Mossi 1558, passato, presente e futuro di un territorio
Ammetto che - nonostante mi ritenga un buon conoscitore dei territori del vino italico - fino a pochi mesi fa ero praticamente all’oscuro del fatto che in provincia di Piacenza si producesse vino di qualità.
Anzi, riconosco che quando un amico, durante una cena ad inizio luglio, mi disse:
“Ti ho portato una bottiglia che devi assaggiare”
La mia iniziale espressione di felicità (tipica dei bambini che ricevono un giocattolo in regalo) si trasformò rapidamente in un ghigno dubbioso non appena aggiunse:
“Sai, proviene dalla zona dei Colli Piacentini”.
Fortuna che sono un tipo curioso, e quindi, alla prima occasione utile decisi di aprire la bottiglia che mi era stata regalata, un Gutturnio DOC Classico Riserva dell’azienda Mossi 1558, fino a quel momento a me sconosciuta.
A dispetto delle attese, nel bicchiere trovai però un signor vino, etereo ed elegante al naso (impreziosito da rimandi balsamici e speziati), strutturato ma al tempo stesso equilibrato al palato.
Entusiasta dell’assaggio, andai subito a documentarmi su chi fosse il produttore, trovando un’azienda storica del territorio della Val Tidone, passata di proprietà nella 2014 dalla famiglia Mossi a Silvia e Marco, sposi nella vita e “nelle viti”.
In seguito, non appena ne ho avuto occasione ho provato a contattarli, con lo scopo di conoscerli meglio e raccontare la loro storia e quella dei vini che producono.
Con mio grande piacere hanno accettato con entusiasmo l'invito, e Silvia, la “padrona di casa”, è stata gentilissima nel rispondere alle domande dell’intervista.
- Come e quando nasce l’azienda?
“La storia della cantina Mossi inizia nel 1558, grazie ad un censimento della famiglia Farnese che riporta il nome di Jo Francesco Mossi. Abitava ad Albareto, dove tuttora si trova la Cantina, con moglie e sei figli, e il suo lavoro era anche la sua passione: aiutare questa terra fertile a produrre ciò che le viene meglio, uva e vino. Da allora si sono succedute 14 generazioni di vignaioli. Parliamo di 500 anni di lavoro, in cui la Cantina Mossi è diventata patrimonio di questo territorio, radicata come la più tenace delle viti”.
- L’azienda rappresenta la storia enologica di questo territorio, ma la vostra acquisizione è abbastanza recente, e soprattutto non siete nati all’interno di questo mondo. Quando è scoccata la scintilla, quella che vi ha convinto a diventare produttori di vino?
“La nostra è stata una vera e propria scelta di vita: ci siamo innanzitutto innamorati della Val Tidone, dove passavamo vacanze e fine settimana nella seconda casa della famiglia. Lavoravamo a Milano in ambiti totalmente estranei al mondo del vino ma il lavoro era troppo frenetico e rubava tempo alla famiglia, e sentivamo il desiderio e il bisogno di cambiare vita. Grazie al supporto dei genitori di Marco, abbiamo iniziato a cercare un’attività in Val Tidone, al fine di recuperare il contatto con la natura e il ritmo delle stagioni. Non conoscevamo affatto questo mondo, ma ci siamo innamorati a prima vista dell’azienda e ci siamo tuffati senza paura in questa nuova avventura. Nel 2014 abbiamo deciso di rilevarla, continuando a raccontarne la storia al mondo intero”
- I vigneti sono tutti di proprietà? Sì Dove si trovano? Età media delle vigne?
“La Cantina possiede 75 ettari – tutti di sua proprietà, nei comuni di Ziano Piacentino e di Borgonovo Val Tidone. Sono divisi in tre blocchi principali, il più lontano si trova a circa 10 km dalla sede della Cantina, mentre il più vicino è giusto al di là del cancello di ingresso. Le nostre viti più giovani hanno 5 anni, mentre le più “mature” arrivano a 40 anni. Quando dobbiamo estirpare un vigneto vecchio, lo facciamo sostituendo queste viti esclusivamente con uve tradizionali del territorio”.
- Ho visto che producete vini da diverse uve, sia a bacca bianca che a bacca rossa, anche se tutte riconducibili alla tradizione di questo territorio. Ci sono differenze importanti nella gestione – in vigna ed in cantina – di questi differenti vitigni?
“In vigna la differenza principale sta nella potatura della Croatina (Bonarda), che necessita di una potatura più lunga poiché inizia a produrre dalla quinta o sesta gemma, mentre le altre varietà producono già dalle gemme basali. I periodi di maturazione e raccolta sono poi differenti, sia in relazione alle diverse varietà che per il risultato che si vuole ottenere. Inoltre, mentre per le uve bianche è importante preservare acidità ed aromaticità (come nel caso della nostra Malvasia), per le uve rosse è fondamentale raccogliere l’uva al momento giusto, quando il corretto rapporto tra grado zuccherino e acidità possono permettere anche al colore e al tannino la loro espressione migliore. Infine, anche i tempi di fermentazione e macerazione sono calibrati in funzione del vitigno e del vino che si ha in mente di produrre.”
- Al di là di queste differenze, esiste una “ricetta” per ottenere vini di grande qualità?
“L’ingrediente principale è senza dubbio un’uva sana e raccolta al giusto grado di maturazione. Per il resto, seguiamo passo dopo passo tutta la produzione, dalla vigna fino alla bottiglia. Durante la vinificazione effettuiamo monitoraggi continui per tenere sotto controllo fermentazioni e macerazioni. Tecnologie all’avanguardia e frequenti analisi chimiche e organolettiche ci consentono di esaltare ciò che la natura ci offre, ma al tempo stesso coltiviamo una grande collaborazione e sincronia tra i membri dell’equipe di lavoro, lungo tutta la filiera, da chi lavora in vigna fino a chi si occupa di vinificazione e imbottigliamento”.
- Mi ha molto incuriosito leggere sul vostro
sito riguardo alle Tre Promesse che avete fatto ai vecchi proprietari ma al
tempo stesso a voi stessi. Di che si tratta?
“Si tratta di impegno, responsabilità e passione, rispettando le tradizioni e l’eredità che abbiamo ricevuto, ma con nuovo slancio e nuovi progetti.
Innanzitutto, vogliamo rafforzare l’immagine dell'Ortrugo, vitigno che Luigi Mossi – con grande lungimiranza – vinificò per primo in purezza negli anni ’70, e che ad oggi produciamo sia in versione frizzante da tutto pasto che come bollicina mediante Metodo Martinotti.
La seconda promessa è la Malvasia Rosa, una varietà rarissima, frutto di una mutazione genetica spontanea della Malvasia di Candia Aromatica. Il Professor Mario Fregoni, dopo anni di ricerca, è riuscito a stabilizzare questa varietà e oggi siamo una delle tre aziende al mondo ad avere in anagrafe vitigni di Malvasia Rosa, con cui produciamo un elegante spumante rosé ed un’eclettica vendemmia tardiva.
La terza promessa l'abbiamo fatta con noi stessi: continuare nel percorso di ricerca e innovazione che ha sempre caratterizzato le cantine Mossi. Nel nostro vigneto sperimentale sono a dimora più di 20 varietà locali ormai sempre più rare, ed altre 10 sono in fase di studio, grazie alla collaborazione con l’Università Cattolica del Sacro Cuore, con l’obiettivo di far nascere nuove grandi uve che possano far fronte alle nuove sfide del cambiamento climatico”
- La vostra azienda si trova in un’area dall’ottimo potenziale ma non certo al centro dei radar della critica e degli appassionati. Ritenete ci siano dei motivi evidenti che stanno limitando tale crescita, ad esempio poca valorizzazione “pubblicitaria” del marchio Colli Piacentini DOC o una scarsa capacità dei produttori di fare gruppo?
“Fin dai tempi degli antichi romani la zona dei Colli Piacentini è stata vocata alla viticoltura, ma sono molteplici i fattori per cui quest’area fatica a trasmettere la storicità e la qualità dei propri vini. Probabilmente ciò che ha penalizzato maggiormente la zona è dipeso dalla stessa volontà dei produttori di rimanere nel mercato locale o di prossimità: fino agli anni ’90 si produceva tanto vino sfuso, che veniva venduto in damigiane soprattutto in Lombardia e in Liguria. A partire dal 2000, con il cambiamento dei consumi e il calo delle vendite di vino sfuso, l’apertura verso altri mercati è diventata una necessità. In particolare, servono strategie di comunicazione e una visione globale per esportare all’estero, a partire dalla necessità di conoscere l’inglese. Negli ultimi anni, con le nuove generazioni di vignaioli, le cose stanno cambiando: il livello di formazione è aumentato, si è compresa la necessità di utilizzare nuove tecnologie (e di partecipare a fiere ed eventi). Questi sforzi stanno già ottenendo buoni risultati, tra cui la presenza dei vini dei Colli Piacentini in numerose guide di settore, articoli e concorsi, con ottimi riconoscimenti sia a livello italiano che internazionale”
- Quali sono gli obiettivi futuri dell’azienda? Avete ulteriori progetti in cantiere
"Siamo in fase di grande fermento: i lavori di ammodernamento sono iniziati nel 2017, l’area di produzione è ormai terminata, mentre tra qualche anno sarà pronto anche un B&B di charme nella villa dove viveva Luigi Mossi; qui organizzeremo eventi per turisti e per giornalisti. Inoltre, la sostenibilità è sicuramente il nostro focus principale: presto otterremo la certificazione CasaClima Wine, incentrata sul risparmio energetico, e la certificazione V.I.V.A., che valuta la sostenibilità in viticoltura, tenendo conto di quattro indicatori fondamentali (aria, acqua, vigneto e territorio)".
All’interno della ricca batteria dei vini
aziendali, ho avuto modo di assaggiare diverse etichette. Di seguito riporto le
note relative a quelle che mi hanno maggiormente colpito.
Baciamano 2019 - Colli Piacentini DOC Malvasia fermo
100% Malvasia di Candia Aromatica – Affinamento per diversi mesi in vasi Clayver (anfore di ceramica)
Paglierino brillante alla vista, al naso è intenso ed ammaliante come una grande Malvasia deve essere, marcato da note prevalentemente fruttate, con richiami agrumati ed una leggera sfumatura che ricorda le erbe aromatiche. In bocca mostra un discreto corpo ed un equilibrio già totalmente raggiunto, con una acidità ed un grip gustativo comunque importanti. Finale preciso e persistente.
Una bella e piacevole sorpresa, anche per un non amante della Malvasia come il sottoscritto.
Valutazione personale: 87/100
Impetuoso 2017 – Gutturnio DOC Classico Superiore
60% Barbera / 40% Croatina– Affinamento di 12 mesi in botti grandi di rovere di Slavonia
Rubino/porpora, intenso e luminoso. Al naso è pulito ed intenso, giovane e sfacciato come deve essere un vino di questo tipo. Note fruttate dominanti (mirtilli e fragola), note speziate e vegetali in sottofondo, a cui si aggiunge una leggera sfumatura che ricorda la cipria. Al palato mostra corpo medio ed eccellente coerenza gusto/olfattiva, oltre che una piacevolezza ed equilibrio notevoli, con ancora la frutta matura a caratterizzare il sorso. Media persistenza, finale pulito, con un leggero retrogusto amarognolo.
Un vino da tutto pasto e per tutti i giorni, ma al tempo stesso molto piacevole e dalla bevibilità killer. Infatti, è stata la prima bottiglia di cui abbiamo visto il fondo!
Valutazione personale: 85/100
Infernotto Riserva – Vino da tavola
50% Barbera / 40% Croatina / 10% Pinot Nero
Utilizzo di annate diverse per ciascuna tipologia (in tal caso Barbera 2011, Croatina 2013 e Pinot Nero 2015). Affinamento separato in barrique/tonneaux di rovere francese e successivo assemblaggio.
Rubino/granato, molto intenso, quasi cupo. Al naso è molto pulito, un po' reticente all’inizio ma sempre più ampio e fine con il passare dei minuti nel bicchiere. Note balsamiche (liquirizia ed eucalipto) a dominare il profilo, accompagnate da richiami boisè e di vaniglia, oltre ad una leggera sfumatura vegetale. In bocca è strutturato e mostra un interessante grip gustativo, anche se l’equilibrio è ancora leggermente spostato verso le durezze. Buona persistenza ed ottima coerenza gusto/olfattiva, in cui alle note balsamiche già avvertite al naso si aggiunge un’elegante nuance che ricorda il cacao amaro.
Un vino estremamente particolare e con sicuri margini evolutivi, una vera e propria “ricetta segreta della cantina”. Timido all’apertura, con il tempo si apre mostrando eleganza e profondità. Peccato che la bottiglia sia finita presto…
Valutazione personale: 87++/100
Nella sostanza, assaggi di grande solidità e aderenza, a testimoniare il valore tecnico ma anche etico di un'azienda che - dopo aver rappresentato la storia di questo territorio - ha tutte le carte in regola per scrivere, in un futuro prossimo, pagine ancora più splendenti e luminose.
Grazie per il consiglio! Parlo spesso del gutturnio con mio fratello, ora ho anche una cantina da consigliare e provare!
RispondiEliminaSono contento di averti dato un'ulteriore spunto di discussione, allora! :)
EliminaUn abbraccio e grazie mille per aver letto e commentato l'articolo!!!
I colli piacentini riservano delle vere sorprese!
RispondiEliminaPer me (che fino a qualche tempi fa non li conoscevo) si sono rivelati decisamente sorprendenti!
EliminaComplimenti Ago! Un'intervista molto interessante che mi ha fatto venire voglia di aprire una bottiglia che ho in cantina!
RispondiEliminaQuando si apre una bella bottiglia non è mai un'occasione sprecata, amico mio! Un abbraccio e grazie per aver letto e commentato l'articolo!
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