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Visualizzazione dei post da maggio, 2020

I miei territori del Vino (3) – le Langhe ed il Nebbiolo

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“Il Barbaresco è il vino d elle migliori serate  della tua vita,  non ti tradirà mai; ma per l’ultima notte  della tua esistenza,  ci vuole un Barolo” (Anonimo Produttore di Langa – cit. tratta da   “Elogio dell’Invecchiamento” di Andrea Scanzi) Una famosa pubblicità di qualche tempo fa recitava: “ci sono cose che non puoi comprare, per tutto il resto c’è Mastercard”. Ecco, ammirare e godere il panorama di Langa seduti su un muretto del Castello di Grinzane Cavour – specialmente a ridosso del periodo di vendemmia - è senza ogni dubbio una di quelle. Colline sinuose che si alternano una dopo l’altra, fondendosi all’orizzonte come fossero un unico corpo, ma soprattutto vigneti perfettamente curati che si estendono a perdita d’occhio, facendo capire a coloro che se li si ritrovano davanti  chi è il l’unico vero ed incontrastato re di Langa: il vino. Parlare di Langhe e di vino è storia lunga e complessa, che affonda le sue radici d...

My wine terroirs (3) - Langhe and Nebbiolo

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“Barbaresco is the wine of the best evenings of your life, it will never betray you; but for the last night of your existence, it takes a Barolo " (Anonymous Langa Producer - cit. Taken from Elogio dell’invecchiamento" by Andrea Scanzi) Some time ago a famous advertisement it said: "There are things you can't buy, everything else there is a Mastercard". Ok guys, admiring and enjoying the view of Langa sitting on a wall of Grinzane Cavour Castle - especially close to the harvest period - is without doubt one of those. Sinuous hills that alternate one after the other one, merging on the horizon as a single body, but above all vineyards perfectly maintained that extend as far as the eye can see, making it clear which is the only and undisputed king of Langa: the wine. Talking about Langhe and wine is a long and complex history, which has its roots several centuries ago, which over the course of time has concerned princes, kings, marquises, counts,...

“La mia Pastiera Napoletana”

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Uno dei miei dolci preferiti, un grande classico della pasticceria partenopea, quello che non può mancare sulle nostre tavole in occasione delle festività pasquale, in una versione leggermente rivisitata ma estremamente gustosa. Se cercate un vino da abbinargli, vi consiglierei un Passito (ma anche un Moscato) di Pantelleria, oppure un Moscadello di Montalcino. Ingredienti per la crema: 200gr di ricotta (130gr di pecora, 70gr di mucca) 100gr di zucchero fino 3 uova (di cui 2 intere e 1 solo tuorlo) 1 barattolo di grano da circa 500g (da bollire a parte con altri ingredienti) 1 fiala aromatica “millefiori” 1 limone 1 arancio cannella q.b. 30gr di canditi Ingredienti per la pasta frolla di base: 300gr di farina 00 100gr di zucchero 3 uova (di cui 2 intere e 1 solo tuorlo) 125gr di burro Per bollire il grano: mettere in una casseruola 125g di latte, 10g di burro fuso, le bucce di mezzo limone e le bucce di un’arancio. Unire il grano porta...

Elogio (fuori moda) del vino di cantina

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Nel piccolo mondo degli appassionati bevitori si usa suddividere i vini (e coloro che il producono) in due categorie, che alla fine finiscono per trovarsi in una contrapposizione forzata, come fossero Bianco contro Nero, oppure Indiani contro Giacche Azzurre. Da una parte ci sono i vini industriali, ossia prodotti da aziende grandi, importanti ed in alcuni casi anche prestigiose, che danno vita ad etichette con tirature piuttosto elevate (in alcuni casi di diverse centinaia di migliaia di bottiglie l’anno). Io amo definirli “vini di cantina”, perché generalmente sono frutto di assemblaggi di enormi vigneti sparsi all’interno delle denominazioni di origine, tendono ad essere piuttosto addomesticati anche se quasi sempre ben fatti e soprattutto sentono pochissimo (se non per nulla) l’annata, risultando sempre uguali a sé stessi di anno in anno. Dall’altro lato della barricata si trovano invece i vini artigianali, frutto del lavoro di piccoli produttori e generalmente tira...

Outmoded praise for cellar wine

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In the small world of passionate drinkers usually it’s normalto divide wines into two categories, which end up in a forced opposition, as if they were White against Black, or Indians against Blue Jackets. On one side there are industrial wines, produced by large, important and in some cases even prestigious companies, and withrather high quantities. I love to call them "cellar wines", because they are generally the result of assemblages of huge vineyards inside origin appellations and tend to be so tamed, even if they are almost always well made. Above all these wines don’t feel the vintage, always being equal to themselves from year to year. On the other side of the barricade there are the artisan wines, the result of the work of small producers and generally pulled in very small quantities. I love to call them "vineyard wines", because they are marked in a very significant way by the terroir from which they come and - unavoidably - end up being af...

Our “first time” with starred kitchen: Ristorante D’O

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“We are cooks and we have to remember this. It is our job to nourish, the best way we know how and to make whoever is seated at our table feel welcome and looked after, so that when they go home they are happy about the way they ate and the experience. Even before they leave the restaurant, they should have the desire to come back. As they leave the restaurant, they should already have a sense of nostalgia.” (Davide Oldani, from D’O restaurant website) There are experiences that leave their mark, moments that remain inside us, from which there’s no going back. For us, food lover to many time ago, our “first time” with the great kitchen coincided with lunch at the D'O restaurant, the house - but at the same time the kingdom – of Davide Oldani. Even if it isn’t an experience of these days (and how could it, given the moment ...), since more or less a year has now passed, more times we remember the episodes lived that day, especially the wonderful dishes tasted. Fo...