I trucchi del mestiere: come apparire esperti di vino ed affabulare un neofita

Si sa, per potersi ritenere discreti conoscitori dell’universo enoico servono, oltre che capacità ed attitudine, diversi anni di studio, viaggi ed assaggi, ed inoltre vale il detto “non si smette mai di imparare”.

Spacciarsi per esperti di vino è invece molto più semplice ed assai meno faticoso, e capita spesso ci siano persone che, per i più vari e disparati (ma anche disperati) motivi, preferiscano prendere questa scorciatoia.

Certo, tra il dire ed il fare c’è di mezzo il mare, ed è inoltre abbastanza facile scoprire gli “acculturati di recente” o gli “pseudo-intenditori” (quelli che solo per il fatto di aver bevuto un Sassicaia si considerano già dottori in materia di vino) se si ha dalla propria esperienza e conoscenza in materia.

Di argomenti trabocchetto ce ne sono a migliaia, e di scene esilaranti raccolte in questi anni di degustazioni e di chiacchierate in giro per l’Italia ne ricordo tantissime, alcune davvero al limite del ridicolo.

Ma non si è di fronte a persone del mestiere, o se si ha a che fare con neofiti alle prime armi, le cose cambiano, ed il più delle volte bastano alcuni accorgimenti, o per meglio dire “trucchi”, per darsi un’aria di saccenza, sembrando esperti in materia e guadagnandosi l’imperitura fama di intenditore di vino, anche se nella realtà facciamo fatica a distinguere un Pinot Noir di Borgogna da un Cabernet della Napa Valley.

Quello che segue è un elenco dei più importanti, un vero e proprio decalogo che come detto potrà aiutarvi a fingervi esperti di fronte ad amici e parenti (oppure ad impressionare la ragazza che dopo tanto tempo siete riusciti ad invitare a cena…) ma che al tempo stesso – qualora vi trovaste dall’altra parte della barricata – potrebbe darvi utili indicazioni per smascherare autentici cialtroni.

 

MOSTRARE CALMA E SOLENNITA’

Argomento generale ma sempre valido.

Ogni intenditore che si rispetti si prende il giusto tempo per ogni fase, sia esso il servizio del vino, la degustazione ma anche il tempo necessario a formulare o a rispondere ad eventuali domande.

Sfoderate una calma serafica, facendo apparire solenne ogni gesto che vi trovate a compiere.

Vedrete che impressionate ulteriormente chi vi sta di fronte.

 

TENERE IL CALICE IN POSIZIONE CORRETTA

Primo aspetto pratico da tenere in considerazione per sembrare – anche se non lo si è davvero – un esperto di vino. La faccenda è apparentemente semplice, ma nella realtà da subito la misura del livello di “cultura” enoica.

Il bicchiere va tenuto con tre dita dalla parte dello stelo (o al massimo sorretto dalla base) senza mai – e dico mai – toccare con la mano la coppa.

State bevendo del vino, non un bicchiere di coca-cola.

La motivazione tecnica è di non influenzare la temperatura del vino ed i profumi da noi percepiti, ma quel che conta davvero – per voi che state cercando di mettere in pratica questi trucchi – è evitare di sembrare rozzi e goffi, dandovi invece un’aria raffinata ed aristocratica.

APRIRE CORRETTAMENTE LA BOTTIGLIA

Siete a casa, quindi l’operazione di apertura tocca a voi.

Sembra facile, ma nella realtà può rivelarsi fonte di disastri, rivelando a tutti la vostra inadeguatezza.

In primis scegliete il cavatappi corretto (se non avete pratica con quello a lame, ricorrete al caro vecchio cavatappi professionale), evitando come la peste quelli “alati”, che oltre ad essere orribili da vedere finiscono per il disintegrare il tappo.

Dopo di che, cercate di destreggiarvi con abilità in questa operazione, mostrando risolutezza ma al tempo stesso evitando di dare l’impressione che stiate applicando una forza sovrumana per estrarre il tappo.

Fate maggiore attenzione qualora la bottiglia in questione avesse un’età significativa, anche se per vini sotto i 10 anni di età è davvero difficile trovare tappi in cattivo stato.

Una volta completata l’estrazione, non dimenticatevi di annusare il tappo, per evitare di servire un vino difettato ai vostri commensali, ma anche – qualora non foste in grado di riconoscere l’odore del fetido TCA – per dare ulteriore impressione di competenza.

 

VERSARE IL VINO ALLA MANIERA DEI SOMMELIER

Dopo aver aperto la bottiglia, siete voi a dover servire il vino ad altri commensali.

Non potete sbagliare, anche perché sarebbe un errore da principianti, che smaschererebbe irreparabilmente la vostra “commedia”.

Ricordate, la bottiglia va tenuta dal fondo (e mai dal collo) e se vi riesce, cercate di lasciare sempre in vista l’etichetta, che fa sempre la sua bella scena.

Infine, dopo aver finito di versare il vino, ruotate leggermente la bottiglia, così da evitare fastidiosi gocciolamenti sia sulla bottiglia stessa che – soprattutto – sulla tovaglia.

VERSARE LA GIUSTA QUANTITA’ DI VINO

Altro accorgimento che differenzia, senza possibilità di appello, l’intenditore dal beone della domenica, quindi prestateci molta attenzione per non incorrere in figuracce.

Il calice va riempito per circa 1/3 del suo volume complessivo, in maniera da permettere l’ottimale aerazione del vino, oltre a darvi la possibilità di ruotarlo al fine di liberare profumi e aromi.

Evitate quindi di riempirlo fino all’orlo, ma anche di avvicinarvi ad esso, altrimenti la vostra recita finirà certamente in un bel disastro.

 

RUOTARE IL VINO NEL BICCHIERE

Gesto iconico, quello che più di ogni altro segna una linea di demarcazione invalicabile tra wine-lover (o presunti tali) e bevitori inconsapevoli.

Lo so, spesso ne facciamo un uso smodato e meccanico, ma fa talmente scena che nessuno di noi – fosse anche solo per abitudine – può farne a meno.

Pertanto, dopo aver fatto opportuno allenamento (al fine di scongiurare maldestre fuoriuscite di liquido) non perdete occasione di ruotare il vino nel bicchiere: per osservarne il colore, valutarne la consistenza, permettere l’apertura del bouquet olfattivo ma anche per solo come movimento involontario, piccolo “tic” che renderà ancor più solenni ed interessanti le vostre elucubrazioni.

ELENCARE PROFUMI A RIPETIZIONE

Un aspetto che funziona come pochi.

Non so perché ma le persone al di fuori di questo mondo associano principalmente alla figura del sommelier e/o all’esperto in materia enoica la capacità di saper riconoscere i profumi contenuti all’interno del calice, in un numero pressochè infinito e con capacità al limite del paranormale.

Pertanto, avvicinate il naso avete al bicchiere, e con fare solenne (ancor meglio se ad occhi chiusi) sparate i frutti ed i fiori che vi vengono in mente, di norma di un colore che ricorda il vino che state degustando.

Se poi vi trovate di fronte un bel rosso, magari costoso e con qualche anno sulle spalle, dateci dentro con le note associate all’affinamento ed all’evoluzione (quindi tabacco, sigaro, sottobosco, funghi, tartufo, e chi più ne ha più ne metta).

Vedrete che colpirete i vostri commensali neanche aveste scoperto l’elisir della giovinezza.

Nella realtà – al di là del fatto che anche quella di riconoscere i profumi è un’attitudine che va altresì allenata – con il passare degli anni e degli assaggi, quello che fa implicitamente il nostro cervello è “memorizzare una serie di profili olfattivi”, che vengono poi associati di volta in volta ai vini che ci troviamo di fronte.

Nella sostanza, senza entrare troppo nello specifico (o uscire fuori tema) più vini abbiamo assaggiato nel corso della nostra vita enoica, più profili olfattivi il nostro cervello ha memorizzato, e di conseguenza più aromi siamo in grado di associare – più che riconoscere – all’interno di una degustazione.

Ma anche questo a voi interessa in maniera relativa, e quindi ricordate che se volete fingervi esperti meglio un sentore in più che uno in meno.

 

USARE LA TERMINOLOGIA CORRETTA

Ogni ambito ha la sua terminologia, e quella del vino – come poche altre – derivando da tradizioni per certi aspetti “aristocratiche” è ricca di parole astruse e assai poco utilizzate nella vita di tutti i giorni.

In ogni caso, utilizzare i termini corretti non potrà far altro che dare maggiore enfasi e veridicità alla vostra “recita”.

L’odore del vino non potrà quindi essere definito “forte”, ma dovrà essere “intenso”, così come aggiungere termini come “complesso” ed “ampio” nel definire l’insieme dei profumi che sentite non potrà che aiutarvi a far bella figura.

Per quel che riguarda l’assaggio vero e proprio, evitate di limitarvi al semplice “buono” o “cattivo” (quello lo sa fare anche il mio cane, senza offesa per lui) ma allargate il vostro vocabolario, integrandolo con parole come “equilibrato”, “armonico”, “strutturato” e sempre accompagnato da una solennità farlocca ma al tempo stesso efficace.

Non dimenticate poi che termini come “fresco” o “caldo”, in relazione ad un vino, non fanno riferimento alla sua temperatura, ma ne definiscono rispettivamente acidità e calore alcolico.

Pertanto, fate attenzione alle parole, ma anche a come le utilizzate!

 

NOMINARE LA PAROLA TERROIR, SPECIE SE NON SAPETE COSA DIRE

Vi hanno fatto una domanda a cui non sapete rispondere, ad esempio il motivo di un particolare sentore o di una caratteristica del vino che state degustando? Imputatelo al terroir (pronuncia TERRUAR) di provenienza del vino, e riuscirete ad uscire dall’impaccio senza il benché minimo graffio.

Anche perché il termine – di provenienza francese e che nella sostanza racchiude una molteplicità di fattori quali clima, terreni, tradizioni di un territorio e filosofia del produttor/vignaiolo – è complesso al punto da non poter essere mai messo veramente in discussione, e può quindi essere considerato come una sorta di asso nella manica da utilizzare nel momento del bisogno, anche se è meglio non abusarne troppo (altrimenti correrete il rischio di scoprire il vostro bluff).

VALUTARE IL VINO ANCHE IN RELAZIONE ALL’ABBINAMENTO

Siamo alla fine della recita, quindi non potete mollare proprio ora.

Ricordando che la casa del vino è la tavola, ogni intenditore degno di questo nome non può non considerare il valore di un’etichetta senza contestualizzarla al cibo con si è deciso di abbinarla.

Oppure – qualora si trattasse di una bevuta al di fuori di un pranzo/cena, fa sempre chic parlare degli ipotetici abbinamenti in grado di valorizzare o deprimere – a seconda dei casi – il vino oggetto della conversazione.

In tal caso, siete più o meno liberi di dare sfogo alla vostra fantasia in quanto – anche se esistono importanti linee guida in tema di abbinamento cibo/vino, in cui tra l’altro noi italiani siamo veri esperti – con il passare del tempo è sempre più in voga il motto “con il cibo ci bevo ciò che voglio”.

Commenti

  1. Bel riepilogo, grazie! Io sono sommelier da poco più di un anno e continuo a definirmi una neofita. c'è tanto tanto da imparare

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    1. Nel vino, come anche nella vita di tutti i giorni "non si finisce mai di imparare"...
      Grazie mille amica mia...sempre gentilissima!

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  2. Purtroppo hai ragione ci sono tanti mezzi per far finta di essere un esperto e ci sono tanti che credono di poterlo essere. Ma a che scopo? Per fare i belli con gli amici? Sinceramente non li capisco. Sarà che per quanto mi riguarda voglio saperle davvero le cose, piuttosto sto zitta ahahah Comunque simpaticamente hai dato ottimi consigli!

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    1. Su questo sfondi una porta aperta cara Silvia, ma il mondo è pieno di persone che fanno cose apparentemente senza senso, e non solo nel vino.
      per il resto, ti ringrazio per i complimenti e per la competenza che esprimi in ogni tuo commento!

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  3. Il tuo articolo mi ha divertito molto! È tutto molto vero, smaschera tanti falsi intenditori, ma dà anche utili consigli ai neofiti. 😉

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    1. Grazie mille caro Andrea!
      Sono contento ti sia piaciuto, e grazie mille poer i complimenti.
      Sono il motore a continuare in quello che si fa, per migliorare e migliorarsi ancora...

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  4. Bellissimo… Ora faccio un altro esempio…
    Una volta sentendo parlare un mio amico molto sbruffone mi ettaro detto:
    - Non sei mai andato Nel bordeaux vicino a Reims, quei posti lì, ad assaggiare un buon Pinot nero vinificato in rosso? ... 🤦🏻‍♂️🤦🏻‍♂️😂😱😱😱😱🔝🔝
    In una frase ne sbagliate tutte

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    1. Un vero fenomeno il tuo amico...
      Dovresti farmelo conoscerlo... :)

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  5. Scrivete anche voi qualche frase che ti è capitato di sentire o situazione… Così ridiamo un po’

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  6. Ciao Ago, poiché insisti nell'inserire un commento... ecco il mio. È un articolo "realista" che non mi ha dato però molto, dice qualcosa che sapevo già (io sono il primo a non essere esperto ma semplice amatore di vino alla scoperta)... ho apprezzato di più alcuni precedenti che invece mi hanno fatto scoprire qualcosa! In generale sembri un buon divulgatore eppure trovo esagerato il continuo richiamo al blog e al commento, chi vuole come me avrà voglia di leggere o di commentare, una volta che lo hai adeguatamente pubblicizzato con i nuovi contatti, la ripetizione continua non darà molto valore aggiunto. Secondo me ti basta pubblicare e notificare su vivino il tuo nuovo articolo, chi ha voglia farà la sua parte (lettura o commento), in un certo senso abbi fede che il messaggio è stato ricevuto e verrà seguito da chi interessato (come me che son venuto a leggere ogni tanto dal poco che ti conosco).
    Alla prossima

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    1. Apprezzo la tua franchezza e la tua onestà intellettuale caro Anam, anche quando non è perfettamente in linea con la mia.
      Prenderò il tuo consiglio come un ulteriore punto di partenza per migliorare il blog e l'impostazione che cerco di portare avanti.
      Un abbraccio!

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