Chateau Ferran ed i tannini vellutati del Bordeaux


Nel vino, così come nella vita di tutti i giorni, generalizzare è di norma sbagliato, e spesso finisce anche per divenire pericoloso.

Però, mantenendo la “generalizzazione” ad un livello ludico, mi piace associare ad ogni denominazione un aspetto tipologico che più ogni altro la caratterizza, e che ritrovo più o meno in ogni mio assaggio.

Ad esempio, la freschezza ed il grip dinamico che ogni volta riscontro nel Taurasi, o il tocco rustico che non manca mai nel Montepulciano d’Abruzzo (anche nelle sue versioni migliori), oppure la nota ferrosa/sanguigna tipica del Brunello con qualche anno sulle spalle.

Nei vini di Bordeaux, che apprezzo e non poco – anche se di norma sono un “campanilista” che oltre tutto non ama particolarmente i blend – nonostante si parla di un’area estremamente ampia e variegata (con vette di assoluta eccellenza ma con anche con etichette spesse volte “dozzinali”) la caratteristica che ritrovo nella quasi totalità dei casi è la finezza del tannino.

Un tannino generoso – a volte anche importante – ma comunque vellutato, incisivo ma al tempo stesso sottile. Nella sostanza, una specie di patina, che avvolge il palato durante l’assaggio, aumentando da un lato la piacevolezza del vino ma al tempo stesso contribuendo a ripulire il palato in maniera pressochè perfetta.

 L’ennesima riprova l’ho avuta qualche sera fa, di fronte ad uno Chateau Ferran 2016, un Bordeaux proveniente dai terreni ciottolosi e calcarei di Pessac-Leognan, nel cuore della zona delle Graves.

Un vino interessante e di buon livello ma non certo un top-player della denominazione, il quale – seppur ancora giovane e per alcuni aspetti ancora indietro nel suo sviluppo – ha messo in evidenza un tannino fitto ma al tempo stesso gentile, quasi come fosse un carattere identitario dei vini di questa grande e variegata regione.

Chissà, forse si tratta solo di una suggestione che si affaccia nella mia mente ogni volta che mi ritrovo davanti ad un Bordeaux, ma mi piace pensare, generalizzando anche dove non si dovrebbe, che esistono dei caratteri che – come per magia – ogni terroir che si rispetti è in grado di regalare ai vini che da esso si originano.


Pessac-Leognan Chateau Ferran 2016

Giudizio personale: 86/100

Uvaggio: 78% Merlot, 12% Petit Verdot, 10% Cabernet Sauvignon

Affinamento: 12 mesi in botti di rovere francese (per il 30% nuove)

Fascia di prezzo: 18-22€

 

DEGUSTAZIONE

👀 Rubino integro, intenso e denso, buona limpidezza

👃Pulito, intenso e di buona articolazione, ma ancora abbastanza giovane ed un po’ compresso, quindi caratterizzato da profumi non perfettamente definiti e distinti. Frutti di bosco, nota mentolata, vaniglia leggera speziatura, sfumatura terrosa in sottofondo.

👄Di medio corpo, speziata e rotonda, fresca e con un tannino incisivo ma al tempo stesso caratterizzata da una grana estremamente fine. Media persistenza, finale pulito ed interessante anche se ancora un po’ a corto di definizione.

Commenti

  1. Personalmente tra i vini rossi ad oggi preferisco il Montepulciano perché mantiene le sue caratteristiche anche in longevità. Tuttavia è interessante sempre degustare altri vitigni, anche in blend, per vedere le differenze 😊 grazie!

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