Dizionario (semiserio ma non troppo) dei bevitori di vino


Il mondo del vino è un contenitore complesso e vario, così come lo sono i personaggi che gli ruotano intorno.

Tipi diversi e molto lontani tra loro, un vero bestiario di vizi, difetti ed anche qualche (piccola) virtù, soggetti a volte seriosi altre volte improbabili uniti dalla comune passione per il nettare degli Dei.

Da questa considerazione è nata l'idea di suddividere per categorie i vari "personaggi del vino", quasi fosse dei grossi recinti all'interno del quale poter raggruppare ognuno di essi.

Possiamo pensarla come vogliamo, ma in una di queste rientriamo – per forza – anche noi, ed il più delle volte il percorso di ogni eno-appassionato non è altro che un passaggio, quasi fosse un cursus honorum, da una categoria alla successiva.


1.Il bevitore medio. (macro-categoria che comprende un buon 95% dei bevitori di vino, di cui la stragrande maggioranza di essi non supera mai questa fase). Tracanna per automatismo, distinguendo a malapena tra bianco e rosso, tra buono e cattivo. Guarda gli appassionati come fossero dei pazzi o dei fessi, coloro che il vino anziché berlo preferiscono rigirarlo nel bicchiere, oltre tutto sborsando cifre folli per una bottiglia. Compra vini improbabili, cercando di spendere il meno possibile e regalandosi, solo per le occasioni davvero speciali, una bottiglia di Brunello o Barolo comprata nel discount sotto casa.

Il suo vino preferito: il Tavernello


2.Il neofita. Timido, quasi imbarazzato, si affaccia in punta di piedi nel variegato mondo del vino, in genere partendo da un corso base per degustatori. Guarda gli esperti ed i sommelier con rispetto, pensando che mai nella vita, neanche dopo anni di studio ed assaggi, riuscirà ad eguagliarli (dato che non ha ancora capito che buona parte di loro non fa altro che fingere e/o recitare a memoria un copione). Preferisce vini morbidi e rotondi, che gli danno sicurezze e tranquillità.

Il suo vino preferito: l’Amarone della Valpolicella (o il Primitivo di Manduria)


3.Il guidaiolo. Si muove con circospezione ma al tempo stesso con (finta) sicurezza all’interno del mondo enoico. Non ha ancora una sua idea ben definita, ma si affida come un robot alle certezze degli altri, comprando ed apprezzando solo i vini premiati dalla critica. Il suo guru è Daniele Cernilli (il Robert Parker de noantri, in ogni caso persona che al di là delle battute stimo moltissimo, ndr…), il suo sogno nel cassetto è bere il vino perfetto, quello da 100/100.

Il suo vino preferito: il Bolgheri (meglio se con il nome che finisce con …aia)


4.L’acculturato. In genere autodidatta, quindi di base con scarsa considerazione per sommelier o aspiranti tali. Divora libri su libri, oltre che visite e degustazioni, comprando bottiglie che colleziona gelosamente in cantina e cercando di recuperare il tempo perduto e la distanza che lo separa dal paradiso del conoscitore enoico. Comincia a farsi una sua idea, alzando l’asticella dei suoi assaggi così come del suo ego enoico. E’ figura apprezzata ma al tempo stessa temuta dai produttori, per via del tempo che sono costretti a dedicargli.

Il suo vino preferito: il Barbaresco


5.L’esperto. Preciso al limite della pedanteria, si muove con disinvoltura tra gli scaffali delle enoteche cosi come tra i banchi dei produttori durante le degustazioni a cui decide di partecipare. Seleziona personalmente i suoi assaggi, facendo domande di cui conosce già la risposta, solo per poter fare le sue puntualizzazioni del caso. Ha una sia idea incrollabile di cosa deve essere un vino, e compra solo bottiglie di produttori selezionati - meglio se di piccole denominazioni - che rispettano i dettami della sua filosofia enoica.

Vino preferito: il Bordò marchigiano


6.L’anticonformista. Diffidente, allergico ai dogmi ed a ogni ordine costituito, vede la critica enologica ed i vini industriali (che fino a ieri apprezzava…) come il male assoluto, quasi fossero Satana in bottiglia. Al solo sentire le parole “solfiti” o “lieviti selezionati” ha i conati di vomito. Frequenta solo fiere o eventi di settore, acquistando e bevendo esclusivamente vini di piccoli e sconosciuti produttori, naturalmente naturali o biodinamici.

Vino preferito: Orange wine


7.L’appassionato di lungo corso. Figura che, dopo anni di assaggi, di gioie e delusioni, di grandi capolavori ed immani schifezze, ha ormai raggiunto la pace dei sensi enoici. Dimostra rispetto per tutte le tipologie di vini (purché siano fatti a partire dall’uva) e si muove con disinvoltura – quasi fosse nel giardino di casa - tra denominazioni, menzioni geografiche aggiuntive, appellations e Grand crus, senza però esserne ossessionato. Segue un unico denominatore, quello della finezza, della profondità e dell’eleganza.

Vino preferito: Quello “del suo cuore”


E VOI, AMICI, IN QUALE CATEGORIA VI RICONOSCETE?



Commenti

  1. Ahahahah! Bell'articolo! Condivido e aspiro a diventare"appassionata di lungo corso"! ��������

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    1. E' l'aspirazione di ognuno di noi cara Bingasommelier! Ma liberarsi completamente da ogni condizionamento (il più delle volte insconscio) è faccenda non affatto semplice, che richiede anni, tanti assaggi, ed una certa visione critica, anche e soprattutto di se stessi. Chi nella vita ha solo certezze (e sono molti, nel mondo enoico ma non solo...), non credo riuscirà mai a farlo! Un caro saluto!!!

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  2. Sarcastico e divertente articolo con dei luoghi comuni davvero( ahimè ) presenti nel mondo delle degustazioni. In quale categoria mi rivedo? Beh nasco come tracannatore( mai dimenticare le origini) , quindi come categoria per onorare le origini la uno, per il resto mi ritengo una cuvée dalla 4 in poi, salute caro

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    1. Salute carissimo Alessio! Tutti noi nasciamo come bevitori medi, come tracannatori seriali senz'arte nè parte. Il problema che la quasi totalità delle persone restano in terno in questo limbo :) Grazie per averci letto...continua a farlo!

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  3. Sei troppo forte Ago!! 😂😂😂😂. La mia categoria? 6,5: semplice appassionato! 😉
    Salute!!

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    1. Salute a te carissimo Umberto! Sono contento ti sia piaciuto. Ogni tanto ci stanno bene anche articoli un pò più leggeri e divertenti. Che dire di più...continua a seguirci ed a commentare sul blog!

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  4. Lavando nel settore della ristorazione potrei scriverci un libro perché mi ritrovo a confrontarmi con un mix delle tipologie da te descritte, riscontrando che i peggiori sono proprio i sommelier. Per definirmi rischierei di essere troppo prolissa. Dico solo pur essendo anch'io una Sommelier, con il corso, mi sento di aver appreso principalmente le terminologie da me ignote in partenza, per il resto lo fa la pratica e la passione. Il mio punto di forza è proprio una grande "sete di sapere", di ascoltare e catturare da tutti soprattutto dagli appassionati con tanta umiltà. Ps non fraintendermi il corso e le basi sono importanti e servono tantissimo. Ma un sommelier, a mio parere non deve e non può fermarsi li.

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    1. Cara Silvia, non essendo io un sommelier non mi permetto di esprimere opinioni sulla categoria, anche e soprattutto in considerazione del fatto che - come in ogni grosso contenitore - al suo interno vi si trova di tutto.
      Concordo però appieno con te sul fatto che i titoli non bastano (non solo nel mondo del vino), e che si cresce e si migliora solo se si accetta di continuare a "studiare", mettendo passione, impegno, sete di conoscenza e curiosità in ogni cosa che si intraprende.

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  5. Il mio preferito è a tratti anche più divertente e sicuramente L anticonformista 😂😂 vini prodotti senza lievito/ senza solforosa/ senza pigia diraspare ecc ecc chi più strano e anti convenzionale è più gli piace

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  6. Hai perfettamente ragione! Certi personaggi (di moda in questi tempi e quindi in deciso aumento numerico) sembra ricavino un godimento personale nel bere solo cose "non convezionali", come se secoli di storia e conoscenze enologiche non fossero servite a nulla, o abbiano prodotto solo mistificazioni.
    Personalmente, con già espresso in precedenti post, ritengo che piccoli e per certi versi innovativi produttori siano da apprezzare e da "pubblicizzare", a patto che i loro vini siano ben fatti, equilibrati e piacevoli.
    Senza questi requisiti, ogni considerazione successiva su processi e/o filososie produttive decade miseramente.
    Grazie mille per averci letto e commentato. Continua a farlo!

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  7. Simpatica suddivisione caro Ago!
    Sento di essere un misto tra 2, 4 e 7.
    Alla fine valuto di cuore, studiando, ma mantenendo l'entusiasmo iniziale!
    Amo il Nebbiolo e pure il Plavac Mali... Agli antipodi 😅
    A presto!

    Daitarn3

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    1. Ciao caro Daitarn3! In effetti hai ragione...un pò tutti noi, anche se ci "troviamo" all'interno di una certa categoria, abbiamo (o meglio manteniamo) degli aspetti tipici di quelle attaverso cui siamo già passati.
      Ad esempio anche io, nonostante ami vini più eleganti , ogni tanto non riesco proprio a rinunciare a qualche vino più "accomodante", come un bel Primitivo da 16° o un Montepulciano d'Abruzzo denso, corposo e rustico...
      Per il resto, grazie mille per averci letto e commentato. Alla prossima!

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  8. Infatti mai fermarsi davanti adun etichetta la maggior parte dei casi sono più curiosi, più informati gli appassionati. Nel leggerti ne ho nuovamente la conferma. Complimenti. Viva la categoria appassionati a lungo corso

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    1. Carissima @silviawinestudy, a mio giudizio la competenza, la conoscenza e la passione sono elementi trasversali, che prescindono dalla categoria a cui apparteniamo.
      Quindi può capitare di beccare il sommelier che si è fermato alle nozioni del corso ma anche di trovarsi a parlare con professionisti con i controfiocchi, così come nel mondo di noi "semplici appassionati" ci sono veri amanti e grandi conoscitori del vino così come tanti chiaccheroni che parlano di bottiglie ed etichette senza cognizione alcuna, ma solo per darsi delle arie e farsi fighi.
      E per certi versi questo discorso si può estendere anche ai produttori. Molti (la maggioranza) trasudano passione ed amore per quello che fanno, ma con alcuni si vede lontano un miglio che lo fanno solo per business.
      Per il resto, grazie mille per averci letto e commentato!

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  9. Passate un po’ tutte, tranne che la prima e quella che “ finisce per aia😂😂” .... fortunatamente sono un tipo curioso e ho voglia assaggiare di tutto , dall orange al sauternes, dall Italia ad ogni paese straniero...
    tra le categorie elencate , che hai descritto in modo eccellente, ne metterei una “ GLI IMPORTANTI “ che “ se i vini non sanno di legno sono solo vinelli “ .... ciao grande!!! Alla prossima!!

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    1. Allora sarebbe meglio chiamarli "i rovinati" (dal legno). B
      attute a parte, il legno è senza dubbio aspetto importante e complesso nel percorso che porta alla creazione di un grande vino, ma non ne è condizione assolutamente necessaria.
      Se si hanno uve eccellenti e sapienza enologica, si possono creare grandi vini (anche rossi) senza invecchiarli necessariamente in legno.
      Altrimenti, come potemmo definire - per fare alcuni esempi - il Barbacarlo di Lino Maga, il Montepulciano di Emidio Pepe o i vini di Alessandro Dettori?

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  10. Caro Ago, mi sono divertito molto a leggere questa classificazione. Difficile non trovare qualche punto di contatto nella propria storia personale in ciascun profilo. Ora però, dopo tanti anni, sono sicuramente un 7!

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    1. Sono contento per te carissimo Andrea, se sei approdato alla fase "appassionato di lungo corso". Io onestamente non mi sento ancora arrivato a tanto, anche se per alcuni aspetti mi riconosco in questa categoria. Come hai detto (giustamente) anche tu, se ripensiamo alla nostra storia ed al nostro percorso di "bevitori" è difficile non essere passati attraverso ciascuno di questi profili.
      Grazie mille per averci letto e commentato. Continua a seguirci!

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  11. Che simpatica e aggiungerei anche accurata �� suddivisione! Io mi ritrovo nella 7...anche se spesso in enoteche e ristoranti con tanto di Sommelier mi capita di fare l'antipatica e fare domande a cui già ho una risposta...solo per mettere alla prova spesso la loro preparazione ma a volte anche la mia ��... nn si finisce mai di imparare.
    A mio avviso un denominatore comune a tutti i WineLovers dovrebbe essere l'emozione enoica sprigionata da ogni bottiglia di vino degustata

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    1. Ciao cara gine_wine! Innanzitutto grazie per averci letto e commentato!
      Per il resto, che dirti...anche a me alcune volte capita di fare il cattivo, cercando di mettere in difficoltà il sommelier o il commesso di turno con qualche domanda di cui so già la risposta. Diciamo che non è eticamente corretto, ma ogni tanto un pò di sano edonismo (ma anche di bastardaggine) ci può anche stare, l'importante è rispettare il lavoro altrui ed evitare di mancare di rispetto.
      Concordo inoltre con te sul discorso relativo alle emozioni. Per noi eno-appassionati bere è un piacere, e quindi associare emozioni all'atto fisico della bevuta è "doveroso".
      Un saluto ed alla prossima!!!

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