Il Nord Piemonte a Napoli


In un lunedì di fine marzo, e nonostante la giornata plumbea, fare un bel giro per Napoli, per i suoi vicoli ricchi di contrasti e di colori (“Napule è mille culure” diceva il grande Pino Daniele) aiuta a rimetterti al mondo.

Specialmente se al termine della passeggiata ci attende una degustazione sui vini del Nord Piemonte, organizzata dall’omonimo consorzio di tutela con il supporto dell’AIS Napoli presso l’Hotel Excelsior, a due passi dall’incantevole scenario di Castel dell’Ovo.

Vini, quelli del Nord Piemonte, anch’essi a base Nebbiolo (se non quando declinati in purezza), ma per troppo tempo – al pari di quelli di altri territori della regione – messi in secondo piano dalla notorietà e dal blasone dei vini delle Langhe.

Ma che però, specie nell’ultimo decennio, in parallelo con la sempre più crescente tendenza di ricercare “vini in sottrazione”, stanno sempre più conoscendo notorietà ed interesse, oltre che guadagnare numerosi estimatori.

Compreso, naturalmente, il sottoscritto.

Rossi eleganti, dal corpo importante ma non certo titanico, giocati più su finezza, definizione e verticalità che su struttura, imponenza e larghezza, ed al tempo stesso – nella quasi totalità dei casi – compagni perfetti dei cibi della nostra tavola (al contrario di quanto molto spesso accade con un Barolo, il più delle volte ben poco abbinabile se non con preparazioni complesse, ricche e “pesanti”).

Gli assaggi che ho avuto occasione di fare durante l’evento – tra l’altro organizzato magnificamente ed alla presenza degli stessi produttori – hanno rispecchiato fedelmente i caratteri dei vini sopra descritti, mostrando altresì un livello medio davvero elevato, oltre che dare evidenza delle sfumature esistenti tra le varie denominazioni, dovute essenzialmente ai diversi microclimi ed ai terreni su cui poggiano le vigne.

In una parola, ai differenti terroir che compongono un territorio con diversi punti in comune ma al tempo stesso eterogeneo, che ad oggi conta due DOCG (Ghemme e Gattinara) ed otto DOC (Boca, Bramaterra, Colline Novaresi, Coste della Sesia, Fra, Lessona, Sizzano e Valli Ossolane).

In generale, colori mai eccessivi nell’estrazione, nasi sussurrati ma al tempo stesso espressivi, non omologati dalle note derivanti dall’affinamento in legno, che in tal caso ha la (giusta e corretta) capacità di ingentilire pur senza snaturare il profilo. Bocche dirette, dinamiche, in spinta e permeate da acidità importanti, alcol integrato e mai oltre le righe, tannini eleganti e buona armonia generale.

Insomma, tanti assaggi da ricordare, ma soprattutto la consapevolezza del valore di un territorio di cui – sono certo – anno dopo anno sentiremo sempre più parlare.

 

Come al solito, di seguito trovate la mia personale Top-Five (più un bonus) dell’evento:

 

5) Ghemme DOCG 2015 – Torraccia del Piantavigna (91+/100)

90% Nebbiolo, 10% Vespolina – Viti provenienti da vigneti poggianti su suoli argillosi di origine morenica, con elevati sbalzi termici dovuti alla presenza del Monte Rosa nelle immediate vicinanze. Vinificazione tradizionale con macerazione sulle bucce per 3-4 settimane, affinamento di 36 mesi in botti di rovere francese di media dimensione.

Azienda tra le più grandi ed importanti del territorio, una vera e propria istituzione del Ghemme, con questo 2015 che – nonostante l’evidente giovinezza – si esprime già su livelli più che buoni. Granato con tendenza aranciata, abbastanza scarico e luminoso nel bicchiere. Naso pulito, elegante, non intensissimo ma piuttosto raffinato ed elegante, oltre che dinamico e mutevole nel tempo. Etereo, fiori secchi, minerale, terre nobili in sottofondo. Bocca di medio corpo, dalla bella sapidità e dal tannino ben integrato, con acidità viva a dare ritmo al sorso. Buon equilibrio complessivo, persistenza importante. Finale lineare e pulito su note di frutta secca, anche se un filo a corto di sfumature.


4) Bramaterra Riserva DOC 2015 – La Palazzina (92/100)

80% Nebbiolo, 12% Croatina, 5% Vespolina, 3% Uva Rara – Vigneti posti a circa 300m di altitudine, poggianti su a terreni di origine vulcanica con un’elevata acidità, prevalentemente sabbiosi con presenza di limo e argilla. Rese piuttosto basse (nell’ordine dei 40q/he). Affinamento di 48 mesi in botti di rovere di Slavonia da 35 hl.

Caso (ormai) raro di vino importante, e per di più in annata considerata calda, a riportare in etichetta una gradazione alcolica di 13°. Azienda che non conoscevo ma che mi ha stupito positivamente, sia con il Bramaterra “base” 2016 (90/100) che – soprattutto – con questa Riserva 2015. Granato, abbastanza scarico e mediamente denso. Naso non esplosivo ma sussurrato, ammaliante e di buona complessità, giocato su note di violetta, tabacco dolce, smalto e caramella alla coca-cola, con in più una leggera sfumatura ferrosa in sottofondo, in cui la “tipica” componente speziata della Vespolina risulta quasi impercettibile. Bocca di buon corpo – anche un filo sopra la media degli altri assaggi – verticale e dal tannino che si fa sentire, ma ben equilibrata dall’acidità e dalla sapidità che danno ritmo alla bevuta. Persistenza buona anche se top, finale su note leggermente amarognole che riportano alla radice di liquirizia.

 

3) Ai Livelli Ghemme DOCG 2013 – Tiziano Mazzoni (92+/100)

100% Nebbiolo – Vigneti di oltre 45 anni di età proveniente da un unico vigneto posto in zona Livelli, poggiante su terreno argilloso con esposizione Sud/Sud-Ovest posto a circa 280m di altezza. Vinificazione tradizionale con 40gg di macerazione con la tecnica del cappello sommerso. Affinamento di 18 mesi in tonneaux cui seguono altri 18 mesi in botte grande.

Etichetta fuori commercio, portata alla manifestazione per la Masterclass del giorno precedente. Un rosso da attendere, che dopo un po’ di ossigenazione nel bicchiere ha saputo esprimere maturità ed eleganza. Granato appena aranciato, abbastanza intenso e piuttosto denso, un filo meno luminoso degli altri ma comunque affascinante. Naso che dopo una iniziale fase riduttiva si apre mostrandosi espressivo, intenso e complesso. Pout-pourri, coca cola, sottobosco, terra umida, note balsamiche di eucalipto. Bocca ampia ma non possente, fresca e dall’eccellente corrispondenza con l’olfatto. Ottimo equilibrio complessivo, tannino integrato e di buona tessitura, componente alcolica quasi impercettibile. Finale in cui ritornano le note terrose e di sottobosco avvertite in precedenza al naso.


 

2) Lessona DOC 2016 – Proprietà Sperino (93/100)

100% Nebbiolo – Uve provenienti da diversi vigneti tutti poggianti su terreni sabbiosi estremamente ricchi di minerali e posti ad un’altezza compresa tra 290 e 350 metri. Fermentazione spontanea in tini di legno aperti, macerazione di 28 gg sulle bucce con ripetute follature. Affinamento di 35 mesi in tonneaux e botti ovali da 15 hl.

Una delle etichette di maggior pregio e notorietà dell’intero Nord-Piemonte, vero e proprio riferimento in fatto di Lessona, che anche in quest’annata, seppur ancora giovanissima, evidenzia i caratteri che l’hanno resa celebre. Granato integro, un filo più concentrato della media, molto luminoso. Naso affascinante, austero e poco incline a “facili” concessioni ma al tempo stesso fine ed elegante. Etereo, floreale, nota balsamica di liquirizia, sfumatura minerale in sottofondo. Bocca coerente al naso, meno verticale e sapida di altre ma molto ricca ed ampia, oltre che piuttosto elegante. Tannino fitto ma fine, alcol ben integrato nella struttura, persistenza importante. Finale complesso e sfaccettato su note di fiori secchi, balsamiche e di cioccolato amaro.

 


1) San Francesco Gattinara Riserva DOCG 2016 – Antoniolo (94/100)

100% Nebbiolo – Viti provenienti dall’omonimo vigneto di circa 3,5he poggiante su terreno vulcanico molto ricco in minerali e caratterizzato da esposizione Sud-Ovest. Vinificazione in cemento con lieviti indigeni, macerazione sulle bucce per circa 20gg, affinamento in tonneaux e botte grande per una durata complessiva di 36 mesi. 

Azienda che non ha bisogno di presentazioni, vero e proprio must quando si parla di Gattinara, che per l’occasione ha presentato una tris di grandissimi assaggi, in cui, al fianco di una Riserva 2017 dal naso spettacolare e dal sorso diretto ed espressivo (da 92/100) e di un Osso San Grato 2017 ancora giovane ed austero ma altresì elegante e verticale (al momento da 90/100 ma dal grande potenziale evolutivo ) svetta il San Francesco, che in un’annata lineare come la 2016 ha mostrato appieno il valore del terroir, oltre che l’abilità del produttore. Granato tendente all’aranciato, tipico, molto bello e luminoso. Naso femmineo, ammaliante, aperto ed espressivo, che per molti aspetti ricorda un Borgogna di livello. Fiori secchi, arancia, incenso, frutti rossi, leggera vaniglia in sottofondo, nota eterea a dare maggiore profondità al bouquet. Bocca freschissima, meno potente rispetto a quella dell’Osso San Grato ma più avvolgente ed armoniosa, pur mantenendo i caratteri di verticalità e sapidità minerale tipici dei migliori vini del territorio. Tannino delicato, persistenza importante, finale su note eteree e leggeri rimandi boisé.


BONUS TRACK: Boca DOC 2017 – Le Piane (90++/100)

85% Nebbiolo, 15% Vespolina – Uve provenienti da vigneti di diversa età (alcuni piuttosto vecchi, altri reimpiantati a cavallo di inizio millennio) all’interno della DOC, posti ad un’altitudine compresa tra 400 e 470m. e poggianti su terreni di ghiaia porfida di origine vulcanica, leggermente rossi e ricchi di minerali. Rese molto basse (nell’ordine dei 30-40q/he). Affinamento di 48 mesi in botti di rovere di Slavonia da 20-28hl.

Etichetta di grande fascino e blasone, ormai assurta ad icona e simbolo di un’intera DOC, in una versione ancora in fase di assestamento, se non proprio embrionale. Ma il potenziale, ed i caratteri che ne faranno un rosso di inaudita profondità, eleganza e longevità, sembrano esserci già tutti. Granato, leggermente scarico, denso e luminoso nel bicchiere. Naso pulito ed intenso anche se ancora un filo compresso. Etereo, tabacco dolce, minerale, note boisé leggere in sottofondo. Bocca di medio corpo, dall’evidente acidità ma resa ancora più diretta e verticale da una sapidità di inusitato vigore, a tratti addirittura eccessiva. Tannino fitto ma non invasivo, componente alcolica integrata abbastanza bene nella struttura. Persistenza importante, finale coerente con ancora le note minerali a fare capolino.


 

Commenti

  1. Concordo completamente sul vincitore:Antoniolo Riserva San Francesco

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