Cascina Ciapat, il Roero nel bicchiere

 

Oggi voglio raccontarvi di Cascina Ciapat, bella ed interessante realtà del Roero, zona vitivinicola dal potenziale importante ma spesso poco considerata dagli addetti ai lavori, nonché snobbata da molti appassionati che nel corso dei loro percorsi enoici preferiscono orientarsi verso le vicine e più blasonate Langhe.

Parliamo di un’azienda con una lunghissima storia alle spalle (i primi documenti fanno riferimento al 1846), che inizialmente si dedicava a svariate attività in ambito agricolo – coltivazioni ma anche allevamento di bestiame – ma che con il trascorrere dei decenni si è sempre più orientata e focalizzata alla sola cura delle vigne, e di conseguenza alla produzione ed all’imbottigliamento del vino prodotto a partire da queste.

Oggi l’azienda conta circa 15 ettari di vigneti, sparsi in diverse località della denominazione e con qualche sporadico “sconfinamento” in Langa, producendo sia vini bianchi (da uve Arneis, Riesling e Favorita) che rossi (a base Nebbiolo, Barbera e Dolcetto).

Oltre all’Arneis – vitigno principe e tradizionale del Roero – a farla da padrone è senza dubbio il Nebbiolo, che l’azienda declina in diverse versioni, sia in ragione della denominazione entro cui ricade che della localizzazione geografica del vigneto.

Ma, al di là delle differenze – seppur significative – introdotte dai molteplici terroir in cui le uve vengono coltivate, l'idea di base è quella di seguire un filo comune sia in vigna che in cantina, attraverso attività il meno possibile invasive, con il fine di preservare al meglio i terreni e dare luogo ad un prodotto finale – il vino – che sia espressione più sincera possibile della terra da cui esso si origina.

Gli assaggi – di cui parlerò in dettaglio al termine dell’articolo – hanno sostanzialmente confermato l’approccio sopra evidenziato. Uvaggi differenti, vinificazioni ed affinamenti diversi ma sempre con l'intenzione - riuscita - di mantenere saldo ed evidente il legame con il territorio e con il vitigno.

Nel frattempo, come da “tradizione” ho lasciato che a raccontare l’azienda fossero direttamente i protagonisti della storia, in tal caso Ilaria Bertello, ultima generazione dell’azienda e colei che si occupa degli aspetti legati alla gestione dei clienti, oltre che al marketing ed alla promozione, che ha accettato di buon grado di rispondere alle domande che gli ho proposto.

 

Buongiorno Ilaria, e grazie per aver accettato il mio invito. Come e quando nasce l’azienda?

Buongiorno a te Agostino, e grazie per questa opportunità! La nostra azienda nasce a fine 1800 quando il mio bisnonno Giacomo iniziò a produrre vino per la vendita al pubblico, e non solo per consumo personale come facevano le famiglie di campagna di quel tempo.
In verità il nome Cascina Ciapat (da sempre riportato in etichetta) nasce solo dopo la morte di mio nonno Antonio, quando le "forbici per potare" passarono in mano a mio padre, Giacomo. Prima di tale momento, la nostra era infatti un'azienda come molte altre nel territorio del Roero, maggiormente conosciuto per prodotti ortofrutticoli. Nonno Antonio produceva qualche migliaio di bottiglie ma nella mia memoria di bambina sono impressi i clienti che facevano rifornimento di vino in damigiana. Il nome dell'azienda, che ricorda molto i famosi "ciapet" di Ezio Greggio, in realtà deriva dal dialetto piemontese e significa "pezzetto di terra". Infatti, la cascina si trova proprio su una collinetta sul confine tra il comune di Montaldo Roero e quello di Monteu Roero. Ciapat è anche il soprannome attribuito alla nostra famiglia in paese, dato che è tipico delle nostre zone legare un nome all'intera discendenza di una famiglia in relazione al luogo di abitazione o ad un fatto accaduto. Addirittura, da alcune indagini che abbiamo compiuto, la Cascina del Ciappetto risulta presente sul catasto fin dal 1600.

  

C’è un aneddoto, legato a questi anni ed alla vostra avventura di produttori di vino, che ricordate con piacere o soddisfazione?

Sicuramente i ricordi più importanti sono legati al momento della vendemmia, in primis le cadute salendo le vigne più ripide con le cassette colme di uva (sì perché in molte zone del Roero la pendenza è quasi montana e il trattore non riesce a salire!). Ma anche le cene di famiglia che si prolungano fin quasi a mezzanotte, con un panino e un bicchiere di vino, intorno alla pigiatrice.

 

I vigneti sono tutti di proprietà? Dove si trovano? Età media delle vigne?

I vigneti sono tutti di proprietà: la maggior parte si trova nel comune di Montaldo Roero dove ha sede la nostra azienda, ma abbiamo anche altre vigne ubicate in diversi comuni della zona, come Monteu Roero, Vezza d'Alba, Baldissero d'Alba e Corneliano d'Alba.

  

Ho visto che producete vini da diverse uve, quali Nebbiolo, Barbera, Arneis e Riesling. Ci sono differenze importanti nella gestione – in vigna ed in cantina – di questi differenti vitigni?

La differenza più grande è sicuramente nella vinificazione in cantina, soprattutto tra bianchi e rossi. In vigna ci sono delle accortezze da rispettare in relazione sia alla varietà che a parametri quali altitudine ed esposizione. Ad esempio il Nebbiolo è il primo che deve essere potato e legato in quanto le sue gemme sono le prime a sbocciare, mentre Barbera e Favorita sono vitigni più soggetti alle malattie come la flavescenza quindi sono le prime a cui viene trinciata l’erba presente tra i filari.

  

Al di là della grande varietà – ed eterogeneità – di vini prodotti in regione, è abbastanza evidente che il vitigno principe dell’enologia piemontese sia il Nebbiolo. Qual è la vostra ricetta per ottenere un Nebbiolo di qualità?

La nostra ricetta è il RISPETTO per il lavoro fatto in vigna. È importante mantenere le caratteristiche organolettiche dell'uva sia nei vini d'annata che in quelli affinati. La vinificazione viene poi svolta completamente in acciaio, mentre per l'affinamento utilizziamo botti di secondo o terzo passaggio per un periodo che a seconda della tipologia può raggiungere i 12 mesi.

 

Quali sono le principali differenze tra i vostri Roero DOCG e Nebbiolo Valmaggiore? Quali, invece le caratteristiche in comune?

Chiaramente hanno in comune il vitigno, dato che in entrambi i casi si tratta di Nebbiolo in purezza. Il DOCG Roero è ottenuto da uve provenienti da alcuni dei nostri migliori vigneti, di norma quelli situati alle massime altitudini e con migliore esposizione. Inoltre, la resa è limitata ad 80q/he, quindi in potatura lasciamo 7 gemme e nelle annate più abbondanti (ahimè) ci tocca diradare. In cantina la vinificazione e maturazione sono in acciaio mentre l'affinamento è in tonneaux di rovere di Slavonia per 12 mesi.  Il Nebbiolo d'Alba Valmaggiore è una menzione geografica, quindi le uve provengono da un solo vigneto sito nel comune di Vezza d'Alba, caratterizzato da pendenza molto elevata, intorno al 40% con esposizione sud-est. Si tratta di una vigna piuttosto vecchia (di circa 80 anni) impiantata da mio Nonno Antonio e suo fratello prima che quest'ultimo partisse per la campagna di Russia! Anche in tal caso la vinificazione e maturazione sono in acciaio mentre l'affinamento è in barriques di rovere di Slavonia per 12 mesi.

 

La vostra azienda si trova in un’area importante per la viticoltura come il Roero, una zona che però, a causa della estrema vicinanza con le Langhe, viene spesso “sovrastata” e quindi non considerata come dovrebbe, sia dalla critica che dagli appassionati. Esiste questa sorta di sudditanza “enoica” o è solo un’impressione che si percepisce dall’esterno?

Questa è davvero una bella domanda! La zona del Roero è sempre stata sovrastata dal punto di vista del vino dalle vicine Langhe, anche se nella realtà si tratta di due aree storicamente, politicamente e geograficamente diverse. Fin dal medioevo il Roero è sempre stata una zona più rurale e più "povera", che ospitava tanti contadini dediti alla coltivazione di frutta e verdure, al contrario delle Langhe che storicamente – basti vedere le tenute ed i relativi castelli – era luogo i cui l’aristocrazia aveva numerose proprietà. In secondo luogo – mio parere di giovane vignaiola – c'è stato un grande errore da parte dei produttori negli anni del boom dell'incremento del vino nel voler assomigliare alle Langhe rinunciando a promuovere i propri punti di forza. Il Roero è senz'altro una DOCG più giovane rispetto a Barolo e Barbaresco, ed è quindi sempre stata presentata e venduta come "un Barolo che costa meno", ma al di là dell’uvaggio di provenienza in comune numerosi sono i punti di discontinuità. A partire dal terreno tipico di questa zona (quello vero, ma questo è un altro discorso), molto fertile, ricchissimo di fossili e minerali essendo stato un fondale marino, formato da sabbie e tufo, quindi capace di dar vita a vini con caratteristiche molto diverse rispetto agli “equivalenti” langaroli. Si pensi ad esempio al Roero Arneis DOCG, coltivato solo qui da noi perché in Langa non avrebbe le stesse caratteristiche. Si tratta quindi di vini effettivamente dotati di una loro unicità, che però ancora oggi si fa fatica a trasmettere e far percepire.

 

Quali sono gli obiettivi futuri dell’azienda? Avete ulteriori progetti in cantiere?

Direi che possiamo fermarci qui, anche perché abbiamo già scritto un poema!

 


 

 

GLI ASSAGGI

 

Roero Arneis DOCG 2020

100% Arneis – 1 mese sulle fecce fini con batonnage

Il bianco per eccellenza del Roero, in una versione decisamente ben riuscita.

Paglierino con riflessi verdognoli, abbastanza intenso e denso, molto bella la luminosità che mostra nel bicchiere. Naso pulito, di media intensità e buona finezza, con un bouquet caratterizzato da ampie note fruttate (mela e pera su tutte) a cui si sovrappongono interessanti richiamati agrumati e floreali. Bocca abbastanza corposa, fresca ed agrumata, piacevole e ben equilibrata tra acidità, morbidezza e calore alcolico. Persistenza più che discreta, finale in continuità, con piacevoli e delicati Paglierino con rilessi verdognoli, abbastanza intenso e denso, molto bella la luminosità che mostra nel bicchiere. Naso pulito, di media intensità e buona finezza, con un bouquet caratterizzato da ampie note fruttate (mela e pera su tutte) a cui si sovrappongono interessanti richiami agrumati e floreali. Bocca abbastanza corposa, fresca ed agrumata, piacevole e ben equilibrata tra acidità, morbidezza e calore alcolico. Persistenza più che discreta, finale in continuità, con piacevoli e delicati sapidi.

Giudizio personale: 86/100

 

 

Langhe Nebbiolo DOC 2018

100% Nebbiolo – 6 mesi in acciaio

Nebbiolo entry-level, in una versione giovanile ed easy ma al tempo stesso tradizionale.

Rubino, abbastanza scarico ma di buona consistenza ed ottima limpidezza. Naso pulito e varietale, non intensissimo e molto complesso ma di buona finezza complessiva.  Note floreali di violetta a dominare il profilo, leggeri richiami fruttati (ciliegia) e vegetali in sottofondo. Bocca interessante, di medio corpo e già ben equilibrata e piacevole, nonostante l’affinamento in solo acciaio. Tannino presente ma integrato e di buona finezza. Persistenza discreta, finale lineare su note fruttate.

Giudizio personale: 83/100

 

 

Nebbiolo d’Alba DOC Valmaggiore 2017

100% Nebbiolo – 12 mesi in barrique di rovere di Slavonia

Proveniente da un singolo e vecchio vigneto situato nella scoscesa ed assolata collina di Valmaggiore, da sempre considerata la culla dei migliori Nebbiolo prodotti a sinistra del Tanaro. Un’interpretazione elegante del vitigno.

Rubino con riflessi granati, mediamente intenso e denso, limpido e luminoso. Naso pulito, di buona ampiezza e intensità. Frutta rossa matura (quasi sotto spirito), vaniglia, note di torrefazione e leggere note speziate ed animali con la rotazione. Bocca molto buona, strutturata ma al tempo stesso fresca e piacevole, nel complesso equilibrata anche se un ulteriore periodo in bottiglia ne migliorerà ulteriormente l’armonia. Tannino vivo ma integrato nella struttura e di buona finezza. .Persistenza più che adeguata, finale coerente su note di frutta matura e leggeri ritorni balsamici e di caffè

Giudizio personale: 88+/100

  

 

Roero DOCG 2017

100% Nebbiolo – 12 mesi in tonneaux di rovere di Slavonia

Risultato dell’assemblaggio delle uve provenienti da migliori vigneti aziendali all’interno della denominazione, è un vino ancora giovane e con parecchia strada davanti, ma che porta con sé i caratteri tipici del Nebbiolo di qualità.

Rubino luminoso, abbastanza intenso, mediamente denso. Bella luminosità e limpidezza. Naso pulito, non esplosivo ma di buona finezza e complessità. Frutta rossa a dominare il profilo (ciliegia su tutti), tabacco, liquirizia ed una leggera nota balsamica in sottofondo Bocca corposa, sapida, nel complesso equilibrata tra freschezza e calore alcolico. Tannino importante, ancora un filo sopra le righe ma maturo e di buona finezza. Persistenza molto buona, finale balsamico anche se un po’ troppo asciugante.

Giudizio personale: 87+/100

 

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