NON C’E’ AUTUNNO SENZA LIFE OF WINE

Quest’anno a Novembre, gli anni scorsi – se la memoria non mi inganna – a volte ad Ottobre, altre a Dicembre.

Ma al di là della data di svolgimento, non posso negare che Life of Wine sia tra i pochi eventi enogastronomici romani a cui ho sempre smania e voglia di partecipare, rappresentando de-facto uno dei momenti più attesi del mio autunno enoico.

Senza dubbio perché, al di là del livello (comunque eccellente) dei vini proposti, rappresenta un unicum, in quanto – mentre generalmente un po’ tutti gli eventi propongono in degustazione le annate correnti in commercio – qui si ha la possibilità di assaggiare anche e soprattutto vecchie annate dei vini più rappresentativi delle aziende che vi partecipano, in alcuni casi con parecchi lustri sulle spalle.

Ed anche in questa occasione l’evento organizzato da Roberta Perna e dallo Studio Umami con la collaborazione del giornalista eno-gastronomico Maurizio Valeriani nella sempre fascinosa location dell’Hotel Villa Pamphili a Roma, giunto quest’anno alla sua tredicesima edizione, non ha di certo tradito le attese.

A partire dalle tante aziende partecipanti (circa cinquanta con oltre duecentocinquanta etichette), in gran parte dei casi con la presenza graditissima dei produttori stessi, dettaglio che per chi come il sottoscritto ritiene che il vino sia condivisione di informazioni ed opinioni ancor prima che assaggio fine a sé stesso, fa tutta la differenza del mondo.

Dopo di che, come sempre impeccabile in ogni dettaglio l’organizzazione, a partire dall’accoglienza, passando per la cura degli spazi interni ed esterni, per arrivare agli aspetti più pratici e gestionali (come, per fare un esempio, il ghiaccio continuamente a disposizione per mantenere la corretta temperatura di servizio dei vini bianchi e degli spumanti), al punto che anche volendo un difetto non proprio sono riuscito a trovarlo.

Il pubblico intervenuto nel corso della giornata ha ben risposto, sia la mattina (riservata agli addetti ai lavori) che il pomeriggio (aperto a tutti), premiando di fatto l‘ottimo il lavoro svolto dagli organizzatori.

Livello degli assaggi anche questa edizione molto alto, con poche etichette “non performanti” tra quelle che ho avuto modo di assaggiare.

Solo un paio di aziende blasonate – per di più provenienti da denominazioni note per la longevità dei propri vini – mi hanno leggermente deluso, fornendomi semmai ulteriore spunto di riflessione circa le “effettive e reali” capacità evolutive di alcuni territori (di cui però vorrei parlare prossimamente in un articolo a parte) ma sono state senza dubbio più le sorprese positive che quelle negative.

Di seguito trovate il dettaglio dei miei migliori assaggi, in tal caso i miei Magnifici Sette Assaggi del Life of Wine 2024. Sperando siano di vostro interesse.

 

7)Fiorduva Furore Bianco DOC 2020 – Marisa Cuomo (91+/100)

40%Ripolo, 30%Fenile, 30%Ginestra.  Fermentazioni in barrique di rovere francese, affinamento in acciaio.  

Paglierino carico, denso, molto limpido, sempre fascinoso. Naso pulito, delicato, meno intenso ed impattante rispetto alla 2022, giocato sui canonici sentori di ginestra e pesca gialla matura. Bocca molto ricca, sapida, complessa, equilibrata. Persistenza super, finale lunghissimo su note minerali. Decisamente meglio all’assaggio che al naso, resta sempre una sicurezza in tutte le annate.

 

6)Villa Capezzana Carmignano Riserva DOCG 1981 – Capezzana (92/100)

80%Sangiovese, 20%Cabernet Sauvignon. Affinamento di oltre 12 mesi in tonneaux di rovere francese, cui seguono almeno altri 12 mesi in bottiglia.

Granato/mattonato, non limpidissimo, ma ci sta considerando che parliamo di un vino di più di quaranta anni di età (un anno più del sottoscritto). Naso veramente intrigante, estremamente maturo ma senza nessun difetto che faccia pensare ad un vino oltre il suo picco evolutivo. Mentolato, spezie dolci, tabacco, giusto una sfumatura di humus/sottobosco in sottofondo. Bocca coerente, forse anche meglio del naso, sapida, precisa, puntuale, gustosa, equilibrata. Persistenza sottile ma lunga, finale con ancora le spezie ad emergere. Buono, molto buono, tutto su un tono "leggero" ma davvero degno di nota.

 

5)Varramista Toscana IGT 2002 – Fattoria di Varramista (92/100)

80%Sangiovese, 20%Syrah, ultima anno prima del passaggio al Syrah 100%. Affinamento di 18 mesi in barrique di rovere francese (prevalentemente di primo passaggio), cui seguono almeno altri 24 mesi in bottiglia.

Colore oggettivamente bruttino, granato tendente al mattone e nemmeno super limpido. Al naso un primo step, in cui mostra maturità ma ancora non evoluzione/ossidazione, con note di fiori secchi, spezie orientali e sbuffi balsamici. In bocca un ulteriore passo avanti, c'è freschezza e sapidità a sostenere un assaggio esile ma super gustoso, oltre che armonico.  Persistenza eccellente, finali su note di nocciola tostata. Altro assaggio su cui avrei scommesso poco ma che invece si è rivelato a suo modo molto interessante.

 

4)Contrada Salvarenza Vecchie Vigne Soave Classico DOC 2009 – Gini (93/100)

100%Garganega. Vigne vecchie di 130 anni di età, a piede franco. Fermentazione ed affinamento per 12 mesi in legni di almeno tre anni, cui seguono altri 6 mesi in bottiglia.

Paglierino carico, integro, splendido. Naso maturo e complesso ma ancora molto intrigante, giocate su note di fiori bianchi, sbuffi minerali, e con rimandi di idrocarburi che cominciano a farsi sentire in maniera evidente. Bocca in continuità, ricca ma al tempo stesso in spinta, tesa, ben equilibrata. Persistenza ottima. Gran versione, probabilmente al suo massimo. Chapeau.

 

3)Bossona Nobile di Montepulciano Riserva DOCG 2012 – Cantine Dei (94/100)

100%Sangiovese (Prugnolo Gentile). Affinamento di 36 mesi in tonneaux di rovere francese, cui seguono almeno altri 12 mesi in bottiglia.

Granato, intenso, forse un filo meno luminoso di altri ma comunque senza difetto alcuno. Naso bellissimo, maturo, intenso e complesso. Frutta rossa matura, tabacco, spezie dolci, liquirizia. note di funghi/sottobosco in sottofondo a raccontare un inizio di evoluzione. Bocca corposa, saporita, coerente all'olfatto, tannino bello vispo ma integrato. Finale lungo su note di caffè e frutto scuro. Ottima versione, anche questa vicina al suo picco evolutivo, figlia di un’annata sicuramente calda ma gestita benissimo.

 

2)Fiorano Lazio Rosso IGT 1994 – Tenuta di Fiorano (94/100)

80%Cabernet Sauvignon, 20%Merlot. Affinamento di 30 mesi in botti usate da 10hl di rovere di Slavonia.

Granato, molto meno carico se confrontato con la (calda) 2003 e con la 2016 assaggiati in precedenza. Naso bellissimo, paradossalmente il più giovane dei tre. Floreale, frutto ancora evidente (fragoline di bosco), spezie orientali, terre nobili (cipria). Bocca coerente, incredibilmente fresca in relazione all'età, in spinta, equilibrata. Persistenza molto buona anche se non super, finale su note mature (confettura, caffè) ma comunque non evolute. Sorprendente.

 

1)Amarone della Valpolicella DOCG 2013 – Secondo Marco (95/100)

40%Corvina, 45%Corvinone, 15%Rondinella. Affinamento di 48 mesi in botti di rovere di Slavonia da 50hl, cui seguono 24 mesi in bottiglia.

Aranciato, incredibilmente scarico per essere un Amarone ma comunque in pieno stile aziendale. Naso intrigante, elegantissimo e molto complesso. Note balsamiche (eucalipto, liquirizia), poi frutta matura, arancia sanguinella e specie dolci. Bocca fresca, corposa ma non troppo, ancora in equilibrio tra frutto, spezie e balsamicità. Tannino preciso e levigato. Persistenza super, finale di grande pulizia e definizione. Gran vino, il perfetto compromesso tra una 2014 iper-balsamica (e comunque splendida) ed una 2015 più incentrata sul frutto, senza dubbio alcuno il mio personale best taste dell’evento.

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