigneto che in alcuni casi raggiungono il secolo di età, è "tirato" in quantità decisamente limitate (solo 2475 bottiglie per l'annata da me assaggiata) e racconta nel bicchiere la filosofia di Filippo e la sua visione del vino, oltre che racchiude in un unico assaggio – naturalmente dal mio personale punto di vista – tutti e tre gli aggettivi di cui sopra.

E’ minerale per la continua ed inarrestabile progressione e per la salinità che ne pervade l’assaggio, è vulcanico per il suo essere roccioso, granitico ma al tempo stesso indomito, quasi come una pietra che diventa magma in conseguenza di un’eruzione, è naturale perché – al di là degli interventi ridotti al minimo in vigna ed in cantina – è un vino che parla di Etna, di terra e di sudore meglio di come potrebbe farlo un intero libro.

Quando l’assaggio illumina, e spiega più di mille – bellissime ma spesso inutili – parole.

Ayunta “Calderara Sottana” Etna Rosso DOC 2017

Giudizio personale: 94/100

Uvaggio: 100% Nerello Mascalese

Affinamento: 15/18 mesi in botte grande

Fascia di prezzo: 30-35€

 

DEGUSTAZIONE

👀 Granato, mediamente intenso, buona densità, limpido e luminoso

👃Austero ed elegante, quasi autunnale, molto intenso e penetrante. Complesso e dinamico con il tempo. Note ferrose, grafite, etereo, tabacco, evidenti note speziate, sottobosco.

👄Corposa e strutturata, coerente con il naso (minerale/speziata), perfettamente equilibrata in tutte le sue componenti. Acidità vibrante, sapidità che emerge impetuosa durante il sorso, componente alcolica importante ma ben tenuta nei ranghi, tannino delicato. Persistenza notevole, finale caldo con ancora le spezie a farla da padrone, oltre ad un leggero retrogusto di liquirizia amara.

 

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