Carlo Casetta, quando l’amore per la terra dà grandi frutti
Ogni volta che sento parlare di Roero, mi ritorna in mente il titolo di un film degli anni ’80 – impegnativo ma molto bello – ossia “Figli di un Dio minore”.
Non fraintendetemi, la trama non c’entra nulla con il mondo del vino, ma il titolo è emblematico per descrivere quest’area vitivinicola di grande interesse e dalle notevoli potenzialità, che ha una sola (grande) sfortuna: si trova adiacente alle Langhe, probabilmente la “mattonella” di terra più considerata - dalla critica ma anche dagli appassionati – dell’intero stivale enoico.
Per tale motivo, il Roero – che geograficamente occupa l’area della provincia di Cuneo delimitata dalla riva sinistra del fiume Tanaro – finisce gioco forza per essere oscurato dalla presenza del suo ingombrante vicino, e con essa gran parte (se non la totalità) delle aziende e dei produttori.
Non mancano però le eccellenze (una per tutte il "Ròche D'Ampsèj" del compianto Matteo Correggia) così come non mancano realtà in cui con passione ed abnegazione si portano avanti tradizioni familiari o piccoli/grandi sogni personali.
Una di queste, è senza dubbio l'azienda Carlo Casetta, bella realtà a carattere familiare con sede in Montà (ossia nella parte più settentrionale dell’area), che avevo conosciuto tempo fa nel corso di un assaggio.
Diverse i vini facenti parte la gamma aziendale, prodotti con molteplici vitigni (sia a bacca bianca che rossa) e ricadenti in più di una denominazione, alcuni dei quali ho anche avuto modo di riassaggiare nel corso di questa mia visita (purtroppo virtuale) dell’azienda.
Tra tutti, mi ha decisamente
impressionato lo STIL, il Nebbiolo d’Alba facente parte della nuova linea
aziendale, di cui parlerò in dettaglio alla fine ma che però vi consiglio - fin da subito - di cercare ed acquistare.
Un gran bel Nebbiolo, elegante ma al tempo stesso armonico nonostante la giovane età e con in più una bevibilità davvero incredibile, oltre che con un rapporto/qualità prezzo semplicemente sbalorditivo.
Alla guida dell’azienda c’è Carlo, giovane enologo dalla grande preparazione (che dopo il Diploma presso la prestigiosa Scuola Enologica di Alba ha conseguito la Laurea Magistrale in Scienze Viticole ed Enologiche), che ha accettato con piacere di rispondere alle mie domande.
Come e quando nasce l’azienda?
"L’azienda nasce negli anni Sessanta per mano di mio nonno Carlo a San Rocco, una piccola frazione appartenente al comune di Montà. Ancora oggi la sede dell’azienda è rimasta invariata e i vigneti circondano la proprietà”.
Tu rappresenti la terza generazione dell’azienda. Quando è scoccata la scintilla, quella che ti ha convinto che da grande avresti proseguito l’avventura intrapresa da tuo nonno e da tuo padre?
“Sono stato il primo nipote in famiglia e da sempre ho avuto un forte legame con mio nonno, di cui, non a caso, porto anche il nome. Da piccolo lo seguivo ovunque e lo imitavo in ogni gesto. Lui mi ha insegnato l’amore per il lavoro e per la terra; da lui ho imparato tutti i primi rudimenti di agricoltura ed è stato naturale proseguire su questa strada. Prima ancora di diventare oggetto di studi e poi un lavoro, il mondo del vino è infatti stato per me un divertimento, perché giocavo a vendere il vino come facevamo nonno e papà”.
I vigneti sono tutti di vostra proprietà? Dove sono situati? E qual'é l'età media delle vigne?
“Sì, i vigneti sono tutti di proprietà e circondano l’azienda agricola. Ci troviamo a Montà, una delle storiche porte di accesso al Roero. Alcuni dei vigneti sono storici, impiantati da mio nonno in passato. Nel 2011 inizia la fase di rinnovamento e nel corso degli anni ho impiantato i nuovi vigneti e le colture di nocciole nei terreni di fondovalle”.
Ho visto che producete vini da diverse uve, quali Barbera, Dolcetto e Nebbiolo (solo per rimanere sui rossi). Ci sono differenze importanti nella gestione – in vigna ed in cantina – di questi differenti vitigni?
“Sicuramente ogni vitigno ha peculiarità che vanno preservate ed esaltate, ma in vigna lavoriamo più o meno allo stesso modo con tutti i vitigni, facendo la massima attenzione alla natura ed al consumatore, riducendo al minimo i trattamenti, lasciando il filare inerbito ed utilizzando il sovescio come unica forma di coltivazione. In cantina, poi i nostri vini seguono i processi che più si addicono a ognuno, quindi cerchiamo di diversificare affinamenti ed invecchiamenti in modo da esaltare il più possibile gli aromi e le caratteristiche organolettiche”.
Al di là della grande varietà - ed eterogeneità - di vini prodotti in regione, è fuor di dubbio che il principe dell'enologia piemontese sia il Nebbiolo. Qual'è la vostra ricetta per un Nebbiolo di qualità?
“Le cure iniziano molto prima che si possa raccogliere l’uva, quindi concimiamo la terra perché abbia il giusto nutrimento e diradiamo i grappoli mantenendone un adeguato numero per ogni pianta, affinchè si mantenga un’ottima concentrazione nel frutto. Seguiamo con attenzione ogni fase della maturazione, avvalendoci di moderne attrezzature per portare avanti i lavori tradizionali. Facciamo fermentazioni avvengono a temperatura controllata in maniera da preservare gli aromi fruttati, e ricerchiamo un’elevata concentrazione di colore attraverso rimontaggi costanti. Non per ultimo, esaltiamo i tratti peculiari del Nebbiolo attraverso l’affinamento, prima in acciaio poi in fusti”
Qual'è l'idea alla base della nuova gamma di vini che avete da poco lanciato, ossia la linea RAIZ?
“Il 2020 per noi è stato un anno turbolento ma al tempo stesso di rinnovamento, in cui abbiamo deciso di lanciare il nuovo marchio aziendale. Si tratta di una linea prodotta con le migliori uve dell’azienda, vinificate rispettando l’eccellenza del territorio ed esaltandone al massimo la qualità. Sicuramente i nomi suoneranno bizzarri, ma è proprio da qui che parte la nostra idea. Abbiamo voluto presentare non solo una nuova selezione di bottiglie, ma un concetto. Questi prodotti possono parlare a una clientela tanto locale quanto internazionale. Ognuno dei nomi indica qualcosa sia in inglese, sia in dialetto piemontese. Uniamo quindi le radici locali all’internazionalità del vino del Roero. Oggi siamo fieri di presentare sul mercato le prime due etichette, ossia STIL (Nebbiolo d’Alba DOC) e CIT (vino rosato ottenuto dalle nostre uve a bacca rossa), ma molto presto avremo il piacere di presentare NID (Barbera d’Alba DOC), ed infine l’anno prossimo uscirà FIL, il nostro Roero DOCG”
La vostra azienda si trova in un’area importante per la viticoltura come il Roero, una zona che però, a causa della estrema vicinanza con le Langhe, viene spesso “sovrastata” e quindi non considerata come dovrebbe, sia dalla critica che dagli appassionati. Esiste questa sorta di sudditanza “enoica” o è solo un’impressione che si percepisce dall’esterno?
“Il prestigio di cui Barolo e Barbaresco sono insigniti è del tutto meritato e lo stesso vale per le zone di produzione. Il Roero e il Nebbiolo prodotto in quest’area non sono meno apprezzati. Ci sono caratteristiche peculiari di ognuno che i viticoltori della zona cercano di mantenere all’interno dei vini. Mi piace molto di più pensare che tutta la nostra zona, Langhe, Roero e Monferrato, sia un luogo meraviglioso in cui vivere e lavorare, e che chi fa il nostro lavoro sia tenuto a esaltarlo nel migliore modo possibile!”
Quali sono gli obiettivi futuri dell’azienda? Avete ulteriori progetti in cantiere?
“Sicuramente c’è ambizione di crescere, ampliare la superficie vitata e la produzione in bottiglia. Viviamo un’epoca in cui è difficile far capire perché si è speciali, ma ritengo che il modo migliore per farlo sia lavorare sodo per produrre vino di alta qualità”.
STIL Nebbiolo d’Alba DOC 2018
Giudizio personale: 91/100
Uvaggio: 100%Nebbiolo
Affinamento: 12 mesi in botte + 8 mesi in bottiglia
Gradazione Alcolica: 14%
DEGUSTAZIONE
👀 Rubino/granato, leggermente più intenso delle attese, denso e luminoso nel bicchiere
👃Pulito e varietale, mediamente intenso e complesso, piuttosto fine. Liquirizia, frutti rossi, violetta, leggera speziatura, nota terrosa e boisè in sottofondo.
👄Di medio corpo, piacevolissimo, fresco e sapido ma al tempo stesso ben equilibrato da morbidezza e calore alcolico. Centro bocca con sentori di frutta rossa, arricchito da delicati rimandi balsamici e note boisè davvero ben dosate. Tannino già integrato nella struttura. Media persistenza, finale pulito e lineare in continuità con il resto
Grazie! Finalmente si parla anche del Roero!
RispondiEliminaSpero - nel mio piccolissimo - di aver acceso una luce su un territorio di valore ma ad oggi non pienamente considerato, nonostante l'impegno di produttori ed istituzioni locali.
EliminaUn saluto cara Bianca, ed alla prossima!!!
Bellissimo articolo. Complimenti Ago. Sono contenta quando si parla di denominazione molto spesso prese poco in considerazione.
RispondiEliminaGrazie mille cara Silvia! Sono contento ti sia piaciuto, e che abbia apprezzato il "tentativo" di raccontare una realtà ed un territorio ad oggi un po' fuori dalle mode (enoiche) del momento. Alla prossima!
EliminaGrande Ago! Articolo bellissimo! Grande rispetto per un produttore serio e ambizioso! E tanto di cappello a tutta l’area del Roero che tiene botta ad una zona molto più rinomata come le Langhe! Non farò che approfondire! Grazie
RispondiEliminaFarai benissimo ad approfondire amico mio, con i vini di questa azienda (che ti consiglio fortemente di provare) o con quelli di altri produttori di egual valore e passione!
EliminaGrazie per aver letto e commentato il mio articolo!!!