Vino e politica: un abbinamento (quasi) impossibile

Anche se è politicamente scorretto, anche se siamo agli sgoccioli della – fortunatamente – breve campagna elettorale in vista delle regionali di Lombardia e Lazio e sarebbe quindi meglio rispettare il canonico “silenzio” (sto scherzando, eh…), anche se guardando il livello della classe politica che ci rappresenta il solo pensare di accostarla a qualcosa che al suo apice è bellezza, estasi e godimento sembrerebbe essere una Mission Impossible, ci provo lo stesso.

A far cosa, vi starete domandando?

Ma naturalmente ad abbinare ai nostri amati leader politici dei vini o dei vitigni che – in qualche modo – si avvicinino a loro, al loro carattere, al loro modo di fare.

L’impresa riconosco sia stata difficile (tranne che nell'ultimo caso), ma alla fine penso di esser riuscito in qualche modo a portarla a casa, spesso utilizzando quel poco di ironia che mi è rimasta.

Per questo, scusandomi anticipatamente con coloro che si sentiranno offesi da questo o quell’accostamento e sperando di non ricevere citazioni in giudizio per questa intemerata idea vi dico… siete pronti per i miei abbinamenti?

 

Giorgia Meloni / Etna Rosso

Spigolosa, dal carattere vulcanico e fumantino e di animo ed origine proletaria ma decisamente consistente, oltre che capace di uscite/versioni sorprendenti ed a suo modo eleganti. Ha lavorato e sgomitato parecchio per arrivare dov’è, ed adesso che è sulla bocca di tutti si gode il suo momento. Piace (quasi) trasversalmente e sembra destinata ad un radioso futuro, ma siamo certi saprà mantenere le attese, soprattutto quando dovrà per forza uscire dalla confortevole dimensione italica per confrontarsi con i grandi della scena internazionale? Citando Manzoni, “Ai posteri l’ardua sentenza”.

 

Silvio Berlusconi / Amarone della Valpolicella

Ricco, sfacciatamente ricco, opulento e ripetitivo al punto da risultare noioso, se non addirittura stucchevole. Pieno di acciacchi e dal fascino ormai logoro, quasi decadente, ma vera e propria costante che accompagna le nostre vite, come un conoscente a cui inconsciamente dobbiamo qualcosa e che non ci sentiamo di abbandonare. Ha vissuto momenti di straordinario fulgore in cui era davvero una stella di prima grandezza, a volte ha dimostrato l’intuito del fuoriclasse, ma è finito per scivolare su tante bucce di banane che ne hanno decretato la caduta e l’allontanamento dal cerchio dei grandi. Retrò e per certi aspetti superato, fuori moda ma magicamente longevo, non vuole arrendersi al trascorrere del tempo ed al passare delle mode e cerca quindi aprirsi alle nuove tendenze del mercato, anche se cambiare il proprio ego – specie quando è così smisurato – è impresa davvero ardua.

 

Matteo Salvini / Prosecco (nemmeno troppo di qualità…)

Vero e proprio prezzemolino, te lo ritrovi in ogni angolo del globo e nelle forme più svariate, accompagnandosi con questo o quello a seconda del momento o della convenienza.  Ha parecchio seguito, o per meglio dire esiste una marea di gente – il più delle volte al limite dell’analfabetismo funzionale – che ne parla, in alcuni casi (purtroppo nemmeno troppo sporadici) in termini entusiastici. Cerca in tutti i modi di piacere, anche snaturando la sua già camaleontica personalità ed offrendosi a chiunque voglia portarselo a casa con offerte al limite dell’indecenza. Sembrava destinato a conquistare il mondo, ma il suo futuro è tuttora incerto, specie qualora il “mercato” decidesse di puntare sulla qualità piuttosto che sulla quantità.

 

Matteo Renzi / Supertuscan

Il ruffiano che quasi nessuno vorrebbe più trovarsi di fronte, nonostante – mi duole ammetterlo – in non pochi casi dimostri visione e lungimiranza decisamente superiore alla media. C’è stato un momento in cui piaceva a tutti, a vecchi e giovani, a novizi ed a smaliziati, in cui sembrava poter divenire Lider Maximo, ma l’onda del successo e della vanità ha finito per travolgerlo, trasformandolo da capo branco riconosciuto a comprimario nemmeno troppo rimpianto. Ma quando sembrava destinato ad un grigio ed anonimo viale del tramonto, ha trovato – sempre grazie alle sue indubbie abilità – il modo per tenersi in vita, riuscendo perfino a riciclarsi in nuove costose versioni, che oligarchi, magnati della finanza e - soprattutto - sceicchi arabi si contendono a suon di parecchi (petrol) dollari.

 

Carlo Calenda / Aglianico

Nato con la camicia, rampante ma scorbutico, a tratti antipatico e con un sottofondo snob che lo allontana non poco “dall’italiano medio” nonostante il più delle volte sia preparato e capace di buone esposizioni. Ha buone doti e potenziale ma spesso non le sfrutta come dovrebbe, pensa di essere il primo della classe ma finisce in molti casi per collezionare errori e strafalcioni, finendo tra i cattivi e con il rischio di ritrovarsi nei piani bassi della politica (o degli scaffali del supermercato), quelli in cui la concorrenza – anche dei finti amici o semplicemente dei compagni di viaggio – è spietata, specie per chi come lui non è abituato a lottare per un pezzo di pane.

 

Enrico Letta / Nero d’Avola

Fuori moda, a tratti stancante, da molti considerato bollito nonostante dimostri sempre un’educazione ed un senso del dovere al limite della ruffianeria ed una struttura di fondo – qualora si riesca nell’impresa di ascoltarlo/sopportarlo fino in fondo – assolutamente non disprezzabile. Il contenuto ci sarebbe anche, ma il contenitore è molto spesso così ridondante, vacuo e senza verve che si finisce per abbandonarlo in mezzo al guado, preferendo soluzioni (se mai fosse possibile) ancor più vuote ed inutili ma che sanno almeno vendersi.

 

Giuseppe Conte / Chardonnay

Buono per tutte le stagioni, capace di cambiare versione, tenore, regione e latitudine con la destrezza e la capacità di Arsenio Lupin o David Copperfield, o di scendere e salire dal carro della moda senza dare nell'occhio. Trasformista per antonomasia, elitario per censo, vocazione e provenienza ma plebeo e populista per convenienza. A volte parecchio scontato nell'esposizione, ripetitivo, quasi noioso oltre che estremamente prevedibile, anche se mai completamente fuori scala, furbo e piacione come pochi ma al tempo stesso rassicurante, oltre che capace di – sporadiche – versioni da ricordare.

 

BONUS TRACK: Sergio Mattarella / Nebbiolo (Barolo)

Istituzionale, classico, forte e vigoroso, di rigore sabaudo ma dall'animo da vero maschio alfa. Sempre preciso e puntuale, non cerca mai di piacere per una forma di auto-compiacimento ma con il suo incedere sicuro trasmette automaticamente sicurezza ed è sinonimo di garanzia assoluta. Con lui ben difficilmente si sbaglia, anzi è assai più facile uscirne contenti e con degli ottimi ricordi piuttosto che delusi, al punto che gli si richiede molto spesso il bis. Capo dello Stato nel DNA.

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