Chateau Meric, il Medoc senza lustrini ma con eguale sostanza

 


Bordeaux è un nome mitico (quasi mitologico) in ambito enologico, che porta con sé un’aura di storia e prestigio lunga diversi secoli e che rappresenta – de facto – l’aristocrazia del vino francese, quindi di riflesso mondiale.

Ad ulteriore conferma di quest’ultimo assunto, il fatto che la quasi totalità delle aziende più importanti e blasonate della regione, quelle che fin dal 1855 hanno contribuito a scrivere alcune delle pagine più memorabili del mondo che tutti noi appassiona, appartengano (o comunque siano appartenute) ad esponenti della nobiltà – siano essi principi, baroni o conti – e che tale legame è evidente al punto che la tipica azienda vitivinicola bordolese stessa venga definitiva attraverso l’appellativo di “Chateau”, castello che in parecchi casi esiste per davvero.

Accanto a questo Bordeaux “aristoratico”, specie all’interno delle appellation minori o quantomeno generiche, esiste un Bordeaux “alternativo e contadino”, molto meno in vista ma comunque degno di nota, dignitoso ed a suo modo interessante.

Un mondo fatto di realtà piccole e quasi sempre a conduzione familiare, lontane anni luce dai riflettori, dalla grandeur dei Grand Crus Classès e dai grandi profitti che questi sono capaci di generare, spesso con bilanci “zoppicanti” da far quadrare, ma che con impegno ed orgoglio portano avanti il loro lavoro.

Tra quest’ultime realtà c’è quella di cui voglio parlarvi oggi, ossia Chateau Meric, azienda sita nel comune di Jau-Dignac-et-Lirac – nell’area più settentrionale del Medoc – e gestita da oltre vent’anni da Marius Chala, vigneron appassionato e competente.

Produzione da sempre improntata al rispetto del terroir e che dal 2020 si fregia della certificazione biologica, tre i vini a comporre la batteria aziendale: un Cru Bourgeois (omonimo dell’azienda) molto affidabile e dal buon rapporto qualità/prezzo, un Second Vin poco pretenzioso ottenuto dai vigneti più giovani o comunque meno performanti ed una terza etichetta che nei fatti può essere considerata il loro prodotto di punta, “Le Plantier du Meric”, quella che ho avuto occasione di assaggiare qualche sera fa.

Un rosso prodotto in tiratura limitata (circa 5500 bottiglie nell’annata che da me provata) frutto di un attento assemblaggio di Cabernet Sauvignon, Merlot e Petit Verdot e lungamente affinato in legno prima della sua commercializzazione, pensato come vino “importante” e longevo ma comunque equilibrato e di buona piacevolezza nonostante la relativa giovane età.

Un’interpretazione differente, senza dubbio più scura, rustica ed artigianale, del terroir di Bordeaux, a cui probabilmente manca l’eleganza dei profumi ed il tannino vellutato delle migliori espressioni della regione ma a cui di certo non fa di certo difetto sostanza e carattere.

 

Le Plantier du Meric Medoc AOC 2015

Giudizio personale: 87/100

Uvaggio: Cabernet Sauvignon, Merlot, Petit Verdot

Affinamento: 24 mesi in botti di rovere francese

Fascia di prezzo: 20-25€

 

 

DEGUSTAZIONE

👀 Rubino integro, media intensità (leggermente inferiore alle attese), bella densità, leggerissima velatura

👃Pulito, intenso, mediamente fine e complesso, oltre che di buona varietalità. Caffè, prugna, speziatura erbacea, liquirizia, note dolci che riportano ad un affinamento in legno piccolo

👄Di medio corpo, succoso, caratterizzato da una bella freschezza all’attacco e nel complesso equilibrato. Tannino vivace ma nei limiti, componente alcolica quasi impercettibile. Discreta persistenza, finale coerente su note speziate e di caffè.


 

 

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