Azienda Agricola Giangirolami, il Lazio (ed il vino) che ci piace

 


Ho spesso parlato del Lazio del vino, del valore di alcuni suoi territori ma anche – ed aggiungerei purtroppo – della scarsa promozione e popolarità che i suoi prodotti hanno a livello nazionale, figurarsi al di fuori dei nostri confini.

Certo, le aziende vitivinicole laziali scontano le conseguenze di alcuni fattori negativi, in primis la mancanza di una storia di successo e di etichette iconiche oltre che una serie di errori a livello commerciale che ne hanno spesso svalutato il valore, ma è indubbio che negli ultimi decenni il livello medio dei vini della regione sia cresciuto in maniera esponenziale, sia a livello tecnico che di personalità.

Tra le realtà che vivono la situazione sopra raccontata, fatta di vini eccellenti ma non ancora valutati e considerati come meriterebbero sia da critica che da appassionati, l’azienda Giangirolami è senza dubbio un esempio emblematico.

Una storia, la loro, cominciata nel 1956 dal padre Dante, e proseguita dal figlio Donato, che dopo aver acquisito e messo a dimora i vigneti di Borgo Montello e Doganella di Ninfa, nel 1993 avviò l’iter per l'ottenimento della certificazione biologica, in un momento storico in cui concetti di sostenibilità e rispetto per la terra erano sconosciuti ai più.

Dieci anni dopo – nel 2003 – la prima annata imbottigliata con la propria etichetta, dopo un gran numero di vendemmie in cui il vino veniva venduto come sfuso oppure in cui le uve venivano conferite ad altre aziende del territorio.

Con il passare del tempo, a Donato si sono affiancate le figlie Laura e Federica, proseguendo così la tradizione di famiglia e il lavoro iniziato due generazioni prima dal nonno Dante.

Oggi l’azienda si estende per circa 80 ettari, di cui 38 adibiti a vigneto, suddivisa in due distinte parcelle, una nei pressi di Borgo Montello/Le Ferriere – dove ha sede la cantina – in cui vengono coltivate le uve a bacca rossa (eccetto il Nero Buono), l’altra in località Doganella di Ninfa, in cui c’è la sala adibita alle degustazioni ed agli eventi ed in cui sono messi a dimora i vitigni a bacca bianca.


I vini prodotti sono molteplici e di diversa origine (autocnoni, internazionali ma anche alcuni “intrusi” eccellenti provenienti da fuori regione), ma hanno tutti la peculiarità – a mio avviso imprescindibile nel momento in cui si ricerca qualità e valore – di essere riconoscibili, mantenendo delle caratteristiche che, al di là dai caratteri varietali degli uvaggi utilizzati, indentificano in un qualche modo lo “stile Giangirolami”.

Un credo basato su pulizia estrema e precisione tecnica, ma anche e soprattutto sulla capacità di combinare strutture importanti con una deliziosa e decisa sapidità che percorre e caratterizza il sorso, peculiarità riscontrabile trasversalmente in tutte le etichette aziendali.

Vini mai banali, piacevolissimi, che più che farsi notare sanno farsi ricordare, anche in ragione di un rapporto qualità/prezzo in più di qualche caso al limite del ridicolo, e che ho avuto ulteriore modo di apprezzare qualche giorno fa, durante l’assaggio fatto in occasione della mia visita presso la loro sede di Doganella di Ninfa.

Una batteria a cui forse manca una punta di valore assoluto, ma che mostra un livello medio decisamente alto, oltre che di straordinaria compattezza.

Se siete alla ricerca di bevute di valore, magari uscendo dal giro delle denominazioni più blasonate e conosciute, fatevi un giro da queste parti (tra l’altro piena di luoghi incantevoli ed in cui si mangia alla grande) ed assaggiate i vini di questa azienda.

Non avrete di che pentirvene!

 

 

I miei assaggi

 

Nynphe Brut Metodo Classico Ancestrale Lazio IGT 2017

100% Grechetto – 32 mesi sui lieviti

Metodo Classico ancestrale da uve Grechetto, quindi fermentazione bloccata con il freddo conservando quindi gli zuccheri sufficienti a garantire la rifermentazione in bottiglia durante il periodo di affinamento.

Paglierino/dorato, luminoso e dalla velatura pressochè impercettibile. Perlage di media finezza ed ottima persistenza. Naso intenso e di buona complessità, caratterizzato da note agrumate, di fiori bianchi e da leggeri rimandi alla crosta di pane che fa tanto Metodo Classico. Bocca dinamica, sapida e verticale, bolla decisamente delicata ed assai poco “impattante”. Buona persistenza, finale con ancora le note agrumate a caratterizzare l'assaggio.

Giudizio personale: 87/100

 

 

Propizio Lazio Bianco IGT 2017

100% Grechetto – 6 mesi in acciaio con bâtonnage

Probabilmente l’etichetta aziendale che preferisco, anche in ragione di un rapporto qualità prezzo fantastico. Un Grechetto in purezza che ho apprezzato svariate volte e che in questa occasione Laura Giangirolami ha voluto farmi provare con qualche anno sulle spalle.

Dorato, denso e luminoso. Naso pulito, meno intenso che in gioventù ma più preciso, in cui si inizia a percepire un filo di evoluzione ma che è ancora ben allineato ai suoi caratteri tipici. Susina gialla, ginestra, note gessose/minerali ad aggiungere profondità al profilo. Bocca ottima, a cui il tempo non ha tolto nulla delle sapidità e della freschezza che la caratterizzavano al momento della messa in commercio. Sorso forse leggermente meno in spinta ma decisamente armonioso e di buona complessità. Persistenza molto buona, finale fruttato con delicati e piacevoli rimandi sapidi.

Giudizio personale: 89/100

 

 

Regius Lazio Bianco IGT 2019

50%Chardonnay 25%Viogner 25%Sauvignon Blanc – 6 mesi in acciaio con bâtonnage

Bianco di respiro più internazionale ma che ha la capacità di conservare immutato lo stile aziendale fatto di acidità, sapidità e struttura.

Paglierino con riflessi verdognoli, di bella intensità e limpidezza. Naso pulito, mediamente intenso e decisamente spostato sulle note di frutta matura tipiche dello Chardonnay (pera, ananas), con le note vegetali del Sauvignon e floreali del Viogner che fanno capolino con il tempo, mantenendosi però sempre in sottofondo. Bocca precisa e molto piacevole, con i caratteri canonici dello Chardonnay ancora a marcarne il profilo. Bella sapidità, alcol presente ma tenuto entro le righe. Molto buona la progressione sul finale, in cui fanno capolino note più fresche (quasi agrumate) e rimandi sapido/minerali.

Giudizio personale: 88/100

 

 

Lepino Nero Buono Lazio IGT 2017

100% Nero Buono – 12 mesi in botte di rovere da 10hL

Nero buono in purezza (uva autocnona diffusa intorno al comune di Cori), ultimo nato in casa Giangirolami. Se il risultato è quello mostrato nel mio bicchiere, direi che la strada imboccata è decisamente giusta.

Rubino, leggermente più intenso della “media” della tipologia, mediamente denso e di ottima limpidezza. Naso pulito, non intensissimo ma di buona finezza e complessità, delineato su note di frutta scura, amarena ed una delicata sfumatura balsamica di liquirizia. Leggere note boisè in sottofondo, ad arricchire il profilo senza contaminarlo. Bocca molto interessante, di medio corpo ed estremamente equilibrata, grazie alla perfetta combinazione di morbidezza, acidità, sapidità e calore alcolica. Tannino maturo edi buona finezza. Ottima persistenza, finale caratterizzato da piacevoli effluvi balsamici.

Giudizio personale: 90/100

 

 

Pancarpo Lazio Rosso IGT 2015

Cabernet Sauvignon, Merlot, Syrah, Petit Verdot – 10 mesi in botte di rovere da 10hL

Assaggio alla cieca, un vino di cui Laura (Giangirolami) mi aveva detto di essere rimasta piacevolmente sorpresa – oltre che spiazzata – qualche sera prima, e sul quale non posso che confermare la sua opinione.

Rubino integro, intenso e profondo, molto luminoso. Naso fortemente caratterizzato dalle note speziate (pepe, ginepro, chiodi di garofano), al punto che avevo ipotizzato si trattasse del Prodigo, il loro Syrah in purezza. Con il tempo emergono leggere note balsamiche e di vaniglia ad ingentilirne maggiormente il profilo. Bocca coerente, speziata e balsamica - con in più delle nuances fruttate praticamente assenti al naso - ancora bella dinamica e nel complesso equilibrata. Tannino vivo ma ampiamente nei limiti. Lunghezza adeguata, finale fresco e pulito ad invitare il sorso successivo.

Giudizio personale: 89/100



 

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