IL MIO VINO

NOTA INIZIALE: Se pensate che questo post sia una recensione dell'immenso vino che vedete nell'immagine di sopra, avete sbagliato strada, ma vi consiglio lo stesso di continuare la lettura...


Ognuno di noi – inevitabilmente - ha delle etichette, dei produttori o delle denominazioni del cuore.

Vini o territori che a prescindere dall'annata, dalle caratteristiche o da qualsivoglia altro fattore accendono in noi una luce, regalandoci momenti di felicità e godimento, come fossimo in un tempo sospeso dove lasciare al di fuori i problemi e le preoccupazioni della vita reale.

Ma passando dal particolare al caso generale, e soprattutto prescindendo dai territori e dai loro migliori interpreti, da parametri analitici e da filosofie più o meno ordinarie, cos’è che ricercate in un vino?

Ed al di là del fattore personale, di quello che - quasi fossimo magneti - istintivamente ci attrae o ci allontana da un’etichetta, avete mai ragionato a mente fredda su quali siano i caratteri peculiari che concorrono alla determinazione della "vostra" scala della qualità di un vino?

Da parte mia ho pensato di raccontarvi i miei cinque totem, quegli aspetti che, come stelle polari, mi guidano nell'assaggio, e che di conseguenza determinano ed influenzano il mio giudizio.

Parametri del tutto personali, lo riconosco, ma che con buona probabilità forniscono una misura oggettiva del lignaggio e del valore del "liquido" che tutti noi appassionati veneriamo e del quale - fatta salva la moderazione nel consumo indotta dalla presenza del maledetto alcool - proprio non riusciamo a fare a meno.

 

EQUILIBRIO

Tutto parte da qui, inutile girarci intorno. Ci possono essere eleganza e struttura, filosofia, etica e tutte le belle storie umane che spesso (ma anche per fortuna) ruotano attorno ad una bottiglia, ma se le varie componenti che compongono l’assaggio non sono in armonia ed equilibrio tra loro, se procedono ognuna per la propria strada, peggio ancora se sovrastando le altre, il risultato non può che essere deludente. Come in un’orchestra o in un corpo di ballo in cui – anche se formati da solisti di livello – ognuno preferisce andare per proprio conto piuttosto che ragionare come un corpo solo.

 

CONTRASTO

Il fascino, per esperienza personale, si basa quasi sempre sul contrasto, sul rilancio continuo di sensazioni apparentemente lontane ma che, se dosate nel modo giusto, contribuiscono ad aumentarne il valore percepito. Ed il vino, in questo, non fa certo eccezione. Vini buonissimi ma lineari nel loro incedere finiscono per stancare presto, o quanto meno fanno fatica a farsi ricordare, al contrario di quello che accade a vini forse anche imperfetti ma originali, se non addirittura (in pochi casi, ahimè) unici. Il famoso “equilibrio sopra la sopra la follia” cantato da Vasco, in cui la follia, l’elemento geniale e spiazzante, è dato proprio da questo rimandare di sensazioni, in un continuo vortice capace di amplificare il piacere percepito durante l’assaggio.

 

PROGRESSIONE

Un tema fondamentale, ed a cui spesso diamo poco peso, specie fino a che - influenzati dalle mode imperanti fino al decennio scorso - si confonde il “vino grande” (o per meglio dire grosso) dal grande vino. Quest’ultimo difficilmente è largo, anzi spesso è reticente, quasi timido, al primo approccio olfattivo ma anche e soprattutto all’incipit dell’assaggio, lasciandoci quasi con una sensazione di delusione. Ma con il passare del tempo, o del passaggio del liquido in bocca, la musica cambia, ed il valore emerge in tutta la sua evidenza, regalando verticalità, persistenza e soprattutto progressione. Per la serie che i grandi vini non si vedono in ingresso ma piuttosto all’uscita.

 

FINEZZA

Altro aspetto molto importante, anche se non facilmente percepibile o quantomeno necessitante di allenamento/esperienza per poter essere riconosciuto appieno. In tal caso, sono i particolari a fare la differenza, o per meglio dire a demarcarne il valore. Quali, in dettaglio? La luminosità e la “vivezza” del colore, la finezza e la definizione delle sensazioni olfattive, o l’eleganza della grana tannica, che dev’essere si fitta ed avvolgente ma con una sensazione che si avvicina maggiormente alla seta – o al velluto – piuttosto che alla carta vetrata, oppure, per fare un ulteriore esempio, un finale in cui la lunga scia balsamica emerge in tutta la sua eleganza. Tutti tasselli che, all’interno di un contesto che dev’essere necessariamente armonioso, contribuiscono ad aumentare ulteriormente il valore di un assaggio.

 

STORIA

Last but not least. L’aspetto che specie chi ama il vino a 360°, chi lo ritiene elemento fondante della nostra cultura oltre che liquido alcolico di (pur) significativo valore, non può che tenere in grande considerazione nel processo di determinazione della sua personale scala di giudizio. Anche se una bella storia, sia essa di un territorio o di un determinato vignaiolo, non può – e non deve – che essere un surplus, una ciliegina inserita all’interno di una torta che possiede già di per sé gli elementi sopra descritti, un valore aggiunto che senza gli altri capisaldi perde inevitabilmente di significato. Mentre ultimamente, e soprattutto in riferimento al mondo naturale, sembra quasi che la storia del vignaiolo ed il suo percorso “etico/filosofico” (anche se apprezzabile e degno di nota) basti a demarcarne un valore che lacune tecniche o limiti stessi del vino non possono in nessun modo intaccare.

Commenti