Sauvignon Lafòa, quando aspettare (il riscaldamento) conviene…
Per la maggioranza dei vini bianchi la bassa temperatura è un alleato irrinunciabile, dato che ne esalta freschezza e sapidità e riduce fortemente la percezione dell’eventuale squilibrio alcolico, rendendo gradevoli ed equilibrate anche etichette non particolarmente ricche di struttura.
Molti meno, invece, sono quelli per cui il freddo rappresenta un elemento di “compressione del potenziale”, che normalizzandone i caratteri finisce per limitarne lo sviluppo e la piena espressione olfattiva e gustativa, facendoli de facto apparire meno importanti di quello che nella realtà sono.
L’ultimo esempio a riguardo? Qualche sera fa, di fronte al Sauvignon Lafòa 2016 di Colterenzio, che, colpevolmente, dopo aver tirato fuori dalla cantinetta climatizzata ho tenuto per un periodo eccessivamente lungo ad “aspettare” in frigo.
Parliamo di uno dei Sauvignon Blanc in purezza più noti ed interessanti dell’Alto Adige, ottenuto da uve a bassa resa provenienti da vigneti selezionati, perfettamente esposti e poggianti su terreni sabbiosi e ghiaiosi di origine morenica, che vengono poi fatte fermentare (e successivamente affinare) in parte in acciaio ed in parte di barriques.
Ebbene, dopo averlo aperto e servito nel bicchiere, il primo assaggio – devo ammetterlo – è stato deludente, visto che restituiva un vino monolitico ed assai poco espressivo.
Ma con il trascorrere del tempo (e con il conseguente aumento della temperatura) si è compiuta la trasformazione, permettendo lo sviluppo di un bouquet olfattivo ricco e sfaccettato, giocato sui toni varietali di sambuco, frutta esotica, salvia ed erbe aromatiche ma arricchito da note più calde e dolci dovute all’affinamento in legno ed all’evoluzione in bottiglia.
In bocca, se possibile, la differenza è stata ancora più evidente: tanto compresso e monocorde mi era apparso all’inizio, tanto si è rilevato arioso e pieno di contrasti con il passare dei minuti nel calice.
Ampio e dalla consistenza quasi oleosa all’attacco, coerente all’olfatto e perfettamente bilanciato da una dorsale acida che il tempo non ha quasi per nulla intaccato, oltre che ravvivato da una sapidità leggera ma ininterrotta.
Un bianco che sa essere “tanta roba” ma al tempo stesso raffinato, e che ha finito per confermare la sua fama, dimostrandosi etichetta di eccellenza all’interno del panorama vitivinicola altoatesino.
L’unico rimpianto? Essermi goduto il bicchiere migliore alla fine della cena…
LAFÒA ALTO ADIGE SAUVIGNON DOC 2016 – CANTINA COLTERENZIO
Giudizio personale: 91/100
Uvaggio: 100% Sauvignon Blanc
Affinamento: 8 mesi (50% in acciaio e 50% in barrique)
Fascia di prezzo: 23-28€
DEGUSTAZIONE
👀 Paglierino/dorato, mediamente intenso, denso (specie per la tipologia), molto limpido e luminoso
👃Pulito, mediamente intenso, piuttosto fine e complesso. Note varietali (sambuco, frutta esotica, salvia, erbe aromatiche) evidenti ma non predominanti, integrate da richiami vanigliati, smaltati e boisè derivanti dall’affinamento in legno e dall’evoluzione in bottiglia
👄Corposo, ampio e dalla consistenza quasi oleosa, ma ben bilanciato da una dorsale acida ancora integra e da una sapidità leggera ma ininterrotta. Centro bocca caratterizzato da rimandi speziati e di frutta esotica. Ottima persistenza, finale in cui la componente alcolica emerge in maniera un filo troppo evidente.
Mi viene da dire che forse ogni vino ha la sua temperatura
RispondiEliminaOttima indicazione! Ho un 2015 e credo sia arrivata la sua ora.
RispondiEliminaAperto. Condivido l'opportunità di berlo non freddo. Oleoso è definizione molto centrata . Un bel prodotto.
RispondiEliminaOttimo Sauvignon.
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