I miei territori del Vino (4) – Montalcino e il Sangiovese



A chi non piace il vino, Dio gli tolga l’acqua.
(Proverbio toscano)

Nella vita di ognuno di noi c’è sempre un prima e un dopo, cosi come per parecchie cose c’è sempre una prima volta, che oltre tutto dicono non si scordi mai.

Tra me ed il vino, questa prima volta, questo punto di non ritorno, è senza ombra di dubbio coinciso con un Capodanno a Montalcino di diversi anni fa.

Intendiamoci, non è che fino a quel momento fossi astemio…in quel periodo il mio rapporto con il liquido di Bacco, inizialmente analogo a quello di milioni di bevitori inconsci (bianco/rosso, secco/dolce/frizzante, buono/cattivo) era nella fase tipica del pre-innamoramento.

Ogni tanto il vino faceva capolino nei miei pensieri, iniziavo timidamente a leggere qualche blog tematico (tipo “vino for dumnies”), a considerare i voti delle guide di settore come verità teologiche ed a bere a casa qualche bottiglia comprata in Internet.

Ero quindi interessato ma non ero certo un appassionato, né tantomeno ero stato rapito dal demone della passione sfrenata per il “nettare degli dei”: insomma, non ero stato ancora folgorato sulla via di Damasco.

Il colpo di fulmine, però, arrivò durante questo viaggio, e da quel momento in poi il mio mondo ed i miei interessi, comprese molte priorità che prima consideravo imprescindibili – o quanto meno importanti - cambiarono in maniera irreversibile.

Arrivare in un luogo in cui ogni angolo respirava e parlava di vino, girare per aziende in cui tutti – dai proprietari all’ultimo degli inservienti – trasmettevano passione per quello che stavano facendo, mi fece capire come questo mondo non fosse limitato al solo liquido contenuto dentro alla bottiglia, ma che dietro al vino – anzi probabilmente davanti – ci fossero le storie e le tradizioni, personali ma al tempo stesso di intere comunità e territori.

E per questo motivo, nonostante il Sangiovese toscano non sia il mio vitigno del cuore (ma è quello di mia moglie, ndr…) pur riconoscendo una qualità media del prodotto altissima, non potevo non includere questa zona ed il suo vitigno principe tra i miei “territori del vino”.

Parlare di Sangiovese a Montalcino non ha però senso se non si riconduce il discorso al “figlio unico” di questo terroir, indiscutibilmente il vino italiano più conosciuto ed apprezzato nel mondo oltre che il primo ad ottenere dapprima la DOC e poi la DOCG: sua maestà il Brunello.

Un vino che come pochissimi altri al mondo lega in maniera imprescindibile la sua storia e la sua evoluzione alla quella di una singola famiglia, che ha di fatto “creato” il Brunello ed il suo stesso mito: la famiglia Biondi-Santi.

Franco Biondi-Santi
Una dinastia che - a partire dal 1850 - ha dapprima creduto che in questo territorio si potesse fare vino di qualità ed ha poi codificato i principi cardine di quello che molti decenni dopo sarebbe divenuto il suo stesso disciplinare, producendo negli anni - per mano di tre grandi interpreti che si sono succeduti alla guida dell’azienda (Ferruccio, Tancredi e Franco) - vini di meravigliosa fattura, vini eterni, giganti capaci di sfidare e sconfiggere il trascorrere del tempo.

Vini che hanno dato lustro ad un’intera comunità, accendendo i riflettori su un territorio che fino a poco tempo prima era tra i più poveri ed arretrati dell’intero paese, dando la spinta a tanti altri produttori (molti dei quali erano stati mezzadri al servizio dei grandi proprietari terrieri della zona) ad intraprendere quella strada che nei decenni successivi li avrebbe portati al successo, alla fama ed alla ricchezza.


Venendo ai giorni nostri, ed entrando un po’ più nel dettaglio tecnico (dopo questa lunga digressione storico/personale) mi verrebbe da fare un’affermazione, in apparenza senza molto senso ma che nella realtà riassume un argomento molto ampio, che per essere sviscerato nel dettaglio potrebbe necessitare di un libro: 
"si fa presto a dire Brunello”.


Tradotto in soldoni, al giorno d’oggi gran parte dei consumatori di questo vino, compreso anche qualche appassionato (o sedicente tale...), immagina che il Brunello di Montalcino sia un vino con un’anima ben precisa e delineata, e per certi versi sempre uguale a sé stesso.

Intendiamoci, le sue caratteristiche generali – specialmente legate al vitigno – sono quelle: elevata acidità e tannini fitti (specie in gioventù), caratteristiche peculiari di ogni grande Sangiovese da invecchiamento.

Ma al di là di questo, in ragione di una serie di caratteristiche geografiche, ossia:

-      il territorio di Montalcino è molto esteso, circa 310km² (il 36° più grande in Italia), ed in ragione del fatto che assomiglia ad un quadrato – con il paese praticamente al centro di esso - equivale a dire che tra alcune zone ed altre all’interno del comune possono esserci distanze di 25km in linea d’aria, praticamente un’eternità

-      all’interno del suo territorio anche l’altitudine è estremamente variabile, in quanto le zone più basse in cui si produce Brunello si trovano a circa 100m.s.l.m., mentre le vigne più alte della denominazione raggiungono – e superano – i 600m.s.l.m.

-      alcune zone (quelle orientate verso ovest) godono maggiormente dell’influenza del mare, altre (quelle orientate verso sud-est) sono influenzate dalla presenza del monte Amiata, mentre altre ancora sono più coperte e quindi tendenzialmente più fredde

-      i terreni sono anch’essi differenti a seconda delle zone e soprattutto in ragione dell’altitudine, fondamentalmente più sciolte e di origine detritica nelle zone più basse, più compatte e formatesi per decomposizione di rocce di galestro ed alberese nelle zone più alte

è quindi evidente che non ha molto senso parlare di un solo Brunello, ma che si debba bensì far riferimento ad una moltitudine di differenti interpretazioni del Sangiovese a Montalcino, con caratteristiche e peculiarità eterogenee.

Anche in ragione del fatto che nel corso degli anni a Montalcino – così come accaduto in altri territori del vino nostrani (Langhe in primis) è sorta una specie di sfida – generazionale ma anche e soprattutto valoriale – tra gli interpreti più fedeli e rispettosi della tradizione (capeggiati dallo stesso Franco Biondi Santi) e quelli che invece volevano portare un’innovazione “modernista” a questo vino, rendendolo più corposo, concentrato ed apprezzabile già nell’immediata gioventù.


Ma al di là di quest’ultimo aspetto, volendo comunque fare una generalizzazione sulle varie anime del Brunello in funzione della posizione geografica delle vigne, possiamo dividere il territorio comunale in quattro zone, i cosiddetti “versanti”, affermando che:

-      il Brunello prodotto nel versante nord (caratterizzato da un clima più freddo e continentale) è generalmente elegante di profumi e di notevole corpo e struttura, oltre che estremamente longevo

-      il Brunello prodotto nel versante ovest (che come detto in precedenza risente maggiormente dell’influenza del mare) è generalmente caratterizzato da buon corpo e spiccata sapidità

-      il Brunello prodotto nel versante est (che come detto in precedenza risente della presenza del Monte Amiata, oltre che essere sede dei vigneti a maggiore altitudine del comprensorio) è generalmente più agile e snello (almeno in apparenza), ma al tempo stesso molto profondo e di ottima longevità

-      il Brunello prodotto nel versante sud (caratterizzato da un clima più caldo, quasi torrido in estate, oltre che da minore altitudine) è più concentrato nei colori e con maggiore alcolicità, anche se generalmente è quello con minore propensione all’invecchiamento

Anche se, ad onor del vero, va riconosciuto che quanto affermato sopra valga un po' in linea generale, anche perché per tradizione a Montalcino non esiste la cultura del cru (come invece avviene in Langhe ed in Borgogna), e che spesso i produttori – specie quelli più grandi – erano e sono tuttora soliti produrre il proprio Brunello da assemblaggi di vigne molto diverse tra loro, in maniera da mitigare la variabile imposta dall’annata ed ottenere un prodotto finale di elevata qualità.

Ma al di là di quest’ultimo aspetto, il Brunello rimane un grandissimo vino, tra i principi dell’enologia italiana ma al tempo stesso mondiale, apprezzato e ricercato in ogni parte del globo per il suo saper essere austero e profondo ma al tempo stesso suadente ed elegante, e quindi trasversale al tempo ed alle mode.


Bonus Track: 3 etichette da non perdere
Nota personale: Anche in questo caso – come già accaduto per le Langhe – la grande densità di aziende (e relativi vini) di eccelso valore mi ha “obbligato” a scegliere le tre etichette utilizzando un criterio affettivo ed emozionale (più che di valore assoluto), oltre che di rapporto qualità/prezzo, aspetto assolutamente non trascurabile in denominazioni che – avendo conosciuto un successo internazionale che le ha rese richieste e ricercate in ogni parte del mondo – hanno raggiunto in molti casi quotazioni di mercato non commisurate al loro reale valore gustativo.



Brunello di Montalcino Fattoi. Un vino che come pochi altri mi ha fatto capire cosa significasse la qualità nel bicchiere. Espressione fedele della zona sud-occidentale del comprensorio: corposo, pieno ed avvolgente, con in più un tratto rustico che lo rende più autentico e riconoscibile. Rapporto qualità/prezzo al top della denominazione

Brunello di Montalcino Baricci. Profondo ed elegante come pochi altri, prodotto nel versante nord in uno degli autentici “grand cru” del comprensorio ilcinese, ossia la collina di Montosoli. A volte un po' chiuso ed introverso in gioventù, con il tempo sa sfoderare tutte le sue armi e divenire un Brunello di grande classicità e prestigio


Brunello di Montalcino Le Chiuse. Grandissimo vino, senza discussione alcuna. Ricco, intenso, strutturato ma al tempo stesso fine ed elegante, con quel magico mix di acidità e tannini che contraddistingue i grandissimi Sangiovese da lungo invecchiamento

Commenti

  1. In linea di massima è così però a Nord abbiamo la collina di Montosoli che é sempre stato considerato un cru.
    La caratteristica di Montosoli è la sua composizione geologica, un affioramento importante di galestro con poche tracce di argille e di conglomerati calcarei e argillosi. Detto questo, il discrimine per capirne il confine è semplice: dove aumenta considerevolmente la quota argillosa, possiamo affermare che non è più Montosoli. I vini di Montosoli hanno la peculiarità di acidità elevate rispetto ad altre zone (dovute al terreno), un'alcolicità leggermente più bassa e una trama tannica sempre raffinata. Sicuramente molto longevi.

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    1. Saluti carissimo. Assolutamente allineato con te sul discorso di Montosoli (e l'ho anche scritto parlando del Brunello di Baricci). Uno dei pochi ed indiscutibili cru montalcinesi.

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  2. Bellissima spiegazione sulle varie anime del Brunello. Proverò Fattoi!

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    1. Saluti carissima @Bingasommelier. Spero sia riuscito a dare una panoramica abbastanza chiara ed esasustiva su un territorio - ed un vino - con tante anime e caratteristiche. Su Fattoi, puoi andarci sicura...se ti piace un Brunello che - pur mantenendo l'eleganza tipica della tipologia - ha certamente un lato più "sanguigno", è sicuramente il vino che fa al caso tuo.

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  3. Ti faccio i complimenti un articolo ben strutturato e ricco di informazioni a cui prendere spunto. Per la prima parte mi ci sono ritrovata molto. La mia filosofia infatti è l'informazione con degustazione.
    Grazie sulla descrizione dei differenti "versanti" alcune cose non le sapevo.
    Prenderò spunto sui tuoi vini del "cuore" consigliati.
    Se posso dartene due anch'io :
    Brunello di Altesino Montosoli (da dimenticarsi per un po in cantina)
    Brunello della Cinelli Colombini un brunello immediato o da bere dopo qualche anno.

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    1. @silviainestudy, grazie mille per aver apprezzato il post e per i complimenti. Fanno sempre piacere, ma soprattuto sono un ulteriore sprone a fare ancora meglio, migliorando e migliorandosi. Per il resto, su Altesino Montosoli mi trovi d'accordissimo al 100% (ed infatti pensa che sono stato indeciso fino all'ultimo se inserire questa etichetta al posto di Baricci tra quelle da non perdere, preferendo poi quest'ultima per una questione di puro "affetto" personale). Il Brunello della Cinelli Colombini (se non sbaglio quello del progetto "Prime Donne") l'ho provato forse un paio di volte in qualche degustazione, ma non mi ha mai colpito in maniera particolare...alla prima occasione utile lo riprovo, magari cambio idea!!!

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  4. Si esatto proprio lei Presidente delle "donne e vino". Te l ho consigliato perché è un Brunello diverso dal solito, sicuramente più immediato con una buona qualità /prezzo. Che non guasta mai!

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    1. Il rapporto qualità/prezzoè un aspetto decisamente importante, nel vino ma in ogni altro ambito commerciale, e solo se esteso ai vini di Montalcino potrebbe richiedere un intero post. In generale, penso che il prezzo lo faccia il mercato (quindi se c'è chi te lo compra, puoi vendere il tuo vino anche a prezzi fuori logica), ma poi sarebbe opportuno/corretto redistribuire in un certo qual modo i guadagni sul territorio. Al contrario, se ne facessimo un discorso di costo di produzione, non credo ne usciremmo mai, perchè con molta probabilità non esiste vino al mondo che (lato produttore) abbia un costo superiore ai 50€ a bottiglia. Considera che qualche tempo fa lessi - non ricordo dove - che un vino come il Tignanello non costasse ad Antinori più di 10€ a bottiglia...

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  5. Bellissimo articolo, in passato ho degustato il Brunello di Montalcino Fattoi... sicuramente uno dei miei preferiti di questa fantastica zona

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    1. @vinogiovane Grazie mille per i complimenti e per il commento. Su Fattoi di sicuro non sbagli, ma anche gli altri due che ho citato nell'articolo (Baricci e Le Chiuse) non scherzano. E poi ci sono altre decine di produttori di grandissimo valore e con anche rapporti qualità/prezzo assolutamente onesti!

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  6. Hai ragione assolutamente ci sono troppi aspetti da tenere conto e poi è vero che il mercato gioca un ruolo fondamentale molti supertuscan ad esempio non sarebbero neanche nati. Il commercio ha sempre avuto un ruolo fondamentale. Grazie è sempre un piacere confrontarsi

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  7. Complimenti Ago! Bellissimo articolo!! 👏👏🍷🍷

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  8. Articolo molto bello(poi va beh sono di parte essendo toscano e amante del brunello��), interessante soprattutto la tua selezione, Fattoi eroe indiscusso, se si pensa che accanto a lui c’è il Soldera la qualità prezzo di Ofelio è impressionante

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