Le mie bottiglie dei sogni



In un periodo storico in cui sembra manchi tutto, dalle libertà a cui eravamo abituati (e che consideravamo scontate) alle certezze più o meno granitiche che accompagnavano la nostra vita di tutti i giorni - passando per soppressioni dello stato democratico più o meno bizzarre – credo sia evidente una cosa: non ci rimane altro che sognare.

Sognare per sfuggire – anche solo per chi istanti - dalla realtà, sognare perché (almeno pe ora) è gratis, sognare per porsi nuovi obiettivi e rilanciare la propria autostima, sognare anche solo per passare un po’ di tempo a rilassarsi e fantasticare.

Per questo, senza uscire dal tema vinoso, che ricorrente accompagna e scandisce la mia vita così come quella di tanti di voi, mi sono divertito a pensare alle mie “bottiglie dei sogni”, quelle che se non avessi limiti al budget, o più probabilmente qualora fossi un oligarca russo in giro per il mondo, ordinerei in quantità smisurate.

Sono sette, tante quante le meraviglie del mondo antico, etichette mitiche che – in qualche caso – sono riuscito ad avvicinare in questi anni di passione enoica ma che purtroppo (per me) non hanno ancora preso residenza nella mia cantina personale.

Riconosco sia solo un gioco – ed anche abbastanza sciocco – ma il gioco, al pari del sogno, è ciò che separa la felicità personale da una vita spesa ad inseguire modelli confezionati da altri.

 

P.S. Per scelta ho evitato la Borgogna, in parte perché non sono così competente in materia da darne un giudizio che uscisse dalla lista “dei soliti noti”, ed in parte perché racchiude al suo interno così tante bottiglie da sogno (o per meglio dire da mutuo) che davvero non avrei saputo quali scegliere.

 

Unico Ribera del Duero – Bodegas Vega Sicilia

Blend di Tempranillo e Cabernet Sauvignon (con il primo nettamente prevalente), proveniente da vigne vecchissime e iper-selezionate all’interno della praticamente sterminata proprietà aziendale, una Bodega mitica e con oltre 150 anni di storia alle spalle.

Rese bassissime (nell’ordine dei 20hl/ettaro) ed affinamento di almeno 10 anni, dapprima in barrique nuove e poi in botti più grandi e già utilizzate in precedenza, con momento della messa in commercio deciso di volta in volta dall’insindacabile giudizio dell’enologo della Bodega.

Costa parecchio ma non è certamente tra i vini più irraggiungibili di questo mondo, ma ha da sempre esercitato su di me una forza innaturale e quasi magnetica, al punto che se dovessi pensare ad una ideale classifica, lo metterei probabilmente davanti a tutti.

Una bottiglia di incredibile eleganza e di longevità quasi inaudita, il Re della Spagna del vino, un monumento più che una grande bottiglia.

Unico di nome e di fatto.

 

Barolo Monfortino Riserva – Giacomo Conterno

 Potenza ed eleganza, un gigante in un guanto di velluto.

Figlio prediletto del terroir di Serralunga e frutto di una selezione delle uve del mitico vigneto Francia (senza dubbio uno dei più grandi cru di Langa), viene affinato per circa 80 mesi prima di essere messo in commercio.

Un vino di una forza infinita, un vero e proprio campione senza tempo né dimensione, capace di sfidare e sconfiggere il trascorrere del tempo così come chiunque cerchi di metterne anche solo in dubbio la propria supremazia.

Se il Barolo è il Re dei vini, il Monfortino è senza dubbio il Luigi XIV del Barolo, il suo rappresentante più grande e splendente, capace di oscurare il Sole e di regalare emozioni indimenticabili.


Brunello di Montalcino Riserva – Gianfranco Soldera

Pochi personaggi del vino italiano sono stati importanti ma al tempo stesso divisivi come Gianfranco Soldera, grande ed iconico produttore che ci ha lasciato qualche anno fa.

Una figura senza mezze misure, un genio visionario capace di anticipare i tempi, creando – anche grazia all’aiuto del maestro assaggiatore Giulio “Bicchierino” Gambelli – alcune etichette in grado di riscrivere la storia di Montalcino ma altresì di fornire un’ulteriore dimensione al Sangiovese.

Un vino semplicemente straordinario, elegante e profondo come il mare che si ammira dalle colline di Montalcino ma al tempo stesso viscerale e sanguigno come la terra che gli ha regalato la vita.

 

Porto Vintage National – Quinta do Noval

Infinito. Eterno. Immortale.

Un Porto Vintage iconico, un’autentica leggenda, prodotto da uve provenienti da una vecchissima vigna a piede franco, interamente piantata con vitigni autocnoni (da qui il nome Nacional).

Trovare descrittori a questo monumento del vino mondiale, una bottiglia di inusitata bellezza e longevità, è cosa semplice ma al tempo stesso impossibile.

Semplice perché trovandoselo davanti, respirarne i profumi e gustandone i sapori, farebbe – metaforicamente parlando – ritornare la parola anche a chi l’ha perduta.

Impossibile perché qualsiasi cosa dire, qualsiasi aggettivo possiate usare per descriverlo, anche il più mirabolante, non riuscirebbe – nemmeno in parte – a raccontarne la grandezza.

 

Barbaresco Asili Riserva – Bruno Giacosa

Per parlare di Bruno Giacosa, una delle più grandi figure di Langa ma più in generale del vino italiano, non basterebbe un intero articolo, figurarsi queste poche e modeste righe. Il maestro per eccellenza, figura unica ma al tempo stesso inimitabile di questo territorio, un “negociant-elevateur” di un livello e di una profondità culturale senza pari.

Un mito senza tempo, un uomo che ha fatto della sensibilità nella scelta della materia prima un’arte capace di restrituire vini di folgorante bellezza.

Il Barbaresco Asili Riserva è probabilmente il più grande tra i suoi straordinari vini, una bottiglia complessa come pochissime altre, un sogno liquido capace di raccontare – più di tante e spesso vuote parole – la sensibilità e la filosofia del suo ideatore e la grandezza di questo terroir.

 

Chateau Latour Pauillac Grand Cru Classè – Chateau Latour

Sontuoso, elegante, complesso, straordinario.

Da molti considerato il rosso per eccellenza, è un vino a dir poco leggendario e conosciuto anche da chi di questo mondo sa poco o nulla, l’etichetta che – grazie ad una perfetta combinazione di fattori naturali e conoscenze enologiche – è in grado di esprimere al meglio la quintessenza del Cabernet Sauvignon e le potenzialità dell’incredibile terroir di Pauillac.

Un autentico mostro, un mito senza tempo né spazio, un Bordeaux a cui la parola perfezione si addice come un vestito di Valentino fascia il corpo di una meravigliosa modella, capace come pochissimi altri di coniugare tradizione e modernità.

 

 

Chateauneuf du Pape Reserve Rouge – Chateau Rayas

Concentrato e profondo, complesso ed elegantissimo.

Uno Chateauneuf du Pape a dir poco leggendario, inusuale nell’uvaggio ma altresì di maestosa classicità, territorialità e grandezza.

Proveniente da una zona che rappresenta un unicum all’interno della denominazione, con terreni sabbiosi ed estremamente poveri di scheletro (oltre che orientati verso nord) è un vero e proprio miracolo liquido, un vino di inusitata ricchezza.

Un’etichetta capace di stravolgere i canoni all’interno di un già di per sé grande terroir, in grado di elevarsi su una dimensione soprannaturale e di trascendere l’umana e limitata comprensione.

Il non plus ultra della Grenache, la sua più alta ed inarrivabile espressione.

Commenti

  1. ho avuto la fortuna durante una degustazione di bere Asilidi giacosa , (2014) veramente notevole, ho in cantina una bottiglia di monfortino 2014 sto tentando di conservarla ancora qualche anno

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    1. Mi raccomando allora...non portare a termne questo infanticidio, aspetto qualche annetto!
      Un abbraccio e alla prossima!

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  2. Che meraviglia! Cantine che non conoscevo. Grazie!

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    1. Non è mai troppo tardi cara Bianca, specie per approcciare mostri sacri di questo calibro!

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  3. Al di là delle bottiglie (tutte fantastiche, da "buon esercizio del fantasticare") ottimo richiamo alla libertà dei sogni e del gioco. In alto i calici immaginari! :D

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    1. Grazie mille caro Anam! Contento che tu, al di là delle etichette, abbia apprezzato il concetto alla base dell'articolo. Significa che è arrivato...
      Un abbraccio e alla prossima!

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  4. Ago ci troviamo molto d'accordo sui vini da sogno. Tutti quelli che hai citato li vorrei tanto provare ma la realtà che la mia classifica non sarebbe mai di 7 ma di un numero indefinito. La mia curiosità è troppo e ne ho davvero tante, troppe nella lista. Sicuramente mi piacerebbe provare tutti i vini dei premier cru del Pauillac tutti i più grandi Châteaux. Sulla borgogna lasciamo stare troppi! mi piacerebbe provare il Petrus. Degli italiani i più grandi bolgheri e Gaja! La mia curiosità non ha fine...

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    1. Neanche la mia cara Silvia!
      Ma è proprio la curiosità, oltre al dubbio, il motore della conoscenza.
      Un abbraccio e alla prossima!

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  5. Caro Ago, anch'io dopo un po' di anni e di sogni, ho deciso che prima o poi nella mia vita avrei dovuto provare quello che ritengo essere il trittico delle eccellenze italiane: monfortino, soldera e masseto (che manca nella tua lista). Da poco sono presenti tutti e 3 in cantina. Non so quanto resisterò. Spero che quando li recensirò potrò avere il piacere di leggere un tuo commento, perchè il vino ed il piacere che genera, va sempre condiviso. Un abbraccio.

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  6. Niente mi sa che dobbiamo farci un bel viaggio un giorno .. e perderci in queste bottiglie ( o altre 2-3 che ho in mente )…

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