Grandi Langhe 2023: impressioni sulle annate e migliori assaggi di una kermesse che non si può non applaudire

 Il prestigio ed il peso specifico di un territorio vitivinicolo, al di là delle bottiglie vendute e della notorietà, lo si evince e deduce anche dalle piccole cose, come, ad esempio, la capacità di saper presentare le nuove annate in maniera praticamente perfetta.

A partire dall’organizzazione impeccabile, unita ad una location suggestiva, con ampi spazi a disposizione nonostante il numero dei produttori presenti dietro i banchi di assaggio – circa duecentoquaranta – fosse davvero importante, per arrivare al livello medio (decisamente alto) dei vini presentati, anche se riconosco fosse questo un aspetto praticamente scontato.

Questa, in soldoni, la mia impressione generale su Grandi Langhe, manifestazione andata in scena il 30 e 31 gennaio presso il complesso dell'Officina Grandi Riparazioni a Torino e nell'occasione aperta solo a buyer ed addetti ai lavori, nel corso della quale – il primo dei due giorni – si è svolta l’edizione 2023 di “Changes”, incentrata sul tema delle condizioni di lavoro in vigna, argomento di cui a torto si parla troppo poco.

Al centro dell'evento un territorio, quello delle Langhe, che quasi non avrebbe bisogno di presentazioni tanto è riconoscibile, ricco ed articolato, tra i più vitali e floridi dell'intero panorama enologico nazionale ma non solo, che a fianco delle due grandi e storiche DOCG Barolo e Barbaresco annovera altri territori di valore quali Roero e la zona di Dogliani, otre all'Alta Langa sempre più in auge (a ragione) in tema di Metodo Classico.

Il tempo a disposizione – unito alla personale soglia di attenzione psicofisica – come di consueto accade si è rivelato tiranno, e pertanto nonostante le intenzioni "bellicose" dei giorni precedenti una volta dentro mi sono ben presto ritrovato a dover fare delle scelte mirate e dolorose, che hanno portato a focalizzare la mia attenzione quasi esclusivamente su Barolo e Barbaresco, per di più partendo da una preventiva – oltre che personale – scrematura delle aziende visitate.

Venendo allo specifico dei vini, trattandosi di un'anteprima delle nuove annate al centro dell’attenzione c’erano quindi Barolo 2019 e Barbaresco 2020, ma diverse aziende - per scelta (Riserve o uscite ritardate) o per necessità (nuove annate non ancora pronte) hanno presentato delle versioni con qualche anno di affinamento in più sulle possenti spalle.

Volendo fare una piccola – oltre che piuttosto generale e schematica – digressione sulle diverse annate che ho ritrovato negli assaggi, potremmo sostenere che:

- la 2016 si è confermata, semmai ce ne fosse stato bisogno, come una vendemmia di valore assoluto, ricca, espressiva ed approcciabile ma al tempo stesso profonda, elegante e con importanti capacità di tenuta nel tempo.

- la 2017 come da attese ha mostrato i caratteri dell'annata calda, quindi frutto e calore alcolico maggiormente in evidenza, oltre che senza grossi picchi di acidità, anche se gli assaggi hanno evidenziato la capacità dei produttori di gestire al meglio questa situazione non certo semplice.

- la 2018 ha espresso un'annata nel complesso tradizionale, certamente meno ricca e concentrata delle precedenti ma generalmente pronta, oltre che di media gittata evolutiva.

- la 2019 – vendemmia calda ma senza grossi eccessi – ha mostrato vini strutturati e che lasciano presagire un buon potenziale evolutivo, anche se specie in ambito Barolo il tannino è in diversi casi ancora piuttosto fitto se non proprio imbrigliante.

- la 2020, al momento limitata al solo Barbaresco, è per diversi aspetti simile alla 2019 (annata lunga, partita in anticipo ed arrivata in ritardo, calda ma senza periodo particolarmente siccitosi) ma probabilmente un filo sotto ad essa: vini generalmente equilibrati e di buon corpo, ma senza quel quid capace di "trasformare" un'annata da buona ad eccellente.

Di seguito, e come di consueto, trovate il dettaglio con gli assaggi che mi hanno maggiormente colpito, in tal caso i miei Magnifici Sette.

 

7) Barolo San Bernardo Riserva DOCG 2016 – Palladino (93/100)

100%Nebbiolo – Uve provenienti dall’omonimo Cru di Serralunga, dove hanno sede le vigne aziendali più vecchie, caratterizzato da terreni calcareo/argillosi di tipo Elveziano Affinamento di 36 mesi in botti grandi di rovere – Prodotto solo nelle migliori annate, in circa 5.000 bottiglie/anno – Prezzo online: 60/70€

Una Riserva che – complice la grande annata ed il tempo trascorso in bottiglia – sfoggia una versione espressiva ma al tempo stesso senza sbavature alcuna. Forse non prototipale del “Serralunga style” ma comunque di gran fascino.

Granato, mediamente intenso, piuttosto denso e luminoso. Naso non intensissimo ma elegante e di buona complessità, oltre che piuttosto espressivo, giocato sui tipici descrittori di fiori macerati, liquirizia, terre nobili, pepe e con un leggero sottofondo di tabacco. Bocca corposa, più rotonda rispetto alla media degli assaggi, fresca e saporita, ricca ma al tempo stesso ben equilibrata. Tannino delicato ed elegante, persistenza ottima, buono anche l’allungo finale su note di frutta secca e con leggeri rimandi balsamici.

 

6) Barolo Mosconi DOCG 2019 – E.Pira e Figli Chiara Boschis (93+/100)

100%Nebbiolo – Uve provenienti dall’omonimo Cru di Monforte d’Alba, e frutto di una selezione all’interno della parte più vecchia del vigneto, caratterizzato da terreni calcareo/argillosi di tipo Elveziano. Affinamento di 24 mesi in barrique di rovere francese – Produzione che si attesta su circa 3.500 bottiglie/anno – Prezzo online: 70/80€

Una versione ancora giovane ma decisamente promettente, vigorosa ma già ben articolata e delineata nei suoi caratteri, che testimonia la qualità di un cru (Mosconi) di cui si parla meno di quello che meriterebbe ma anche e soprattutto di una produttrice – Chiara Boschis – di valore assoluto.

Rubino/granato, mediamente intenso, piuttosto denso. Naso classico, serioso, elegante e profondo nonostante l’evidente gioventù, di media intensità e bella complessità, articolato su note di eucalipto, liquirizia, frutta rossa matura, rimandi terrosi e di tabacco dolce. Bocca coerente, piena ma saporita, classica ma espressiva, frutta scura in centro bocca, dal tannino ampio ma già ben integrato nella struttura. Persistenza ottima, finale dapprima su note balsamiche e speziate, poi con una leggera scodata alcolica.

 

5) Barolo Lazzarito Riserva 2017 – Ettore Germano (94/100)

100%Nebbiolo – Uve provenienti dall’omonimo Cru di Serralunga, da vigne vecchie di 90 anni di età poggiate su terreni calcarei/marnosi con presenza di sabbie e ferro. Macerazione lunghissima (50-60gg), affinamento di 36 mesi in botti di rovere da 20hl – Produzione che si attesta su circa 3.000 bottiglie/anno – Prezzo online: 80/90€

Ennesima Riserva molto convincente da parte di uno dei miei produttori di riferimento quando si parla di Langhe, di Nebbiolo ma non solo (per dubbi rivolgersi all’Herzù). Una Riserva tutta in punta di piedi, che fa dell’eleganza e della definizione i suoi caratteri distintivi senza perdere il carattere deciso del Barolo di Serralunga.

Granato/aranciato, abbastanza intenso, denso e di buona luminosità. Naso serioso ma al tempo stesso ancora giovanile, non intensissimo ma profondo, di media articolazione e bella finezza, declinato su note di ciliegia sotto spirito, liquirizia, pout-pourri e spezie dolci. Bocca corposa ma elegante, un pugno di ferro in un guanto di velluto, complessa anche se un filo asciugante. Tannino preciso e di eccellente tessitura. Persistenza super, finale lineare e pulito su note di legni nobili (sandalo) ed echi balsamici.

 

4) Barbaresco Rabajà Riserva 2016 – Giuseppe Cortese (94+/100)

100%Nebbiolo – Uve provenienti dall’omonimo Cru di Barbaresco, da vigne di circa 70 anni di età poggianti su terreni calcareo/argillosi. Macerazione in cemento per circa 35 giorni, affinamento di 40 mesi in botti di rovere di Slavonia da 17-25hl – Produzione di circa 6.000 bottiglie/anno – Prezzo online: 85/100€

Assieme ai Produttori, il mio vigneron del cuore quando si parla di Barbaresco, che per l’occasione ha presentato una Riserva che – ulteriormente avvantaggiata dall’annata – mostra tutta l’eleganza, la piacevolezza e l’armonia del cru. Eccellente anche il Rabajà 2020 (93/100), un rosso di una qualità e definizione tale che definirlo “un Barbaresco annata” è pura bestemmia.

Granato con leggera tendenza aranciata, mediamente intenso, denso e luminoso. Naso molto bello, intenso ed elegante, ruffiano al punto giusto, articolato su note di cipria, eucalipto, fiori macerati, viola e sandalo. Bocca ottima, corposa e saporita, fresca e dinamica, in una parola completa. Tannino pieno ma integrato nella struttura, persistenza eccellente, finale lungo ed etereo, anche se un filo asciugante.

 

3) Barolo Cannubi DOCG 2019 – Podere Luigi Einaudi (95/100)

100%Nebbiolo – Uve provenienti dall’omonimo e storico Cru di Barolo, caratterizzato da marne grigio/biancastre di Sant’Agata ricche in sabbia. Affinamento di 30 mesi in legni di varie dimensioni – Produzione che si attesta su circa 8.000 bottiglie/anno – Prezzo online: 60/70€

Cannubi è sempre Cannubi, per il suo saper essere cerniera tra Verduno/La Morra e Monforte/Serralunga, tra il lato floreale ed elegante del Barolo e quello invece più austero e profondo. Un cru sempre al top, che questa azienda nobilita appieno con una versione quasi perfetta.

Rubino/granato, mediamente intenso, bella densità. Naso molto bello, non intensissimo ma particolare e piuttosto articolato, serio ma al tempo stesso decisamente affascinante. Note fresche/minerali, terre nobili, tabacco, menta, liquirizia e leggeri rimandi vanigliati. Bocca di buon corpo, piena, fresca e saporita, pulsante ma al tempo stesso precisa e ben equilibrata nonostante la giovane età. Tannino molto fine, persistenza ottima, forse manca un filo di progressione nel finale ma nella vita non sempre si può avere tutto, anche perché qui c’è davvero moltissimo.

 

2) Barolo Vigna Rionda Riserva DOCG 2017 – Pico Maccario (95/100)

100%Nebbiolo – Uve provenienti dall’omonimo Cru di Serralunga, da un piccolo vigneto di meno di mezzo ettaro di estensione poggiante su terreni marnosi con alta concentrazione di calcare.), Affinamento di 36 mesi in barrique di rovere francese– Produzione limitatissima, circa 1.000 bottiglie/anno – Prezzo online: 100/120€

All’interno di una batteria aziendale di livello e con un Barolo Cannubi 2019 (93/100) già in gran forma, spicca – come era lecito attendersi – il Vigna Rionda Riserva, espressione del cru a mio giudizio più iconico dell’intero panorama barolista. Una versione classica, a cui il lungo passaggio in legno piccolo (obbligato data la risibile tiratura) aggiunge ulteriore eleganza senza snaturare i caratteri della vigna.

Granato/aranciato, mediamente intenso, consistente e luminoso. Naso intenso e tipico, profondo e complesso, in cui si avverte quello che Veronelli definiva “il fiato del Barolo”, ovvero quel mix di profumi rustici ed eleganti, di terra e di incenso, di liquirizia e di calcare, a cui con il tempo si aggiungono sfumature speziate e di arancia rossa. Bocca corposa, già buonissima ed equilibrata anche se “meno” Vigna Rionda delle attese – in termini di austerità, non di carattere – con belle note di ciliegia sotto spirito in centro bocca. Tannino elegantissimo, persistenza molto lunga, finale coerente su ricordi eterei e balsamici.

 

1) Barolo Ginestra Ciabot Mentin DOCG 2019 – Domenico Clerico (95+/100)

100%Nebbiolo – Uve provenienti dall’omonimo cru di Monforte d’Alba, da un appezzamento occupante la parte più alta del vigneto, caratterizzato da marne di Sant’Agata fossili molto ricche in calcare. Affinamento di 24-30 mesi in barrique di rovere francese, per l’80% nuove – Produzione di circa 6.000 bottiglie/anno – Prezzo online: 95/110€

Il primo vigneto aziendale, l’etichetta che fece scoprire al mondo la bravura e la maestria del compianto Domenico Clerico, in una versione di grande fascino e profondità, che spicca all’interno di una batteria da urlo nobilitata da un Barolo Aeroplanservaj (94/100) anch’esso in formissima.

Rubino/granato, integro, consistente e luminoso. Naso elegantissimo, austero, con un profilo tra i più netti e delineati della manifestazione e di ottima complessità, articolato su note di cipria, foglie di thè, tabacco scuro, eucalipto, liquirizia e lavanda. Bocca corposa, coerente, senza concessioni, ampia ed affilata al tempo stesso. Equilibrio non ancora perfetto ma molto probabilmente solo per ragioni anagrafiche. Tannino ampio e fitto ma dalla splendida texture, persistenza ottima, allungo da vino di razza su rimandi terrose e balsamici.

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