Principe Corsini, tradizione nel sangue ma sguardo proiettata al futuro
La Toscana è davvero una regione meravigliosa, l’unica nella quale - qualora si presentasse l’occasione – accetterei di trasferirmi, lasciando la mia terra d’origine ed i miei affetti più cari (non mia moglie ed il mio cane, si intende…).
Offre paesaggi incantevoli, luoghi dell’anima prima ancora che dei materiali sensi, e presenta una storia vitivinicola antica ed al tempo stesso solida ed inattaccabile come il Marmo di Carrara.
Una tradizione che si intreccia, in molti casi, con la storia di nobili famiglie, appartenenti a quell’aristocrazia spesso vilipesa da noi “borghesi”, ma che non si può non riconoscere abbia giocato – nel corso dei secoli – un ruolo fondamentale nella crescita e lo sviluppo del settore agricolo, uno dei fiori all’occhiello di quel Made in Italy che tutto il mondo ci invidia.
Una storia che muove i suoi passi all’interno di questo solco è quella dell’azienda Principe Corsini, che lega il suo percorso a quello dell’omonima ed influente dinastia fin dal 1363, anno in cui fu acquisito il casale divenuto nei secoli “Villa Le Corti”, ad oggi una delle più belle tenute dell’intero panorama chiantigiano.
La svolta (per così dire) modernista si è avuta però molti secoli più tardi, nel 1992, anno in cui Duccio Corsini ha preso in mano l’azienda di famiglia, imponendo – anche grazie alla consulenza del grande enologo Carlo Ferrini – un importante cambio di passo alla produzione vitivinicola aziendale.
Un percorso di rinnovamento e di costante miglioramento, che è poi proseguito nel corso dei successivi decenni, riuscendo anche a superare momenti difficili e tragedie personali, e che al giorno d’oggi colloca l’azienda (che oltre che nella zona del Chianti Classico opera anche in Maremma) tra le più stimate e considerate realtà del panorama enologico toscano.
Per quel che concerne la filosofia produttiva dell’azienda da qualche anno è pienamente indirizzata sul biologico, con l’intenzione di perseguire un delicato ma al tempo stesso perfetto equilibrio fra agricoltura e conservazione, perché – per dirla con le parole del proprietario – “se un tempo era l’arte a lasciare un segno, a maggior ragione oggi è la cura del paesaggio a dare senso alla bellezza e al progresso”.
Equilibrio ed armonia che si ritrovano in maniera plastica ed evidente anche dei vini dell’azienda, che ho avuto la fortuna di assaggiare e di cui racconterò alla fine le mie impressioni.
Ma come è ormai tradizione, più che attraverso mie parole ho preferito che a parlare del passato, del presente e del futuro dell’azienda fossero gli stessi protagonisti della storia, attraverso l’intervista che Alice Brizioli – Sales & Marketing Intern dell’azienda – ha accettato con entusiasmo di fare.
Buongiorno Alice, e grazie mille per aver accettato il mio invito. La vostra è una azienda che definire storica è un eufemismo. Ma come e quando nasce il progetto Principe Corsini come lo vediamo al giorno d’oggi?
Buongiorno Agostino, grazie a te per l’interesse dimostrato nei nostri confronti. Sebbene le sue radici affondino già nel XIV secolo, il progetto Principe Corsini nella sua forma attuale è stato concepito nel 1992, quando la conduzione dell’azienda è passata in mano a Duccio Corsini, che tutt’ora si dedica con passione alla produzione di vino e olio extravergine di oliva.
C’è un aneddoto, legato alla storia aziendale o alla vostra avventura di produttori, che ricordate con piacere o soddisfazione?
Niente accade per caso. Per questo, ci piace ricordare il lontano inizio della nostra storia d’amore con il vino: nel 1363 la famiglia Corsini acquistò “tre poderi con vigneti e ulivi, un frantoio e una casa da signori” a San Casciano in Val di Pesa, il comune più a nord all’interno dell’area del Chianti Classico. La scelta fu determinata dalla sua posizione strategica in prossimità di Firenze, dalla qualità dei terreni altamente vocati all’agricoltura e, in particolare, dalla presenza di un frantoio per la produzione di olio.
Essendo parte una famiglia da secoli ancorata sul territorio toscano, immagino che il concetto di tradizione sia per voi un faro da seguire. Ma come si lega nel vino antico e moderno, tradizione ed innovazione?
La nostra realtà prende origine proprio da questo dualismo. Basti pensare che le cantine sotterranee di Villa La Corti sono le stesse che furono progettate e realizzate nel 1604, anno da cui non hanno mai smesso di essere operative. Pur introducendo tecniche di lavorazione innovative nel corso degli anni, abbiamo avuto il privilegio di sfruttare le caratteristiche uniche di questo luogo, come la forte inclinazione del pavimento rispetto al soffitto, che fu studiata nel XVII secolo per permettere una corretta areazione degli ambienti ed evitare l’accumulo di CO2.
Qual è la vostra “ricetta” che sta alla base di un vino di qualità?
Rispetto della natura, amore per il territorio, tradizione, passione e innovazione. Sono questi gli ingredienti imprescindibili per produrre un vino di qualità. Nelle nostre due Tenute, stagione dopo stagione, ci dedichiamo alla produzione di vini che trasmettano fedelmente il terroir di provenienza in bottiglia.
I vigneti sono tutti di proprietà? Dove si trovano?
I vigneti delle nostre due tenute sono tutti di proprietà. A Villa Le Corti, situata a San Casciano in Val di Pesa nel Chianti Classico, abbiamo circa 230 ettari di terreno di cui circa 50 destinati alla coltivazione del vigneto e altri 63 ettari riservati agli ulivi. A Tenuta Marsiliana in Maremma, i nostri vigneti si estendono per circa 20 ettari.
Quali sono i punti in comune tra i vini (specie se a base Sangiovese) prodotti nel territorio chiantigiano e quelli in Maremma? E quali, invece, gli aspetti che ne marcano la differenza?
Eleganza, freschezza, bevibilità e qualità senza compromessi: sono queste le parole chiave che guidano tutta la produzione di Principe Corsini. Dopo di che, a Villa Le Corti esaltiamo la tradizione chiantigiana, esplorando le molteplici declinazioni del Sangiovese, mentre a Marsiliana produciamo vini di respiro più internazionale.
La vostra azienda opera in regime biologico dal 2015. Qual è il vostro concetto di viticoltura biologica?
Per noi la scelta della viticoltura biologica e sostenibile significa valorizzare le differenze dei territori rispettando al contempo l’ambiente, la stagionalità, i ritmi della natura e, soprattutto, l’unicità dei vitigni, senza forzature o esasperazioni. Come ama ripetere Duccio Corsini, «il nostro lavoro è trasformare i frutti che ci regala la terra in un prodotto di qualità ed eccellenza».
C’è un’etichetta cui siete particolarmente legati?
Sì, in effetti. Si tratta di Fico, acronimo di Filippo Corsini, primogenito della famiglia, scomparso prematuramente nel 2016. Filippo aveva un sogno, quello di produrre un vino in assoluta armonia con l’ambiente, simbolo di una nuova direzione produttiva. Questo sogno ha preso forma a partire dal 2015, dando vita a un vino biodinamico unico, completamente naturale e capace di assecondare i cicli biologici della natura, una vera e propria filosofia di vita.
Quali sono gli obiettivi futuri dell’azienda? Avete progetti in cantiere?
Sul versante commerciale, a partire dal 2019 abbiamo intrapreso importanti attività digitali, dalla ristrutturazione del sito alla creazione di un e-commerce per i consumatori finali, che si sono rivelate fondamentali nell’anno della pandemia. Ma allo stesso tempo abbiamo deciso di fare un passo ulteriore, sviluppando Digiwine, una piattaforma B2B interamente dedicata a bar, ristoranti, enoteche, che possono accedere e acquistare i nostri prodotti in maniera diretta, rapida e sicura. Ci auguriamo di far conoscere e crescere questo progetto nel corso dei prossimi anni.
I miei assaggi
Le Corti 2018 - Chianti Classico DOCG
(95%Sangiovese, 5%Colorino – 12 mesi in cemento)
Espressione fresca e fragrante del Chianti Classico, favorita dall’annata buona, specie nel periodo precedente la vendemmia. Rubino brillante e luminoso, naso aperto e varietale, con le classiche note del Sangiovese a farla da padrone (violetta, ciliegia) ed una vena speziata ad accompagnare il profilo. Bocca agile e scorrevole ma al tempo stesso piacevole e ben equilibrata tra acidità, morbidezza ed un tannino leggero ma presente. Finale in continuità, con rimandi fruttati e speziati.
Giudizio personale: 87/100
Cortevecchia 2016 – Chianti Classico Riserva DOCG
(95%Sangiovese, 5%Colorino – 16 mesi in botti di rovere da 26hL)
Riserva di livello, in cui l’annata pressoché perfetta ne ha sublimato le caratteristiche.
Rubino/granato, luminoso e trasparente. Naso intenso e complesso nonostante sia ancora giovane, in cui alle tipiche note varietali (ciliegia, rosa, violetta) si accompagnano sentori di pepe bianco, tabacco e rimandi agrumati. Bocca classica, austera e forse un filo spostata sulle durezze ma dinamica e molto piacevole. Tannino fitto ma fine. Ottima persistenza, finale in cui alle canoniche note fruttate si accompagnano rimandi balsamici di liquirizia.Giudizio personale: 92/100
Don Tommaso 2016 – Chianti Classico Gran Selezione DOCG
(80%Sangiovese, 20%Merlot – 16 mesi in tonneaux di rovere da 5/7hL)
Gran Selezione di impostazione moderna, più votata al gusto internazionale ma decisamente valida e strutturata. Rubino più intenso rispetto alla Riserva, naso molto bello ed espressivo, giocato su note di amarena, frutti di bosco, eucalipto e vaniglia. Bocca corposa, forse un filo troppo rotonda e meno dinamica della Riserva, anche se nel solco di un’annata che regala piacevolezza ed armonia. Ottima persistenza, finale in continuità, in cui emergono note di frutta matura e rimandi dolci.
Giudizio personale: 90/100
Grazie per la condivisione! Cantina che merita di essere approfondita 🙂
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