Vigneron autentici e (falsi) miti

Qualche settimana fa, su un precedente articolo, ho elogiato un vino prodotto seguendo i dettami del “vino industriale”, molto lontani da quelli a me più cari.

Stavolta invece parlerò di un produttore che stimo molto (anche se non ho ancora avuto modo di conoscerlo personalmente), Luigi Tecce da Paternopoli, vigneron ed artigiano del vino, uno dei rappresentanti più noti ed apprezzati all’interno della galassia dei produttori Triple “A”.

Una figura carismatica ma al tempo stesso controversa, un contadino ed un poeta, un uomo con un percorso umano molto bello, che lo ha portato negli anni a cambiare vita ed a divenire uno dei produttori maggiormente apprezzati dell’areale del Taurasi.

Insomma, una di quelle persone su cui sarebbe bello scrivere un libro, e sul quale ci sarebbero tantissimi spunti per farne venire un bestseller.

Ma soprattutto, parliamo di un suo vino che ho bevuto qualche sera fa, il Satyricon Irpinia Campi Taurasini 2015, che ai miei occhi ha sfatato – definitamente – uno dei “falsi miti” più abusati e fastidiosi dell’universo enoico, specie quello relativo ai cosiddetti vini “naturali”.

Quale potrebbe essere – secondo voi – questo “dogma dei poveri”, che ogni volta che lo sento mi fa venire brividi di rabbia?

Ovviamente, quello che un vino “naturale” debba necessariamente avere dei difetti, altrimenti - parole dei talebani di questo mondo - non sarebbe tale e non varrebbe quasi nemmeno la pena berlo.

Per costoro, un vino non può essere limpido, pulito nei profumi ed equilibrato e piacevole in bocca, altrimenti non è autentico.

Vuoi mettere questa “finzione” con una bottiglia che invece ha un’opacità da far paura, il naso “puzzettato” o la bocca con quel tocco “petillant” tipico dei vini dei bei tempi andati, dei nostri nonni, quelli che – per inteso – non voleva assaggiare mai nessuno, compresi molti tra coloro che oggi li incensano quasi fossero profeti?

Invece, la bottiglia che mi sono ritrovato davanti – espressione di un produttore molto stimato da questi “appassionati ortodossi”, uno che cura le vigne assecondando la natura (quindi trattamenti solo se strettamente necessario, e utilizzando solamente rame e zolfo) e che in cantina segue dettami per certi versi “ancestrali” (quindi zero chimica e utilizzo della tecnologia quasi nullo) – era praticamente perfetta.

Avete capito bene. Senza alcun difetto.

Anzi, specie al naso, con una pulizia ed una precisione poco usuale anche in vini “costruiti” per ammaliare ch.i se li trova di fronte.

La bocca, poi, era quella tipica dei vini di Tecce: pulsante, succosa, energica, per certi versi anche un po’ rustica, ma sempre ampiamente all’interno dei binari di armonia e della piacevolezza.

Insomma, una bevuta che – pur mostrando le peculiarità che hanno reso conosciuto questo “piccolo-grande” produttore irpino, ha mantenuto intatte le caratteristiche di pulizia ed equilibrio.

Quelle che – a mio modo di vedere – costituiscono i requisiti di base per qualsiasi tipo di vino, sia esso dozzinale, industriale o artigianale.

Dopo di che, fa parte del gioco – ed è ampiamente accettabile – che vini pensati e realizzati seguendo dettami tradizionali possano avere una variabilità prestazionale più ampia rispetto a vini “costruiti in batteria” e sempre uguali a sé stessi, ma – nella sostanza – il difetto non può essere, in nessun modo, il marcatore dell’autenticità di un vino.

Anzi, ne è – palesemente – la prova del suo basso livello.

 


Satyricon Irpinia Campi Taurasini 2015

Giudizio personale: 90/100

Uvaggio: 100% Aglianico

Affinamento: 12 mesi in tonneau

Fascia di prezzo: 20-25€

 

DEGUSTAZIONE

👀 Rubino intenso, buona densità, leggerissima velatura

👃Pulito, intenso, complesso e di buona finezza. Ciliegia matura, liquirizia, eucalipto, spezie, leggera nota boisè, leggero alcol, nota ematico/ferrosa evidente con la rotazione

👄Corposa, più rustica ed energica anche se piacevole ed equilibrata. Acidità importante ma mitigata da morbidezza e calore alcolico. Tannino fitto, che ancora deve ingentilirsi appieno. Ottima persistenza, finale su note che ricordano la radice di liquirizia e con ritorni caldo/speziati


Commenti

  1. Di Luigi devi provare il suo Taurasi, il Poliphemo che è un grandissimo vino.
    Per i vini naturali non sono d'accordo con te, perchè ci sono vini e vini.

    Nicolas Joly naturalista a 1000%, 3 volte su 4 i suoi vini che ho provato non errano perfetti. I difetti erano rifermentazione e in una bottiglia cera dentro anche un animaletto !!

    Emidio Pepe: 2 volte il suo montepulciano era da buttare

    Sklavos (grecia). Synodos 2012 rifermentazione.

    Cav. Lorenzo Accomasso bottiglie di Barolo difettose

    Flavio Roddolo: Party di varie puzzette era bevibile (ma niente di speciale) dopo 48 ore

    G. Descombes: Naturalista - 2 su 2 i suoi vini erano più che mediocri

    e tanti altri ...

    Nonostante questi sfortunati episodi io amo i vini cosi detti Naturali, e continuo a provarli, però non possiamo dire che tutti i vini naturali sono senza difetti ...

    Un saluto
    HARIS

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  2. Purtroppo finora non ho avuto belle esperienze con i vini naturali. Non mi hanno mai soddisfatto ed addirittura qualche volta mi hanno anche fatto sentire poco bene. Comunque mi fido del tuo giudizio, sempre professionale obiettivo ed esauriente, ed inserirò anche questo vino nella mia lista dei sogni sui vini da provare ��

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    1. Dipende sempre cosa hai assaggiato cara @Bingasommelier. Io francamente all'interno di questa categoria di vini (che di base raggruppa una serie di filosofie e pensieri enoici oltre tutto molto eterogenei) ho assaggiato davvero di tutto: da bottiglie clamorose a schifezze inenarrabili! Ad esempio, rimanendo in questa categoria mi sono piaciuti molto i vini di Flavio Roddolo e quelli di Alessandro Dettori (Tuderi 2014 su tutti), ma leggendo altre impressioni capita sovente che qualche bottiglia - anche di questi due produttori - abbia dei difetti. Un salutone e continua a seguirci!!!

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