Vignaioli Naturali a Roma 2022: I miei migliori assaggi

 


Una due giorni di assaggi nella cornice dell’NH Hotel Villa Carpegna, poco distante da Città del Vaticano, con oltre 70 aziende partecipanti e più di 300 etichette.

Dopo due anni di assenza, lo scorso weekend è tornato l’evento sui Vignaioli Naturali organizzato da Tiziana Gallo – la cui prima edizione risale all’ormai lontano 2008 – con tante conferme, poche delusioni e qualche piacevole sorpresa.

Anche quest’anno – come del resto nelle passate edizioni – il livello degli assaggi è stato piuttosto alto, ma soprattutto non si sono evidenziati (se non in sporadici casi) i classici difetti che molto spesso gli ultras del “mondo naturale” finiscono per considerare caratteristici e caratterizzanti, se non addirittura elementi che testimoniano una presunta superiorità di questa tipologia di vini rispetto a quelli ottenuti attraverso processi convenzionali.

Altro aspetto da sottolineare la presenza di tantissimi produttori giovani, nuove generazioni animate da passione e competenza, rispettose della natura, delle tradizioni e della biodiversità, e sempre pronte a raccontare il proprio territorio ed i caratteri che questo imprime nei loro vini.

Insomma, uno degli eventi a tema vino più interessanti dell’anno, utile a comprendere – qualora ce ne fosse bisogno e soprattutto senza pregiudizi di sorta – che chi lavora bene lo fa a prescindere dal protocollo che adotta.

Come al solito, di seguito trovate la mia personale Top-Five dell’evento:

 

5) Mozzatta Cesanese del Piglio Superiore DOCG 2015 – La Visciola (91/100)

100% Cesanese di Affile – Uve provenienti da un singolo vigneto (da cui prende il nome) piantato intorno agli anni ’60, caratterizzato dalla presenza di argille bianche e coltivato in biodinamico. Affinamento di oltre 12 mesi in legni di varie dimensioni (dal 2021 solo in cemento).

Azienda a conduzione familiare, portata avanti con passione dal vulcanico Piero Macciocca e da diversi anni assurta a riferimento della denominazione. Veri e propri “vins de garage”, artigianali ma al tempo stesso territoriali e tremendamente espressivi. Tra le tantissime etichette presentate scelgo questo Mozzatta 2015, proveniente dal cru più noto tra quelli che l’azienda possiede (e vinifica) e figlio di un’annata calda ma gestita alla perfezione, in vigna ed in cantina. Granato integro alla vista, naso pulito ed elegante, quasi nordico, etereo e balsamico, con leggera tostatura ed un tocco rustico appena percepibile in sottofondo. Bocca corposa, coerente, con acidità viva ed ancora bello in spinta ma comunque piacevolissimo ed equilibrato. Tannino integrato. Persistenza molto buona, finale pulito su note di frutta rossa matura.


4) Barolo Bussia 2018 – Giacomo Fenocchio (91+/100)

100% Nebbiolo - Vigneti di 35 anni di età posti a circa 300m di altitudine, poggianti su suoli di tipo Elveziano, con sedimenti argillosi e calcarei oltre che ricchi di ferro. Lunga macerazione, con fermentazione naturale senza lieviti aggiunti per 40 giorni in vasche di acciaio inox. Affinamento di 6 mesi in acciaio inox e successivi 30 mesi in botti di rovere di Slavonia da 35-50 hl.

Realtà dai numeri importanti ma al tempo stesso rimasta saldamente ancorata ai valori della tradizione dei vini di Langa. Tra i diversi crus proposti ho preferito il Bussia, etichetta che nonostante l’evidente gioventù mostra già armonia e piacevolezza, senza risultare limitato da quella componente alcolica un filo fuori scala che spesso – specie nei primi anni – caratterizza i Barolo di questo storico e grande cru di Monforte d’Alba. Granato luminoso alla vista, al naso si caratterizza per eleganti note di rosa canina e liquirizia e da leggere sfumature boisè. In bocca è corposo e strutturato, con buon equilibrio complessivo e tannini pronunciati ma maturi e di buona finezza. Persistenza importante, finale molto consistente anche se un filo a corto di sfumature. Barolo di notevole potenziale. Peccato solo non aver potuto assaggiare il loro Bussia Riserva 60 Dì…

 

3) Barolo Castellero DOCG 2018 – F.lli Barale (92/100)

100% Nebbiolo – Vigneto messo a dimora tra il 1978 ed il 1991 e coltivato in regime biologico posto a 270 m di altitudine e caratterizzato da marne di Sant’Agata fossili, calcareo con tessitura franco-limoso-argilloso. Fermentazione statica in tini di rovere con lieviti indigeni, successiva macerazione per circa 30 giorni con frequenti irrorazioni delle bucce. Affinamento in botti di rovere francese di media capacità (15-30 hl) per 36 mesi.

Azienda storica del comune di Barolo, che tra le varie etichette presentate, oltre ad un Barolo Bussia Riserva 2015 con un grande futuro davanti a sé (90+) ha sfoggiato un Barolo Castellero a dir poco in formissima nonostante sia in commercio da poco. Rubino/granato, luminoso e di bella densità. Naso fine ed espressivo, piuttosto complesso ed elegante nonostante la giovanissima età, giocato su note di fiori essicati, eucalipto, viola, eteree e di liquirizia. Bocca corposa, sapida, ampia ed equilibrata. Tannino che si fa sentire ma ben integrato nella struttura e di buona tessitura. Persistenza buona ma non super, finale su note floreali e fruttate. Una splendida espressione di un cru non tra i più considerati ma capace di regalare vini forse non particolarmente longevi ma comunque di assoluto valore.


2) Vecchio Samperi – Marco De Bartoli (93/100)

100% Grillo – Vigneto piantato tra il 1970 ed il 1996 nel territorio di Contrada Samperi a Marsala, poggiante su un terreno di medio impasto, sabbioso-calcareo. Resa di 40 q/he, vendemmia effettuata durante l’ultima decade di settembre. Selezione manuale delle uve, spremitura soffice, fermentazione tradizionale con lieviti indigeni in fusti di rovere e castagno a temperatura ambiente. Invecchiamento per una media di almeno 15 anni utilizzando il tradizionale metodo perpetuo.

Etichetta a dir poco iconica e che non ha bisogno di presentazioni, capace di reincarnare, dopo secoli di oblio, l’autentica e ancestrale tradizione dei vini di Marsala ottenuti con l’antico metodo perpetuo, precedente alla pratica britannica della fortificazione. Dorato con sfumature ambrate, molto luminoso. Naso meno intenso delle attese ma estremamente fine ed elegante, con rimandi di frutta secca, spezie orientali ed erbe aromatiche. Bocca splendida per intensità ed armonia, energica e pulsante, caratterizzata da acidità ancora integra, equilibrio molto buono, finale chilometrico e finale bellissimo su note di mallo di noce. Anche stavolta capolavoro di originalità.

 

1) Barolo Brunate DOCG 2017 – Rinaldi (93+/100)

100% Nebbiolo – Vigneto posto all’intero dell’omonimo cru, uno dei più importanti e prestigiosi del comune di Barolo. Fermentazione spontanea con lieviti indigeni per circa 25 giorni in tini di rovere di Slavonia. Affinamento di 42 mesi in grandi botti di rovere, sempre provenienti dalla Slavonia.

Davvero ancora servono parole per raccontare di Beppe Rinaldi, uno dei miti di Langa, scomparso quattro anni orsono? Non credo, anche perché ancora oggi, grazie al lavoro di sua figlia Marta, a parlare per lui è la grandezza dei vini che l’azienda continua a produrre. In tal caso, oltre ad un ottimo Barolo “Tre Tine” 2017 (da 91+), frutto di un assemblaggio delle uve provenienti dai crus Cannubi, San Lorenzo e Ravera, a svettare è stato lo splendido Barolo Brunate, un vino dal potenziale pressoché infinito ma già da oggi capace di raccontare al meglio i caratteri del terroir e la filosofia aziendale. Granato con riflessi aranciati, denso e luminoso alla vista. Al naso si mostra intenso, elegante e già complesso nonostante la giovanissima età, caratterizzandosi per note di liquirizia, mentolo, pout-pourri e coca cola, unita a rimandi di terra bagnata e ferrosi in sottofondo. In bocca è strutturato, austero ma al tempo stesso espressivo, molto in spinta ma comunque piacevolissimo. Calore alcolico importante ma ben tenuto, tannino di eccellente tessitura. Persistenza ottima, finale decisamente importante anche se leggermente indefinito. Un gigante appena all’inizio del suo (lungo) percorso evolutivo.


 

Commenti

  1. Grazie per preziosi consigli!

    RispondiElimina
  2. Sempre interessanti i tuoi post. Ti suggerisco di inserire, come peraltro hai fatto in altre occasioni, la fascia di prezzo dei prodotti che menzioni. Grazie

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie mille caro Alessandro. Seguirò volentieri il tuo consiglio, anche perché il prezzo - specie per chi come noi i vini li compra - è un parametro che non si può non considerare. In tal caso, i prezzi variano dai 250€ per il Barolo Brunate di Rinaldi ai 40-50€ per il Bussia di Fenocchio, per il Castellero di Barale e per il Vecchio Samperi. Mentre il Mozzatta di La Visciola (ultima annata) è sui 25€...

      Elimina
  3. Resti sempre il mio recensore di vino preferito...ottimi consigli e ben esposti 😉 Complimenti!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie davvero per i complimenti, anche se non essendoci indicato un nome non sono chi ringraziare...😭

      Elimina

Posta un commento